Assisi, i poveri attendono Papa Francesco
Vatican News
Papa Francesco oggi ad Assisi per la Giornata Mondiale dei Poveri.
La statua della Madonnina dorata che svetta sulla basilica di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, splende sotto un insolito sole quasi primaverile. La Vergine sembra sorvegliare l’enorme sagrato dove sono in corso i preparativi per la visita del Papa, che oggi incontrerà 500 poveri da tutta Europa in occasione della Giornata mondiale a loro dedicata del 14 novembre. Francesco torna da Francesco: è la quinta volta, ma è sempre un evento.
Sull’arco della basilica, che al suo interno custodisce la Porziuncola – l’antica chiesetta che san Francesco riparò in obbedienza alle parole del Crocifisso di San Damiano – sventola un grande striscione con il logo e il motto della Giornata: “I poveri li avete sempre con voi”.
Dinanzi al portone vengono preparate le transenne e disposte le telecamere delle diverse troupe televisive; nella Basilica cartelli ricordano di rispettare le misure sanitarie. Un avviso comunica che Santa Maria degli Angeli domani sarà chiusa per tutta la mattina al pubblico, i turisti presenti in città ne approfittano quindi per visitare il luogo sacro. Molti si riuniscono all’interno della Porziuncola e pregano inginocchiati sotto gli affreschi quattrocenteschi. Lì Papa Francesco – come nella sua visita del 4 agosto 2016 per la Festa del Perdono di Assisi – si soffermerà in preghiera, poi pregherà ancora ma insieme al gruppo di poveri, accolti e assistiti in diverse realtà come la Caritas diocesana o l’associazione “Fratello”.
Storie e volti
Poveri che non sono un’entità astratta ma uomini e donne con un nome, un cognome – anche se alcuni nelle vicissitudini della vita l’hanno dimenticato -, una famiglia e una storia da raccontare, segnata spesso dalla fatica e dal dolore, oppure da decisioni drastiche prese per far fronte alla improvvisa tempesta causata dalla pandemia di Covid.
Una casa di carità intitolata al Papa
Nel gruppo che saluterà il Papa ci saranno anche quattro degli otto ospiti di “Casa Papa Francesco”, ex palazzo Montedison, divenuto poi albergo, a pochi chilometri dalla Basilica dalla quale lo separa una vecchia fornace. Dal 1998 è un centro di accoglienza affidato a volontari, dal 2014 sono intervenuti i francescani seguendo il mandato del Pontefice che, nella sua prima visita ad Assisi del 4 ottobre 2013, chiese di proseguire la missione di san Francesco di accoglienza e vicinanza alla gente ferita.
Nel refettorio con le volte in pietra, il Papa ha pranzato insieme ai frati e agli altri ospiti. Le foto di quella giornata corredano l’ingresso e la sala pranzo, dove alle 12.30 ogni giorno viene distribuito un pasto completo ai residenti. Otto uomini, come detto, rappresentanti dell’umanità più disparata: papà separati e ragazzi disoccupati, signori distinti ed ex clochard alcolizzati, stranieri e italiani.
Yurek, raccolto dalla strada
Tra loro c’è Yurek, 60enne polacco che è stato letteralmente raccolto dalla strada dal vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, che lo aveva incontrato in una notte di Natale, steso per terra, ubriaco, al freddo. “Lavoratore indefesso”, lo descrivono i frati della Casa che lo stanno aiutando anche a riabilitarsi dalla sua dipendenza dall’alcol: “Non può cadere una foglia per terra che lui già l’ha raccolta”. Era venuto in Italia proprio per lavorare, Yurek, lasciando in Polonia la moglie e le due figlie, ma per una serie di circostanze si è trovato invece a vivere in mezzo alla strada ed è caduto presto nella spirale delle dipendenze. A salvarlo, appunto, monsignor Sorrentino che l’ha affidato intorno al 2014 ai francescani, uno dei primi ospiti di questa realtà caritativa. “Solitamente qui stanno tutti per pochi mesi o al massimo qualche anno, lui probabilmente resterà con noi per sempre”, spiega a Vatican News padre Emanuele Gelmi, responsabile della Casa. Non conosce ancora l’italiano, Yurek, ma strabuzza gli occhi azzurri quando riesce a comprendere alcune parole che descrivono la sua storia o quando si parla del Papa, al quale è “devotissimo”. Annuisce e, insieme al suo compagno di banco, Alessandro – “ex delinquente”, lo descrive con affetto padre Emanuele – invita ad assaggiare un po’ della sua pasta col tonno.
La gratitudine dei poveri per la carezza di Francesco ad Assisi
Un po’ in disparte rimane invece Marco. Un signore distinto, con il cappello e gli occhiali. Viene da Genova ma da una ventina d’anni vive ad Assisi, dove ha seguito l’ex moglie proveniente dall’Umbria. Per anni ha lavorato come magazziniere, poi i tagli del personale a causa del Covid lo hanno fatto ritrovare disoccupato a quasi cinquant’anni. A ciò si è aggiunto un divorzio e le spese che esso comporta: “Abbiamo un buon rapporto con la mia ex moglie, anche per il bene di nostra figlia, ma è stato comunque un trauma”, spiega con un tono di voce sottile. Senza lavoro e senza famiglia, Marco, ritrovatosi solo, ha bussato alla porta dei frati prima per chiedere un pasto poi per farsi dare un letto e un tetto: “Se non avessi avuto questo punto di appoggio, non ce l’avrei mai fatta perché non ho nessuno. Ho recuperato un po’ della mia dignità”. Di recente ha iniziato a lavorare in una cooperativa di pulizie ma ancora non riesce ad essere autonomo. Ha pazienza, però, Marco, e anche quella fede che lo aiuta a non buttarsi a terra, nonostante “l’annus horribilis” appena vissuto.
Un senso di speranza
Oggi sarà insieme agli altri compagni in Basilica per incontrare il Papa. Arrossisce alla domanda su cosa direbbe a Francesco se riuscisse a parlargli a tu per tu: “Ma questa è un’utopia!”, esclama. Sogniamo un po’: cosa gli diresti? Nient’altro che una parola: “Grazie”. “Grazie anzitutto per la sua presenza che è un messaggio di concretezza in questo mondo globalizzato e multimediale. Grazie anche per le sue parole… io leggo tutto quello che dice e scrive e vedo che affronta il problema della povertà con lo spirito giusto. Il contesto di povertà si è molto allargato, tante cose sono cambiate. Anche se non si è poveri sulla strada, c’è un disagio ad esempio nella famiglia. Sono tante ormai le forme di povertà e non colpiscono solo economicamente ma anche psicologicamente, creando emarginazione sociale. Il Papa è ben conscio di questo e le sue parole ad essere più aperti e disponibili, mi danno un grande senso di speranza”.
12 novembre 2021
Vatican News