Arriva la Carta di Lampedusa, per i diritti di tutti
vita.it
Dal 31 gennaio al 2 febbraio centinaia di persone da Europa e Nord Africa si ritrovano sull’isola simbolo dei viaggi migratori per tracciare nuove e virtuose rotte di un’accoglienza che oggi non funziona.
Nascerà sabato 1 febbraio 2014, ma già da settimane migliaia di persone ne stanno parlando. Anzi, la stanno creando. Si tratta della Carta di Lampedusa, documento già di portata storica perchè per la prima, volta, tramite un open document (un file in rete modificabile da chiunque avesse richiesto l’iscrizione agli ideatori, il Progetto Melting Pot europa), si è arrivati a definire che cosa non va e come bisogna uscire con soluzioni concrete dall’angolo buio in cui ora si trovano le politiche migratorie europee ancor prima che italiane.
“Tutto è iniziato nelle ore successive al grave naufragio dello scorso 3 ottobre 2013 (quando persero la vita al largo di Lampedusa almeno 366 persone, in gran parte eritree): eravamo tutti scossi ma abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa di concreto per avere un futuro in cui tali tragedie non possano più avvenire”, spiega Nicola Grigion, 36 anni, dal 2007 coordinatore di Melting Pot, progetto che dal 1996 è un punto di riferimento importante per chiunque opera su temi legati alle migrazioni. Nelle ore successive al naufragio una petizione ad hoc ha raccolto 50mila firme, e una volta lanciata l’idea della Carta, ecco fioccare centinaia di adesioni, “da associazioni di promozione sociale così come religiose, da sindacati, da giuristi, da avvocati, dagli stessi rifugiati, da singoli individui”, ma soprattutto “abbiamo fin da subito sentito l’esigenza, dal basso, di allargare il processo di conoscenza e sensibilizzazione sul tema, individuano i punti cardine, per poi compiere azioni pratiche da una parte e costruire una proposta di normativa dall’altra, che preveda innanzitutto l’apertura di un canale umanitario sicuro per i profughi in fuga da guerre e persecuzioni”.
Nessun proclama a effetto, niente semplificazioni: “è complesso cambiare le regole su un tema così delicato e che divide l’opinione pubblica, ci vuole un serio lavoro culturale”, precisa Grigion, “probabilmente porteremo il nostro lavoro all’attenzione delle istituzioni europee, ma non è questa la finalità, l’importante è definire nuovi diritti, visto il nuovo periodo storico in cui viviamo”. Diritti per i migranti? “Diritti di tutti”, sottolinea il coordinatore di Melting Pot, “la questione di fondo, al di là degli stereotipi, è il dubbio che in tempi difficili per ‘noi’, debba passare in secondo piano l’aiuto agli ‘altri’. Ma ben vedere siamo tutti sulla stessa barca: quella della ridefinizione della nostra posizione nella società. Mi spiego meglio: in Europa si sta facendo strada negli ultimi anni, complice la crisi che mina le certezze date per acquisite fino a poco tempo prima, un concetto di cittadinanza gerarchico, ‘differenziato'”. L’esempio che porta Grigion è “la recente presa di posizione sia del cancelliere della Germania Angela Merkel che del primo ministro inglese David Cameron, che si sono lamentati dell’eccessiva immigrazione dei giovani italiani nei loro paesi. La questione quindi non riguarda solo chi viene dall’Africa o da paesi più poveri, ma ci riguarda tutti”.
A Lampedusa, da domani a domenica, saranno infatti presenti persone e associazioni provenienti da gran parte dell’area Euromediterranea: Austria, Germania, Tunisia, Grecia, Marocco. Il primo giorno prevede l’incontro con la cittadinanza e il sindaco dell’isola, Giusy Nicolini, più le varie testimonianze dei gruppi arrivati dall’estero. Al sabato, il momento più importante con la stesura definitiva della Carta di Lampedusa (qui la pagina facebook dove si può rimanere aggiornati in tempo reale sull’evento): da quel momento, si apre una nuova pagina delle politiche migratorie internazionali. Che può mettere in discussione il concetto di Fortezza Europa, per il bene, in fin dei conti, della stessa Europa.
Fonte: www.vita.it
30 gennaio 2014