Anche in Italia tratta e sfruttamento: “50mila vittime, rischi per i minori”
l'Unità.it
Save the Children denuncia: 50mila le vittime di tratta e sfruttamento in Italia fra il 2000 e il 2008. Oggi la Giornata per il ricordo e della schiavitù e la sua abolizione.
Sono almeno 50mila in Italia le vittime di tratta e sfruttamento fra il 2000 e il 2008, di cui 986 minorenni. Sono soprattutto ragazze nigeriane e dell'Est a cadere vittime della tratta a scopo di prostituzione. Romeni ma anche nord-africani, alcuni con non più di 14 anni e quindi non perseguibili penalmente, sono invece costretti a compiere furti e scippi e nel nord Italia si sta radicando il fenomeno dello sfruttamento di minori senegalesi usati per spacciare droga, mentre i bambini egiziani accettano qualsiasi lavoro per ripagare gli smugglers e salvare dai debiti i genitori. Anche i minori bengalesi, spesso venditori ambulanti, sono tra i più a rischio sfruttamento, e i bambini afgani, nel loro lunghissimo e pericolosissimo viaggio sono alla mercè dei vari trafficanti, costretti a pagare per ogni frontiera che attraversano. Lo denuncia il dossier «Le nuove schiavitù» sulla tratta e sfruttamento di minori, redatto da Save the Children in occasione della Giornata in Ricordo della Schiavitù e della sua Abolizione, che si celebra il lunedì 23 agosto.
Si stimano in almeno 50mila le vittime di tratta e sfruttamento in Italia che hanno ricevuto protezione, assistenza e aiuto fra il 2000 e il 2008. Nello stesso intervallo di tempo risultano 986 i minori di 18 anni vittime di tratta e grave sfruttamento inseriti in programmi di protezione. Il dato preoccupante che emerge dal dossier è poi l'allargamento del bacino di minori sfruttati o potenziali vittime di sfruttamento, mentre la tratta sembra sempre più circoscritta al gruppo delle ragazze nigeriane e dell'est Europa. L'organizzazione infatti denuncia soprattutto i rischi fra i migranti soli: sono 4.466 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, 2.500 quelli seguiti da Save the Children tra il 2009 e 2010.
Nigeria, Romania, Moldavia, Albania, Ucraina le nazionalità prevalenti delle vittime di tratta, a scopo di sfruttamento sessuale. Anche se non mancano vittime di sfruttamento lavorativo (163 fra il 2007 e il 2008). Mentre sono 5.075 fra il 2004 e il 2009 gli indagati per riduzione o mantenimento in schiavitù e per reato di tratta di persone.
Secondo il dossier di Save the children sono per lo più ragazze, in gran parte di nazionalità nigeriana e romena, costantemente presenti sulle strade, e di età compresa tra i 15 e i 18 anni, le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. In ripresa sono gli arrivi in aereo, il che – sottolinea l'organizzazione – significa un debito più elevato da ripagare, mentre su strada si continuano a intercettare le ragazze giunte in Italia via mare, in Sicilia e poi spostate sull'intero territorio nazionale, ad esempio a Torino, Milano, Napoli o sulla costa adriatica. Una forte presenza di ragazze nigeriane si registra nell'area di Castelvolturno, dove la loro situazione rimane critica. Il coinvolgimento in attività illegali riguarda prevalentemente bambini e adolescenti di ambo i sessi per lo più romeni ma anche di origine nord-africana, alcuni con non più di 14 anni e quindi non perseguibili penalmente. Reclutati nei paesi di origine o in Italia, vengono costretti a compiere furti e scippi.
Nel nord Italia si sta radicando il fenomeno dello sfruttamento di minori senegalesi nello spaccio di stupefacenti. In particolare nella zona torinese è in aumento il numero di ragazzi, dai 14 ai 18 anni, provenienti principalmente dell'area di Louga in Senegal, coinvolti nello spaccio. I bambini egiziani sono un gruppo particolarmente a rischio perché accettano qualsiasi lavoro per ripagare gli smugglers: sottopagati, in nero, nei mercati, nei ristoranti, vita su strada, perfino prostituzione. Per mandarli in Italia – spiega l'organizzazione – le famiglie pagano mediamente agli smugglers (trafficanti appartenenti alla mafia egiziana e italiana) dai 4.700 ai 5.500 euro, anche se casi recenti parlano di 8000 euro, per arrivare fino in Sicilia, mentre per ulteriori spostamenti, pare che i minori debbano pagare una cifra aggiuntiva di circa 200 euro. È un contratto fittizio, ma che la famiglia è costretta a pagare, spesso attraverso delle cambiali, entro i termini stabiliti: il mancato rispetto dei «termini di pagamento» può comportare un'azione penale e nei casi più gravi, la detenzione dei genitori debitori. Così il minore, schiacciato dal senso di responsabilità verso i genitori, è indotto a cercare qualsiasi opportunità di guadagno e di lavoro.
Anche i bambini bengalesi sono a rischio di sfruttamento per sopravvivere: vengono ospitati in abitazioni di connazionali, pagando 250€ al mese per il posto letto. È possibile che i minori coprano il costo dell'ospitalità lavorando come venditori ambulanti per conto di chi ha in affitto la casa, e secondo l'organizzazione c'è la possibilità che siano costretti a pagare anche per la consulenza sulle procedure da seguire per ottenere il permesso di soggiorno e ottenere documenti di identità. Per i bambini che fuggono dall'Afghanistan, si annidano esperienze e rischi di sfruttamento in tutto il loro lunghissimo e pericolosissimo viaggio: vita su strada, lavori pericolosi, la rete di trafficanti. Il pagamento avviene ad ogni tratta – paese o frontiera che si attraversa – del lungo viaggio.
Di norma sono i genitori o i parenti che pagano i trafficanti con il sistema della hawala (trasferimento di denaro attrverso una rete di dealer e sulla fiducia). I problemi cominciano quando le famiglie non hanno più i soldi e il ragazzo è a metà del viaggio e si ritrova così alla mercé del trafficante. L'Italia per i ragazzi afgani è soprattutto un paese di transito verso il Nord Europa e si stima che per arrivare illegalmente in Norvegia dall'Italia il costo sia di 2.500 euro.
Fonte: L'unità
22 agosto 2010