Anche i Francescani di Assisi contro l’abrogazione delle tariffe postali agevolate per l’editoria


Articolo 21


L’accorato allarme lanciato da Padre Fortunato, direttore della rivista “San Francesco patrono d’Italia”.


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Anche i Francescani di Assisi contro l'abrogazione delle tariffe postali agevolate per l'editoria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non è giusto, non è lecito non è etico..”. Cosi padre Enzo Fortunato,direttore della rivista "San Francesco patrono d’Italia",organo ufficiale del Sacro convento di Assisi, ha commentato la decisione del governo di abrogare le tariffe postali agevolate per il settore della editoria. “Per queste ragioni – ha proseguito padre Enzo – auspichiamo che il tavolo di confronto avviato dal Governo e fortemente voluto anche da un uomo di spiccato profilo umano, politico e religioso, ed anche un vero amico del sacro convento di Assisi, si realizzi e sia fatto il possibile e anche l’impossibile perché, entro breve tempo,non si debba assistere né al funerale della nostra rivista né a quello di nessun’altra..”

Non possiamo che condividere l’allarme lanciato da Padre Fortunato,ha commentato il portavoce di articolo 21 Giuseppe Giulietti, che si aggiunge a quelli lanciati da tutte le associazioni del settore e proprio per questo raccogliendo l’appello analogo promosso dalla rivista Confronti abbiamo deciso di promuovere,insieme a loro,una conferenza stampa per mercoledì prossimo alle ore 13 nella sala stampa della camera dei Deputati, sarà quella la sede per formalizzare ulteriori iniziative e per richiamare l’attenzione delle massime autorità istituzionali sui rischi di un ulteriore impoverimento del pluralismo editoriale e mediatico,indispensabile premessa di un sostanziale pluralismo poltico, civile ereligioso".

Fonte: articolo 21

aprile 2010

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Appello
 

– Al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
– Al presidente del Senato Renato Schifani
– Al presidente della Camera Gianfranco Fini

Dal primo aprile tutte le tariffe agevolate a favore dell’editoria sono state abrogate, con particolare riferimento alla spedizione degli abbonamenti. Il decreto interministeriale del 31 marzo ha  soppresso una norma fondamentale per la sopravvivenza di giornali, riviste e case editrici. Un nuovo colpo all’editoria, dopo l’eliminazione del diritto soggettivo per i contributi (comma 62 dell’art.2 – ex 53 bis), per un settore che attraversa una difficile congiuntura a tutti ben nota, governo compreso. Si tratta, quest’ultimo, di un provvedimento pericoloso e inaccettabile, sbagliato sia nel metodo che nel merito che intendiamo contrastare, convinti di vivere ancora in uno Stato di diritto. La decisione del governo di cancellare con un decreto le tariffe agevolate per la spedizione di giornali in abbonamento postale apre una ulteriore spaventosa voragine nel settore dell’editoria che provocherà la cancellazione di centinaia di testate e alcune migliaia di posti di lavoro tra giornalisti, amministrativi e tecnici. Il decreto interministeriale, attuato da Tremonti e Scajola, farà risparmiare allo Stato italiano 200 milioni di euro all’anno. Un bel risparmio, per il Governo, un esborso gravoso e letale per i piccoli e medi editori. Attualmente Poste Italiane lavora in regime di monopolio e la liberalizzazione non partirà prima del 2011, quindi fino a quel momento non ci sarà un regime concorrenziale in grado di agevolare il settore editoriale. Attualmente la quota messa a disposizione dal governo per tre mesi, 50 milioni di euro per coprire la differenza che c’è tra la tariffa agevolata (13 centesimi, per ogni singola copia spedita in abbonamento da un giornale) e la tariffa normale (28,30 centesimi a copia riconosciuta a Poste italiane), è già esaurita. Da subito, dunque, gli editori dovranno trovare i 15,3 centesimi di differenza, calcolati su ogni spedizione, se vorranno continuare a far arrivare il proprio giornale ai lettori abbonati.
La decisione del governo inoltre è arrivata senza che gli editori fossero informati e senza aver avuto il tempo di poter capire come organizzarsi diversamente, cosa pressoché impossibile se non a scapito di un aggravio di costi. Un danno anche per chi lavora nel mondo dell'editoria libraria. Le ricadute saranno pesanti non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche per la cultura e l’informazione del paese: il canale postale è infatti uno strumento fondamentale di diffusione di libri, soprattutto in quelle zone d’Italia non servite da librerie. Riteniamo questo provvedimento inaccettabile nel metodo, non è possibile cambiare dall’oggi al domani le regole in corso, e per di più senza alcun preavviso e confronto, senza tener conto che dei rapporti contrattuali esistenti –  che coinvolgono editori, operatori ed  abbonati – sui quali si agisce retroattivamente. Sbagliato nel merito perché si doveva dare  attuazione alle norme vigenti che stabiliscono la compensazione per  Poste Spa fino alla tariffa praticata ai loro migliori clienti. Ciò avrebbe consentito di ottenere i risparmi necessari per ridurre il fabbisogno e di evitare un altro durissimo colpo all’editoria. Occorre mettere riparo rapidamente a tale improvvida decisione, perché gli aggravi economici che produce ricadono immediatamente sugli editori, gran parte dei quali, piccoli e medi, non sono in grado di sostenerli, né esistono le condizioni di mercato per trattare direttamente con Poste il costo delle spedizioni, con il rischio reale di dover cessare le pubblicazioni. Per questo motivo chiediamo l’intervento urgente delle tre più importanti cariche istituzionali per far sì che si possano ripristinare, quanto prima, sia l’agevolazione postale che il diritto soggettivo. «Salvare il pluralismo dell’informazione evitando allarmismi», così esortava il presidente Napolitano al Quirinale nell’ottobre 2008. Oggi siamo passati dagli allarmi ai fatti.

per adesioni: direttoreconfronti@yahoo.it

www.articolo21.org 

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