Afghanistan: oltre 10mila morti nel 2018


L'Osservatore Romano


Mentre riprende a Doha la quinta fase del dialogo tra Stati Uniti e talebani, un rapporto dell’Onu rileva che lo scorso anno, in Afghanistan, sono morti oltre 10.000 civili, molti di più degli anni passati.


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Mentre riprende oggi a Doha, capitale del Qatar, la quinta fase del dialogo ad alto livello tra Stati Uniti e talebani, un rapporto dell’Onu rileva che lo scorso anno, in Afghanistan, sono morti oltre 10.000 civili.

E circa mille di queste vittime sono bambini.

Si tratta — indica l’Unama, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite nel paese — del bilancio di vittime civili più pesante dal 2009.

Negli ultimi 10 anni, nel martoriato Afghanistan, sono morti oltre 32.000 civili, con circa 60.000 feriti.

L’incremento del 2018, si legge nel rapporto dell’Unama, è dovuto a un maggior numero di attacchi suicidi da parte del sedicente stato islamico (Is), ma anche a un aumento dei raid aerei della coalizione a guida statunitense.

«Il conflitto in Afghanistan continua a uccidere troppi civili e ha causato sofferenze di lunga durata, sia fisiche che psicologiche, a innumerevoli altri», ha reso noto l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

«È giunto il momento di porre fine a questa tragedia umana», ha detto Tadamichi Yamamoto, capo dell’Unama.

Il rapporto è stato pubblicato alla vigilia dell’ennesimo round di negoziati a Doha per porre fine al conflitto. Oggi è previsto l’incontro tra l’inviato speciale statunitense, Zalmay Khalilzad, e il negoziatore dei talebani.

Gli analisti ritengono che la presenza in Qatar di uno dei fondatori del movimento, Mullah Abdul Ghani Baradar, più volte coinvolto in ruoli chiave, potrebbe aumentare le possibilità di raggiungere un accordo. I negoziati di pace hanno preso slancio anche dopo la decisione di Donald Trump di porre fine alla presenza dei militari americani in Afghanistan.

A gennaio, Khalilzad ha affermato che Washington e i talebani hanno compiuto «progressi significativi» dopo avere raggiunto un accordo quadro nel quarto negoziato tenutosi sempre in Qatar.

25 febbraio 2019

L’Osservatore Romano
 
 

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