Ad un anno dall’approvazione del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro: il Governo non torni indietro
Antonio Montagnino
Dietro le novità introdotte si cela in realtà una diversa idea della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro rispetto a quella del precedente Governo.
“Il Governo Prodi ha costruito, in diciotto mesi, il Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con un lungo positivo confronto istituzionale e con le parti sociali. Le norme, sostanziali ed efficaci, contenute in quel provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 Aprile dell’anno scorso, rispondono all’ineludibile esigenza di evitare l’inaccettabile sequenza di incidenti e morti sul lavoro. Abbiamo portato a compimento una normativa che si aspettava da trent’anni e che ha l’obiettivo di evitare altri lutti.
Il Governo Berlusconi, in un anno, invece di attuare ed applicare il Testo Unico e migliorarlo dove se ne ravvisava la necessità, ha scelto di sterilizzarne gli effetti, con alcune modifiche peggiorative, proroghe e inadempienze. Adesso l’adozione di un decreto legislativo correttivo che non si limita solo a modifiche formali o ad un lavoro di restyling.
Alcune delle numerose modifiche introdotte dal nuovo Governo rappresentano cambiamenti sostanziali, non compatibili con le finalità di rigore e certezza delle regole e con la tutela della salute e sicurezza sul lavoro alla base del Testo Unico del Governo Prodi.
Dietro le novità introdotte si cela in realtà una diversa idea della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro rispetto a quella del precedente Governo.
L’approccio del Testo Unico del Governo Prodi non è formalistico, è concreto ed orientato alla prevenzione, soprattutto attraverso la semplificazione, l’apporto della bilateralità, della formazione, dell’informazione e la logica premiale per le imprese virtuose. E’ chiaro però che per tutelare la vita e la salute dei lavoratori, occorre determinare alcuni obblighi, e le conseguenti sanzioni, funzionali alla prevenzione e al rispetto delle regole.
Per noi il fine è stato quello di estendere ed aumentare le tutele e potenziare la prevenzione, salvaguardando lavoratori e imprese sane, per il Governo Berlusconi l’obiettivo è quello di ridurre gli obblighi a carico dei datori di lavoro e le rispettive sanzioni, introducendo elementi di distorsione del mercato.
Noi avevamo scelto come strumento privilegiato la certezza delle regole, loro affidano la tutela della salute e la sicurezza alle buone prassi. Questa filosofia è per noi inaccettabile. Noi riteniamo che le buone prassi non possano essere sostitutive delle norme, ma solo migliorative
In particolare ci sono nel decreto correttivo due proposte di articoli aggiuntivi, la cosiddetta “salva-manager” e la presunzione di rispetto delle norme contenute nel decreto nei casi di applicazione delle buone prassi e di certificazione dei sistemi di gestione da parte degli enti bilaterali e delle facoltà di diritto del lavoro, che riteniamo estremamente gravi in quanto, oltre ad andare oltre la delega, mettere in discussione la corretta applicazione del codice penale, e allontanarci dal resto del mondo, incidono profondamente nel senso di un abbassamento del livello di tutela e delle garanzie.
Inoltre si cancella nelle ipotesi di sospensione dell’attività per mancato rispetto della normativa il riferimento alle violazioni sull’orario di lavoro e sui riposi, e si indebolisce la rappresentanza dei lavoratori.
Riteniamo poi assolutamente deleterie, perché in contrasto con le garanzie di tutela, le modifiche che, attraverso un intervento sull’apparato sanzionatorio, trasformano la valutazione dei rischi, per noi alla base della prevenzione, in adempimento formale, tranne che in un caso.
Infine per quanto riguarda gli appalti viene cancellato l’obbligo, nei contratti di appalto privati, di indicare, a pena di nullità, i costi relativi alla sicurezza. Si tratta di una novità estremamente grave e pericolosa perché induce l’azienda a non rispettare le norme e aumenta quindi il rischio di incidenti.
Ci auguriamo che il Ministro del Lavoro abbia un opportuno ripensamento, soprattutto dopo il parere negativo delle Regioni, almeno sulle norme più controverse.
Non è tollerabile, in una materia come questa, avere altre priorità che prevalgono su quella di tutelare nel modo più efficace possibile la vita. la salute, l’integrità fisica dei lavoratori.”
Fonte: Articolo21
4 maggio 2009