A queste persone, fra cui proprio Anna Politkovskaja, dobbiamo un impegno vero e sentito
Uno dei 200.000
Quest'anno la Marcia per la Pace, per me che ci ero già stata altre 4 volte, aveva una valenza duplice: oltre a ribadire e riaffermare con forza i principi di pace e giustizia come inscindibili, di solidarietà internazionale e di impegno civile, cadeva ad un anno di distanza dall'omicidio di Anna Politkovskaja, giornalista indipendente e […]
Quest'anno la Marcia per la Pace, per me che ci ero già stata altre 4 volte, aveva una valenza duplice: oltre a ribadire e riaffermare con forza i principi di pace e giustizia come inscindibili, di solidarietà internazionale e di impegno civile, cadeva ad un anno di distanza dall'omicidio di Anna Politkovskaja, giornalista indipendente e coraggiosa uccisa nella sua casa di Mosca, nel cuore assopito della Russia di oggi.
Avendo studiato russo per 5 anni e dopo aver scritto la tesi magistrale sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, considero le denunce e le testimonianze profondamente toccanti e uniche di questa giornalista un simbolo della libertà di parola e di stampa, contro un regime che la pace e la giustizia le nega ai propri cittadini in forme diverse e plateali, senza perdere il plauso dei governi occidentali.
L'attenzione internazionale spesso si muove in direzioni pilotate e aderire alla Marcia per la pace significa anche puntare il dito su questioni spinose e forzatamente in ombra, significa anche ricodare chi per il proprio Paese e per la propria professione ha perso la vita, senza impugnare armi al di fuori della propria capacità d'espressione. A queste persone, fra cui proprio Anna Politkovskaja, dobbiamo un impegno vero e sentito nella richiesta imprescindibile di pace, di giustizia, di verità e di rispetto per tutti gli esseri umani.
Federica, Milano