A Malmo l’European Social Forum


Carta


Dal 17 al 21 settembre in Svezia si tiene il quinto Forum sociale europeo. Duecento seminari e conferenze per discutere del continente che vorremmo, oltre le banche centrali, i parametri economici e le frontiere blindate.


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A Malmo l'European Social Forum

Si erano visti poco, “i nordici”, all’ultimo Forum sociale europeo, ad Atene, nel 2006. E non si erano visti molto nemmeno nelle edizioni precedenti, a Londra, Parigi e Firenze. Eppure il comitato organizzatore nordico(Nordic organizing comittee,Noc) è riuscito a portare il Forum in Svezia, a Malmo. Dal 17 al 21 settembre la città svedese sarà la capitale dell’ “Altra Europa Possibile”, quella che guarda un po’ più lontano dei parametri di Maastricht e della Bce: L’Europa dei movimenti e delle organizzazioni sociali.
  “Non è stato facile organizzare il forum -dice Sara Anderson, del Noc- non eravamo abituati, come organizzazioni svedesi, al lavoro di relazione, al meccanismo complicato di costruzione del programma e di tutto il resto. Ma siamo soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto, anche se questi ultimi giorni sono molto frenetici”. Grazie anche all’appoggio della municipalità di Malmo, che ha stanziato per il Forum l’equivalente di 370 mila euro, le questioni logistiche sembrano essere state risolte brillantemente, a partire dalla sistemazione degli oltre 20 mila partecipanti che gli organizzatori si aspettano. Una rete di ospitalità solidale servirà a schivare i costosi alberghi di Malmo , anche se molti partecipanti faranno base a Copenaghen, collegata alla città svedese da un treno che in 35 minuti attraversa lo stretto dell’Oresund. Il punto centrale del Forum è l’Europaporten Kongresscenter, dove si svolgeranno i seminari, i workshop e le assemblee.
  Il programma, frutto della fusione di  migliaia di proposte  arrivate da organizzazioni e movimenti di tutta Europa, è stato “ridotto” a 200 conferenze, suddivise secondo dieci assi tematici: inclusione e diritti sociali; sostenibilità; sovranità alimentare, giustizia climatica e ambientale; partecipazione e diritti delle minoranze contro l’Europa della “sicurezza”; lotta alla discriminazione e al patriarcato; diritti del  lavoro, contro la precarietà e lo sfruttamento; alternative economiche di giustizia economica e sociale; democrazia nella cultura e nei mass media; diritti dei migranti e lotta al razzismo; movimenti sociali e futuro del movimento altermondialista (o come qualcuno preferisce, per la giustizia globale). Questo ultimo tema è stato aggiunto come asse“trasversale”, visto che da molte organizzazioni erano stati proposti seminari con  questo leit motiv.          
   I lavori inizieranno alle 18 del 17 settembre, con una cerimonia di apertura, e per i due giorni successivi, giovedì e venerdì,ci saranno seminari e workshops dalle 9 di mattina alle 9 di sera. Sabato e domenica, solo fino alle 12,30. Sabato è prevista una manifestazione, un po’ corteo un po’ street parade, che partirà da Rosengard e  arriverà  al parco Pildamm, dove si farà una grande festa con concerto. Domenica, invece, dalle 13.30 alle 16, si terrà un assemblea di chiusura che servirà anche a tirare le conclusioni del Forum.
   Accanto a questo programma “tradizionale”, però, c’è un ancor più fitto calendario di eventi culturali, più di 400  tra concerti, teatro, proiezioni di film e documentari. E’ questo probabilmente, il primo tratto distintivo del forum di Malmo rispetto alle altre edizioni. Il Noc ha deciso di puntare molto sulla cultura perché, dice Sara Anderson, “è un modo diverso di fare politica, che secondo noi può allargare la partecipazione anche a chi non si sente rappresentato dalle forme politiche più classiche”.
  Il secondo tratto distintivo è la grande partecipazione di attivisti e organizzazioni sociali dell’Europa centrale e orientale, finanziate attraverso un fondo di solidarietà che ha consentito di ottenere una presenza molto ampia. Sara ne è molto orgogliosa: “Possiamo dire che, a parte Estonia e Litania, non c’è paese europeo che non abbia almeno due delegati di qualche organizzazione”.  Fino a lunedì primo settembre alla precisa contabilità del Noc risultavano 745 organizzazioni registrate in quanto tali attraverso il sito del forum. Una delegazione belga, da sola, conta 80 persone.
Se  fosse solo questione di numeri, gli organizzatori sarebbero già soddisfatti, ma “l’impatto politico” del lavoro fin qui svolto fa sperare che il Forum di Malmo potrebbe essere una bella sorpresa, nonostante qualche scetticismo soprattutto dei movimenti “latini” veterani  di Firenze, Atene e Parigi.
   Secondo Andersson, “organizzare il Forum ha spinto le  organizzazioni e i movimenti dei paesi scandinavi a lavorare assieme. Non è un fatto scontato, perché nonostante un background comune ci sono enormi differenze di cultura politica e spesso organizzazioni pure vicine come temi e come stile non si parlavano affatto. Il lavoro con il resto dei movimenti europei- aggiunge Andersson- è stato ancora più importante, perché per molti di noi è stata una novità assoluta,e abbiamo potuto vedere che già il meccanismo  di fusione dei seminari studiato per precisare il programma ha creato contatti, contaminazioni e rapporti che sicuramente si rafforzeranno nei giorni del Forum”. Che, in fondo, serve soprattutto a  connettersi.
  C’è anche un impatto esterno, in Svezia, del Forum sociale. Dalle manifestazioni a Goteborg, contro il summit dell’Ue, nel giugno 2001, quando la polizia svedese sparò contro i manifestanti, subito prima del G8 di Genova, i movimenti “alter” svedesi hanno avuto enormi
difficoltà a portare in cima all’agenda politica i propri temi.
  “Sembra che con il Forum stiamo riuscendo a riprendere la parola e a rimettere in moto molti meccanismi che si erano inceppati sette anni fa- dice Anderson- Lo stiamo verificando con le persone che hanno deciso di lavorare come volontari o con quelle che hanno offerto qualche forma di appoggio al Fse.Ci sono molti che non hanno mai fatto politica e che per la prima volta si sentono coinvolti,così come ci sono molti che avevano smesso e che ora iniziano a ritrovare le ragioni dell’impegno sociale”. Orientato, per di più, verso un spazio “ geopolitica” un po’ anomalo per gli svedesi: “ A molti svedesi non piace l’Europa- scherza ma non troppo Anderson-  Perché identificano l’Europa con l’Unione europea che qui non è molto amata,perché è vista come una minaccia per il tipo di stato e di società a cui siamo abituati. Per questo abbiamo  puntato ad avere quanti più partecipanti possibile da paesi che non sono nella Ue, fino al Caucaso, alla Georgia, all’Azerbaigian, alla Russia, per dimostrare che Europa e Ue non sono sinonimi. Nello stesso tempo, però, non si può ignorare che molte delle decisioni che influenzano la vita dei cittadini vengono prese a Bruxelles e quindi speriamo che il Forum cambi anche la percezione degli svedesi rispetto alla possibilità di costruire un’Europa che non sia solo dei governi, ma dei cittadini”. Senza dimenticare, ovviamente, ciò che avviene oltre i confini geografici dell’Europa, nel Mediterraneo (rilasciato dal programma della presidenza francese dell’Ue), in Medio oriente e nel resto del mondo.
  E’ un’ambizione che incrocia due scadenze istituzionali. Dopo il semestre francese iniziato il primo luglio 2008 e quello ceco, dal primo gennaio 2009 la presidenza della Ue tocca alla Svezia. In mezzo, nella primavera del 2009, ci sono le elezioni per il Parlamento europeo. L’ambizione dei movimenti svedesi è di riuscire a spostare il dibattito nazionale sulla Ue e di influenzare la campagna elettorale. L’attenzione con cui in tutto il paese si guarda al Forum indica che qualche spazio potrebbe davvero aprirsi. Grazie alla galassia dei movimenti sociali, l’unica cosa davvero continentale in Europa oltre al calcio.

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