In trincea per la crisi, si può vincere
Silvia Canevara - il Cittadino
«Dobbiamo imparare a camminare insieme, ad assumerci collettivamente la responsabilità di situazioni apparentemente lontane».
Gli interventi
ASSESSORI E SINDACI SI SONO CONFRONTATI SUL PALCO ALLESTITO AL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA COSTA, CONCORDI NEL NON FERMARSI SOLO ALLA MANIFESTAZIONE MA NEL CONTINUARE UNITI IL PERCORSO
«Oggi non conta il colore politico. Oggi ognuno di noi è qui per affermare un valore: quello della pace e dell’importanza di coltivarla sempre, anche in tempo di crisi, nelle nostre città e nel nostro essere cittadini».
Sul palco allestito al santuario della Madonna della Costa, l’assessore al Comune di Lodi Andrea Ferrari parla accanto al sindaco di Cavenago Sergio Curti; da due mandati indossano entrambi la fascia tricolore, ma l’hanno ottenuta grazie a due elettorati di opposte tendenze politiche. Eppure sono lì, in piedi sullo stesso palco, insieme ai rappresentanti dei comuni di Crema e di Codogno: l’uno applaude le parole dell’altro, si sorridono a vicenda e si stringono la mano, mentre negli occhi di chi li ascolta si legge una timida speranza. Che quelle non restino solo parole – la conclusione obbligata di una manifestazione che non è tale senza i suoi discorsi -ma che davvero la pace, quella pace per cui in duemila, ieri, hanno marciato, rappresenti d’ora in avanti un obiettivo comune, qualcosa su cui lavorare tutti insieme, a partire da adesso.
E stando alle parole che si sono udite ieri al termine della quinta edizione della Marcia per la pace del Lodigiano, sembrerebbe che quella speranza non sia poi così tanto vana. «Dobbiamo inculcare ai nostri giovani la cultura della pace – ha detto Sergio Curti – perchè possano partire avvantaggiati sulla strada che dovranno intraprendere per realizzarla».
«Non fermiamoci a questa marcia – gli ha fatto eco Mario Zafferri, assessore a Codogno- ma coltiviamo ogni giorno una proposta di pace». Dove per pace si intende l’assenza di ogni genere di conflitto: armato, economico, sociale. Il primo, fortunatamente, è sconosciuto da decenni a chi vive nel Lodigiano, ma quanto agli altri due siamo in piena guerra.
Perchè questa situazione possa finalmente cambiare «c’è bisogno di azioni politiche che non ragionino unicamente in termini di pubblica sicurezza -ha sottolineato il giornalista di «Famiglia Cristiana» Luciano Scalettari -ma che si basino prima di tutto sul rispetto delle persone e della loro dignità». Scalettari fa esplicito riferimento alle 19.372 vittime di una guerra che ci tocca da vicino, tante sono le persone affogate in vent’anni al largo di Lampedusa: «In un’epoca di globalizzazione dell’indifferenza – ha concluso – bisogna cambiare radicalmente il nostro modo di rapportarci al diverso e alle altre culture: l’abolizione del reato di clandestinità è il primo passo».
Perché la pace, come recita lo slogan della marcia, è un cammino che va percorso,«ma non da soli –precisa Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace-. Dobbiamo imparare a camminare insieme, ad assumerci collettivamente la responsabilità di situazioni apparentemente lontane, rimettendo la pace nell’agenda delle nostre istituzioni».
Nei cuori delle persone comuni, invece, la pace c’è già, ed è una riserva di energia importante, a cui attingere per rialzarsi in piedi e mettersi a ballare sulle note di Daniele Ronda e dei Banda Rebelde, che hanno chiuso in musica la manifestazione.
Fonte: il Cittadino
14 ottobre 2013