HRW accusa Damasco: missili contro i civili


NEAR EAST NEWS AGENCY


Rapporto di Human Rights Watch: 215 civili uccisi in sei mesi dai missili di Damasco. Bashar al-Assad. “Pungo di ferro, la guerra si vince solo sul campo di battaglia”.


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Oltre duecento civili sono rimasti uccisi tra febbraio e luglio sotto le piogge di missili lanciati dal regime di Damasco. La durissima accusa giunge oggi da Human Rights Watch che ha pubblicato un rapporto seguito a mesi di indagine sull’utilizzo di missili balistici da parte del governo.

In sei mesi almeno 215 persone uccise, tra loro cento minori, in sette diverse aree della Siria e in nove diversi attacchi. L’ultimo in ordine di tempo è l’attacco del 26 luglio contro Aleppo, in cui hanno peso la vita 33 civili, di cui 17 bambini. Responsabile del massacro, secondo l’organizzazione, è il presidente Bashar al-Assad e il suo esercito. Si tratta di missili – come gli Scud – con un ampio raggio d’azione che, se lanciati su aree popolate, causano delle vere e proprie stragi in quanto incapaci di distinguere tra target militari e siti civili.

HRW punta il dito contro Damasco, ed in particolare contro la 155° Brigata: “I comandanti militari, come politica, non dovrebbero ordinare l’uso di missili balistici in aree abitate da civili. Ciò suggerisce che l’esercito utilizza metodi incapaci di distinguere tra civili e combattenti, una violazione grave del diritto internazionale umanitario”.

Il governo siriano non ha ancora replicato all’accusa. In passato Damasco ha più volte affermato di non avere come target i civili, ma che le truppe combattono i gruppi armati di opposizione che si nascondono tra i civili. Una risposta indiretta a HRW che nel rapporto segnala come nelle zone colpite non siano stati trovati basi dei ribelli o obiettivi militari.

Ma la vera risposta al rapporto giunge, seppure non direttamente, dallo stesso presidente Assad che ieri, durante un’apparizione pubblica, ha affermato che la sola soluzione alla crisi e l’unico modo per sconfiggere il terrorismo “non è la politica, ma il pugno di ferro”. “Credo che nessun essere umano pensi davvero che il terrorismo possa essere sconfitto con la politica – ha proseguito Assad – Con questo genere di battaglie che mirano a distruggere l’identità culturale e nazionale della Siria, o vinceremo tutti insieme come siriani o perderemo insieme”.

Ovvero, la guerra si vince sul campo: “È vero che c’è una battaglia che si combatte sui media e su internet, ma la crisi sarà risolta solo sul campo di battaglia. Non ci possono essere progressi politici se il terrore colpisce ovunque”, ha detto Assad, aggiungendo che la politica va necessariamente combinata con le operazioni militari e accusando la Coalizione Nazionale di essere sul libro paga dei Paesi del Golfo, i veri burattinai della guerra civile siriana.

Fonte: Nena News

5 agosto 2013

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