Un viaggio tra le nuove povertà
L’Osservatore Romano
La suggestiva Via Crucis sulla spiaggia di Copacabana è stato un viaggio nelle varie forme di sofferenza che colpiscono i giovani del nostro tempo.
È stato un viaggio nelle varie forme di sofferenza che colpiscono i giovani del nostro tempo, quello compiuto nel tardo pomeriggio di venerdì da Papa Francesco e dalla marea di ragazze e ragazzi che con lui hanno partecipato alla suggestiva Via Crucis sulla spiaggia di Copacabana.
E proprio per ribadire la sua prossimità a quanti più direttamente vivono il disagio delle “periferie” umane ed esistenziali, il Santo Padre ha voluto di nuovo accanto a sé — come avvenne durante la messa del 19 marzo per l’inizio del pontificato — una rappresentanza di cartoneros e di lavoratori escludidos argentini, una trentina in tutto, arrivati con le loro divise blu a strisce gialle fluorescenti, che risaltavano sotto i riflettori del palco.
In un’atmosfera davvero originale e toccante, il Pontefice è partito dal Forte Duque de Caxias, sotto il promontorio de Limes, per un nuovo lungo giro sulla papamobile in mezzo ai fedeli entusiasti: oltre un milione secondo gli organizzatori. Tra le varie brevi soste, ormai divenute consuete, è sceso tra l’altro per salutare una donna anziana, per benedire una statua di san Francesco e per baciare alcuni bambini.
Dopo aver percorso una buona parte dei quattro chilometri del lungomare carioca, ha quindi raggiunto il podio centrale all’altezza di Praça do Lido, da cui ha seguito la rappresentazione della via dolorosa. Circondato da 1.500 persone, tra le quali alcuni disabili, ha assistito in silenzioso raccoglimento alle originali coreografie allestite per ripercorrere i passi di Cristo verso il Calvario: 14 stazioni dislocate sul lungomare di avenida Atlantica, che bordeggia una delle spiagge più belle del mondo, e visibili anche al di fuori dell’area, in altri punti della città, tramite i maxischermi.
Come nelle edizioni precedenti della gmg, la Via Crucis è il momento in cui la Chiesa locale mette in scena la propria esperienza di fede, ispirata dagli elementi culturali che le sono propri. Nel caso brasiliano il riferimento era alle processioni del xvi secolo (epoca in cui si è sviluppata questa pratica religiosa) intrecciate al richiamo di tematiche molto sentite fra le nuove generazioni: difesa della vita, lotta alla droga, religiosità, malattia, nuovi media. Perché, come ha detto Papa Francesco nel suo discorso — una riflessione incentrata su tre domande che la croce rivolge ai giovani di oggi — «nella Terra da Santa Cruz, la croce di Cristo è stata piantata non solo sulla spiaggia più di cinque secoli fa, ma anche nella storia, nel cuore e nella vita del popolo brasiliano».
La rappresentazione è stata uno spettacolo di colore, di suoni e di luci. Per circa un chilometro sono stati ricostruiti pezzi della Gerusalemme antica con abiti dell’epoca e scenari caratteristici come la chiesa del Santo Sepolcro e l’arco dell’Ecce homo, il balcone da cui Pilato mostrò Gesù flagellato alla folla. Di fianco a ciascuno degli scenari era stato posto il leggio, da cui venivano proposti i brani del vangelo e le varie meditazioni. Autori dei testi sono stati due preti-cantanti, molto noti tra i giovani del Brasile: i dehoniani padre Zezinho e padre Joãozinho, ai quali hanno prestato la voce un giovane missionario, un giovane convertito, un giovane di una comunità di recupero, una giovane madre, un seminarista, una religiosa che lotta contro l’aborto, una coppia di innamorati, una giovane simbolo delle donne che soffrono, uno studente disabile sulla sedia a rotelle, un giovane utente dei social network, un detenuto, un giovane malato terminale, un giovane con disabilità uditiva, e poi ancora giovani dei cinque continenti, che così hanno pregato: «Possa l’Europa dell’Est essere segnata dalla pace e dalla libertà religiosa; possa l’Europa superare l’onda distruttiva della secolarizzazione attraverso il coraggioso annuncio della nostra fede; possa l’Africa superare la violenza e costruire la Chiesa come famiglia e la famiglia come Chiesa; possa il nord America essere capace di riconoscere tutte le culture che allontanano dagli insegnamenti del Vangelo; possano l’America latina e i Caraibi trovare il modo per superare la violenza e l’ingiustizia; possa la minoranza cristiana in Asia rimanere presente come un seme fecondo, anche in mezzo alle persecuzioni; possa l’Oceania sentire più impellente l’impegno a diffondere il Vangelo».
Il tragitto è stato percorso in poco meno di due ore da cinquecento volontari impegnati come interpreti, figuranti e danzatori, mentre la croce veniva scortata da chierichetti, araldi del Vangelo, marinai e dalla guardia d’onore della croce pellegrina della gmg, accompagnati dalle bandiere degli oltre 190 Paesi del mondo. La colonna sonora è stata eseguita dal vivo dall’orchestra sinfonica nella quale sono stati inseriti musicisti pop. Una fede, una voce, una Chiesa, lo slogan della manifestazione, nella quale ancora una volta Papa Francesco ha saputo parlare al cuore dei giovani, che hanno ricambiato con travolgenti manifestazioni di affetto. Per loro l’appuntamento è per sabato sera, quando sempre a Copacabana si svolgerà la veglia di preghiera che precede la messa conclusiva di domenica mattina.
dal nostro inviato Gianluca Biccini
Fonte: http://www.osservatoreromano.va
28 luglio 2013