Muro del Pianto, ultraortodossi contro le donne


Emma Mancini - nena-news.globalist.it


Mille giovani aggrediscono le donne in preghiera che rivendicavano l’uguaglianza religiosa. La società israeliana fondata su discriminazioni di genere e etnia.


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Questa mattina sono scoppiati scontri al Muro del Pianto a Gerusalemme: un migliaio di giovani ebrei ultraortodossi hanno cercato di impedire alle donne dell'associazione israeliana "Women of the Wall" di pregare nel sito religioso, lanciando loro pietre e bottiglie d'acqua. Cinque di loro sono stati arrestati dalla polizia, riporta Mickey Rosenfeld, portavoce della polizia.

Hanno partecipato alla protesta decine di centinaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutto il Paese, dopo la decisione del tribunale di Gerusalemme di permettere alle donne dell'associazione di pregare al Muro del Pianto vestendo il tallit (lo scialle della preghiera), generalmente riservato agli uomini.

Tutto era cominciato circa un mese fa quando "Women of the Wall" aveva lanciato un'azione per garantire il diritto delle donne ebraiche di pregare liberamente e leggere collettivamente la Torah. Lo scorso 11 aprile, le donne dell'associazione erano entrate nella sezione del Muro del Pianto destinata agli uomini e avevano pregato a voce alta. Un modo per rivendicare l'uguaglianza in campo religioso, spesso chimera tra gli ebrei ultraortodossi.

Quel giorno la polizia aveva optato per gli arresti: cinque donne dell'organizzazione (la direttrice Lesley Sachs, Bonnie Ras, Sylvie Rozenbaum, Sharon Kramer e Valerie Stessin) erano state subito portate di fronte alla corte per disturbo dell'ordine pubblico. Ma il giudice le aveva fatte subito rilasciare, affermando nella sentenza che non era stato commesso alcun reato. "Il giudice ha stabilito quanto noi affermiamo da anni – aveva commentato all'epoca la direttrice Lesley Sachs – La preghiera delle donne, con il tallit e con la Torah, non è di disturbo. Speriamo che la polizia ora ci penserà due volte prima di arrestare delle donne nel mezzo di una preghiera di fronte al Muro del Pianto".

L'azione dell'11 aprile era seguita ad una lettera della polizia israeliana che riprendeva una sentenza della Corte Suprema del 2003 che impediva alle donne di vestire gli scialli e di pregare a voce alta, in particolare il Kaddish, antica preghiera ebraica recitabile solo da dieci maschi ebrei.

Gli scontri di oggi mostrano che la pacificazione al Muro del Pianto non è completa, esempio delle diverse discriminazioni che le donne israeliane subiscono in vari ambiti della vita quotidiana, sia sul piano socio-economico che politico. Nel mercato del lavoro una donna che svolge lo stesso mestiere di un uomo ottiene un salario pari al 66% di quello dell'uomo. Soltanto il 3% dei manager di aziende pubbliche e private è donna. A questa discriminazione si aggiunge la mancanza di servizi sociali e di sostegno alle madri che lavorano, calati in quantità e qualità.

Il tutto si accompagna all'occupazione militare israeliana e alle discriminazioni subite in particolare dalle donne palestinesi, cittadine israeliane, le cui condizioni di vita sono ancora peggiori delle donne ebree.

«Le tensioni religioso-secolari hanno accompagnato Israele fin dalla sua creazione – ci spiega Connie Hackbarth, attivista e direttrice dell'Alternative Information Center – Le attuali manifestazioni rientrano nel contesto della discriminazione contro le donne e, allo stesso tempo, del crescente ruolo femminile nella comunità non ortodossa israeliana. Le donne ebree non ortodosse, come Women of the Wall, sentono di poter chiedere maggiore spazio anche in ambito religioso».

«Ma le donne che protestano al Muro del Pianto – continua Connie Hackbarth – accettano l'occupazione israeliana di Gerusalemme, ponendosi con fermezza all'interno del contesto coloniale perché combattono per i diritti delle sole donne ebree senza mettere in discussione gli equilibri di potere interni. Per questo l'attività di "Women of the Wall" mi rattrista: accettano il discorso coloniale e lavorano per estendere i privilegi alle donne ebree, senza rivolgersi verso altre forme di discriminazione etnica. Come donna, non accetto che delle donne cerchino solo di rafforzare la loro posizione, togliendo ulteriori diritti ad altre donne: il sito rivendicato – la piazza intorno al Muro del Pianto – è stata costruita distruggendo un intero quartiere palestinese e rimuovendo la storia e la tradizione islamica e araba dall'area».

Fonte: Nena News

10 aprile 2013

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