Caritas: “Esplode la grave indigenza, stabile il ceto medio”


Redattore Sociale


Aumento dell’utenza nel 2012 rispetto al 2011: +19,8 per cento. La crescita più consistente è quella che riguarda la grave indigenza che passa dal 26 al 36 per cento.


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I nuovi dati dei Centri d’ascolto Caritas mostrano nel passaggio dal 2011 al 2012 il riaffacciarsi della grave indigenza e della grave marginalità. Le persone transitate nel 2012 sono aumentate del 19,8 per cento: nel 2011 sono state 31.335, mentre nel 2012 sono diventate 39.056 (sullo stesso campione di 28 diocesi italiane su 220 totali). Rispetto al 2011 gli italiani crescono del 16,7 per cento: da 28,9 a 34,7. “Il dato che emerge – spiega Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi Caritas – è quello relativo alla grave indigenza, che nel 2012 arriva al 36,3 per cento, mentre nel 2011 era al 26 per cento”. “Nella precedente rilevazione – prosegue Nanni – si osservava la progressiva ‘normalizzazione sociale’ dell’utenza Caritas, oggi invece si rievidenzia la grave marginalità. Il ceto medio è ancora presente ma resta stabile”.

Ecco alcune caratteristiche di chi si è rivolto alla Caritas nel 2012: il 50,1 per cento è coniugato (49,9 per cento nel 2011); il 17,6 per cento è senza fissa dimora  (15,6 per cento nel 2011); il 79,4 per cento ha un domicilio (83,2 per cento nel 2011); il 17,9 per cento è occupato (21,3 per cento nel 2011); il 63,8 per cento è disoccupato (61,6 per cento nel 2011); il 5,3 per cento è pensionato (5,3 per cento nel 2011).

Questi i problemi principali degli utenti: il 32,9 per cento ha gravi problemi lavorativi (assenza di lavoro, lavoro inadeguato, nero, pericoloso);
il 10,2 per cento vive gravi problemi abitativi (mancanza di casa, sotto sfratto, sovraffollamento, cattive condizioni igieniche); il 44,2 per cento ha richiesto beni materiali per la sopravvivenza (abiti, cibo, farmaci) (42,3 per cento nel 2011). Le tipologie sociali emergenti, a forte rischio di povertà e esclusione sociale sono adulti di età compresa tra 40-50 anni, improvvisamente disoccupati dopo una vita di lavoro regolare; giovani adulti che lavorano sulla base di contratti a tempo determinato, collaborazioni occasionali , lavori stagionali, che cambiano continuamente settore di lavoro e tipo di mansione; piccoli imprenditori che devono fronteggiare bancarotta, fallimenti, difficoltà del mercato, indebitamenti, scivolamento nel credito illegale; immigrati ex-utenti Caritas che tornano in Caritas per chiedere nuovamente aiuto, dopo aver perso il lavoro a causa della crisi ed essere stati assorbiti dal mercato del lavoro nero; anziani che si fanno carico di figli e nipoti disoccupati, attingendo ai propri risparmi, vendendo l’abitazione di proprietà, accendendo finanziamenti a proprio nome.

Fonte: www.redattoresociale.it
9 aprile 2013

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