Al via piano per “trasferire” beduini del Neghev


Michele Giorgio - Near Neast News Agency


Il governo Netanyahu ricollocherà in sette township contro la loro volonta’ 30 mila dei 140mila beduini che vivono da sempre in certe aree del deserto.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
beduinineghev

«Le raccomandazioni (del ministro) Benny Begin non migliorano affatto il piano Prawer con il quale il governo vuole confiscare le terre arabe nel Neghev e demolire le nostre case, che in molti casi esistevano prima della nascita di Israele». Attia el Asam, responsabile del Consiglio regionale di decine di villaggi beduini non riconosciuti dallo Stato di Israele, non si stanca di ripeterlo ai giornalisti.

«Vogliono mandare via i beduini dall’aree dove hanno vissuto per generazioni, mirano a farci diventare sedentari con la scusa di darci case dignitose», aggiunge el Asam che si batte contro il progetto approvato il 27 gennaio dal governo Netanyahu che riguarda decine di migliaia di beduini semi-nomadi del deserto del Neghev. Il governo sulla base del piano quinquennale Prawer ricollocherà con la forza 30 mila dei 140mila beduini in sette township costruite negli anni ’70 – come Rahat, Kseifa e Hura – eliminando i «villaggi non riconosciuti». Saranno dichiarati «esistenti» solo i villaggi dove la popolazione raggiunge una soglia numerica minima, gli altri saranno accorpati e le popolazioni «trasferite».

Il progetto prevede risarcimenti economici ma è stato avviato senza alcun dialogo vero con le popolazioni interessate. «Dopo l’attuazione (del piano) la maggior parte dei beduini continuerà a vivere dove si trova adesso», afferma una fonte governativa in risposta alle proteste. Ma i parlamentari della minoranza palestinese in Israele non cessano le proteste e accusano il governo di cercare soltanto di mettere sotto il controllo dello Stato 80mila ettari di terre appartenenti ai beduini (circa il 2-3% del Neghev).

La tensione è molto alta nel sud di Israele, in gran parte desertico, dove i residenti originari sono considerati degli «ospiti». Eppure centinaia di beduini ogni anno si offrono volontari per il servizio militare nonostante la legge escluda gli arabi dalle Forze Armate (ad eccezione dei drusi). In ogni caso non protestano solo gli arabi. Per il quotidiano liberal Haaretz il piano Prawer approvato con le limitate modifiche raccomandate da Begin, ignora la delicatezza della questione, comporterà l’abbattimento di 20.000 capanne o baracche e il “trasferimento” di migliaia di persone verso edifici ancora da costruire e, in ogni caso, insufficienti ad accoglierle.

Per i beduini gli ultimi anni sono stati molto difficili. Con le ruspe sempre pronte a demolire «insediamenti illegali», come ad Arakib dove le case sono state abbattute tutte le volte che gli abitanti e gli attivisti le hanno ricostruite. «Vogliono strapparci via dal nostro ambiente, dalle nostre terre, vogliono annientare la cultura beduina», si lamenta Khalil Alamur, insegnante della scuola del villaggio al Asra creata autonomamente dagli abitanti. Alamur possiede documenti ufficiali, con timbri del 1921 risalenti al periodo del Mandato Britannico sulla Palestina, che provano l’appartenza alla sua famiglia di diverse terre del villaggio, inesistente per lo Stato. La sua abitazione è stata costruita illegalmente ma dal 1965 in poi per gli Alamur e gli altri abitanti di al Asra non è più stato possibile ottenere un permesso edilizio.

E’ stato Ariel Sharon, l’ex premier israeliano (dal 2006 in stato di coma profondo) ad aver varato i piani per risolvere il «problema beduino». Fu lui che nel 1978 istituì la «polizia verde» incaricata di individuare e rimuovere i campi di tende e le case abusive nel Negev. Piani ribaditi dopo il 2001 e ora portati a termine da un altro primo ministro.

E se i beduini sono cacciati via dalle loro case, l’esercito israeliano occupa porzioni sempre più ampie del Neghev, divenuto una enorme area per esercitazioni militari. Lo scorso settembre l’esercito ha avviato la costruzione della più grande base di addestramento del paese. 650 milioni di dollari per un campo che accoglierà 10mila soldati a partire dalla fine del 2014.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
21 febbraio 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento