La superstrada dell’apartheid si farà


Emma Mancini - nena-news.globalist.it


Rigettata la petizione del quartiere palestinese di Beit Safafa, Gerusalemme Est: la costruzione della superstrada che collegherà la Città Santa alle colonie continua.


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superstrada

Rigettata la petizione del quartiere palestinese di Beit Safafa, Gerusalemme Est, contro la superstrada dell’apartheid.

La Corte Distrettuale di Gerusalemme non ha accolto la richiesta presentata dai residenti del quartiere: la superstrada, che collegherà le colonie israeliane a Sud Ovest della Cisgiordania con la Città Santa, si farà. Si farà nonostante le proteste della comunità palestinese, si farà nonostante taglierà in due il quartiere rendendo impossibile vivere una vita normale. E si farà nonostante sia utilizzabile solo dai coloni.

Un serpente di cemento a sei corsie il cui scopo sarà collegare il centro di Gerusalemme con le colonie israeliane in Cisgiordania, da Gilo al blocco di Gush Etzion. Ad annunciarne la costruzione era stato tre mesi fa stato il Comune di Gerusalemme, riprendendo in mano un progetto vecchio di ventidue anni: il piano fu redatto nel 1990 dopo la confisca di una buona parte delle terre di Beit Safafa.

La strada (i lavori per la costruzione sono in corso già da tre mesi) dividerà a metà il quartiere, separando le abitazioni, la moschea, la scuola, i negozi. I luoghi che prima si potevano raggiungere camminando per pochi minuti, diventeranno difficilmente accessibili. Una volta che la superstrada sarà completata, gli abitanti di Beit Safafa dovranno attraversare ponti e sottopassaggi per raggiungere l’altra parte del quartiere, seppure ancora tali progetti non siano ancora stati messi nero su bianco. Del loro destino, i residenti di Beit Safafa non sanno ancora nulla.

A peggiorare ulteriormente la situazione è l’impossibilità per i palestinesi del quartiere di utilizzare la superstrada. Un nuovo esempio di apartheid: gli unici beneficiari saranno israeliani e coloni del blocco di insediamenti di Gush Etzion, a Sud di Gerusalemme.

Immediata era stata la reazione della comunità di Beit Safafa che da anni combatte contro la costruzione della superstrada: a metà dicembre l’avvocato Kais Nasser aveva presentato una petizione contro il Comune perché bloccasse subito il progetto. Petizione bocciata, questo il responso della Corte Distrettuale.

Ma Beit Safafa prosegue e promette una nuova petizione, stavolta di fronte alla Corte Suprema: “Non ci hanno informato dei lavori e non ci permettono di presentare ricorso – spiega il 25ene Duaa Subhi, uno dei firmatari della petizione – Non hanno alcuni diritto di farlo, è illegale perché la pianificazione urbana municipale vieta simili costruzioni troppo vicine alle abitazioni civili”. La superstrada sarà infatti costruita a meno di venti metri da 25 case palestinesi e a pochi passi da altre due abitazioni, che saranno fornite di un muro personale per evitare i rumori.

Il Comune di Gerusalemme risponde per le rime: la superstrada ha “una grande importanza economica e i negoziati con i residenti sono andati avanti per anni”. Posizione su cui si è basata la sentenza della Corte: Beit Safafa conosceva il progetto, tanto da “cooperare con l’implementazione del piano”.

Bugie secondo la comunità palestinese e i parlamentari arabi di Balad: ieri Haneen Zoabi, Basel Ghattas e Jamal Zahalka hanno incontrato i residenti per stabilire insieme i nuovi passi da compiere per fermare la superstrada dell’apartheid.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
13 febbraio 2013

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