Incontro con Chokri Belaid: l’uomo, le speranze


Maurizio Musolino - Nena News


Chokri ci racconto’ le speranze ma anche le delusioni per i limiti della sinistra e il rischio per la società tunisina di tornare al passato, scrive Maurizio Musolino.


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La mattina del 6 febbraio ha visto cadere in una strada di Tunisi Choukri Belaid, leader del partito Watad e uno dei principali protagonisti del Fronte popolare, una coalizione nata con l’intento di ricomporre il frammentato universo progressista e di sinistra della Tunisia.

Avevo conosciuto Choukri due anni fa a Tunisi, dopo una intensa corrispondenza di email tenutasi in occasione del VI congresso nazionale del Pdci. Ero in Tunisia per un viaggio estremamente interessante, che univa la scoperta delle bellezze artistiche e paesaggistiche del paese con l’opportunità di indagare e capire quello che stava accadendo dopo la stagione delle rivolte che fecero cadere il governo Ben Alì. Fra i vari incontri ci fu quello con Choukri. Lui si mostrò da subito molto cordiale e iniziammo a parlare di comuni compagni che da anni vivono in Italia. Poi iniziò a raccontarci il suo Paese, le speranze suscitate dalla stagione che si era aperta da poco, ma anche le delusioni per i limiti della sinistra e i rischi di una caduta verso una società che faceva dell’Islam un elemento di chiusura e di ritorno al passato.

Le sue parole ci risultarono prive di ogni elemento propagandistico, crude e concrete come solo chi è dentro le lotte dalla testa ai piedi riesce a fare. Il suo cuore batteva dalla parte dei giovani che riempivano le strade chiedendo lavoro e giustizia sociale e per questo lavorava duramente per fare del vecchio sindacato unico Ugtt un sindacato di classe. Pochi giorni dopo il nostro incontro si sarebbe tenuto il congresso dell’Ugtt e il suo partito avrebbe registrato un successo notevole nell’elezione degli organismi dirigenti.

Ma c’era un altro tema che tenne banco durante il nostro incontro: quello delle battaglie che molte organizzazioni femminili e forze laiche portavano avanti per i diritti delle donne. In Tunisia storicamente la donna si era emancipata conquistando diritti e una legge per la famiglia fra le più avanzate e moderne del mondo arabo-islamico. Le donne erano state in prima fila nelle rivolte del gennaio 2011. Choukri riconosceva la centralità di questa questione e ci sottolineava come il principale attacco da parte dei partiti religiosi passava proprio attraverso la messa in discussione delle conquiste delle donne.

Era questo il modo per affossare lo stato laico, quindi a suo dire questa non era una cosa sganciata dalle altre richieste che il suo partito e la sinistra portavano avanti, bensì uno dei nodi di svolta che dovevano impegnare tutti i progressisti e gli amanti della libertà e della democrazia.

Fu lui in quella occasione a sottolinearci il lavoro preziosissimo che la Lega delle donne democratiche, una organizzazione che fra le sue attività ha il supporto legale alle donne vittime di soprusi dentro e fuori la famiglia, portava avanti fra mille difficoltà. Colpiva questa sua facilità nell’essere legato al suo Paese fin dalle tradizioni più profonde e nello stesso tempo saper guardare avanti alla necessità di lavorare per un futuro davvero di tutti. In quell’occasione ci fu un’altra cosa che non poté non sorprenderci: fu il suo continuo riferirsi a Gramsci per supportare il lavoro del suo partito e l’analisi sulla fase storica che colpiva la Tunisia. Gramsci nelle sue analisi era vivissimo e la cosa ci fece riflettere.

Dopo quell’incontro eravamo rimasti in contato e mi aveva invitato sia all’assemblea nazionale del suo partito sia ad una importante iniziativa unitaria tenutasi qualche mese fa a Tunisi. Aveva a cuore la Tunisia e nello stesso tempo sapeva che la difesa del suo Paese dalle forze capitaliste e reazionarie passava attraverso la costruzione di un rapporto con le forze progressiste che sono al di qua del Mediterraneo. Di recente avevo letto del suo impegno a sostenere le lotte sindacali che proprio in queste settimane erano in atto nelle province interne del Paese. Lui era schierato dalla parte dei giovani che chiedevano cambiamenti radicali, soprattutto economici, al governo di Tunisi e denunciava come si stava realizzando una operazione Gattopardesca dove si può cambiare molto, nomi, sigle e apparenza, senza intaccare i veri interessi della borghesia e dei latifondisti tunisini in perenne combutta con vecchie e nuove forme di colonialismo occidentale.

Non so chi ha vilmente premuto il grilletto della pistola che lo ha ucciso, i suoi compagni, coloro che lo conoscevano bene, puntano il dito sui poteri forti e sulle complicità che questi hanno con i luoghi del potere odierno come ieri li avevano con Ben Alì. In molti denunciano il clima di violenza instaurato dai Salafiti e i silenzi del partito Annahada. Ma un silenzio certamente non sentiremo, chi ha ammazzato Choukri non riuscirà ad uccidere le sue idee. Risuonano forte infatti le grida di quanti fin dai primi minuti dalla notizia del barbaro assassinio di Choukri hanno riempito le strade della Tunisia per non far morire le idee di questo grande leader del movimento progressista del mediterraneo tutto.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
12 febbraio 2013

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