Libano, cooperazione per il dialogo e la pace


La redazione


Rispetto, confronto, partenariato sono i pilastri che sostengono e animano gli interventi italiani nel Paese dei Cedri. La viceministra Patrizia Sentinelli in missione a Beirut e nel sud per incontrare società civile ed enti locali. C’è bisogno della "democrazia, che non si esporta, una democrazia partecipativa che è elemento guida per facilitare esperienze concrete di pace, convivenza e socializzazione sempre più inclusive".


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Libano, cooperazione per il dialogo e la pace

Gli interventi della Cooperazione italiana in Libano "forniscono gli strumenti necessari a rafforzare quel dialogo e confronto interculturale e interconfessionale che solo può portare a una pace vera e duratura". E' questo il messaggio che la viceministra degli Esteri con delega alla Cooperazione, Patrizia Sentinelli, ha voluto lanciare da Beirut, dove ha appena concluso una missione di due giorni sollecitata dalla società civile italiana impegnata in progetti di sviluppo nel Paese dei Cedri. "Ho accettato volentieri l'invito", ha commentato la Sentinelli, "perché la nuova cooperazione si sostanzia con il dialogo e il confronto con i Paesi partner, il governo, le associazioni e gli enti locali". Questi ultimi, ha sottolineato, "sono capaci meglio di altri di operare in stretto rapporto con le comunità di riferimento e definire i bisogni che nascono nel contesto, in questo caso un Paese ancora attraversato da un conflitto e che sta lavorando faticosamente per una ricostruzione non solo materiale, ma del suo tessuto sociale". Dialogo e confronto sono le parole chiave della "democrazia, che non si esporta", ha insistito la viceministra, "una democrazia partecipativa che è elemento guida per facilitare esperienze concrete di pace, convivenza e socializzazione sempre più inclusive".

Un rapporto di rispetto e di fiducia
All''Incontro della Cooperazione italiana e la società civile in Libano" che si è svolto nel centralissimo Crowne Plaza Hotel di Beirut, la viceministra ha voluto esprimere "il senso" degli interventi della cooperazione italiana in Libano, presente dagli anni Ottanta, si è andata rinforzando e ampliando con nuovi finanziamenti", ha spiegato, dopo il conflitto dell'estate 2006 tra Israele e le milizie sciite di Hezbollah. "Siamo qui oggi", ha sottolineato Sentinelli, "per migliorare l'efficacia e l'utilità degli interventi sul piano delle relazioni sociali e di quelle politiche". Non solo "per mettere a disposizione dei fondi", ha precisato, "ma per trovare insieme alle autorità locali e alla società civile libanese la strada che conduce alla riconciliazione". La viceministra ha insistito sul concetto di "partenariato" e su un approccio della cooperazione che sia "integrale e integrato, rispettoso dei bisogni e delle peculiarità locali, mai imposto ma costruito su partecipazione, confronto e inclusione sociale". Per questo, ha aggiunto, "uno dei temi ricorrenti della cooperazione italiana è quello dell'amicizia", che è alla base di ogni rapporto equilibrato e di fiducia.

 

Donne, istruzione, sanità, ambiente
Rafforzamento dell'empowerment delle donne, "sempre più protagoniste delle politiche di sviluppo", sostegno alla cooperazione decentrata "per favorire quel dialogo tra autorità locali italiane e libanesi che promuove la democrazia partecipativa", e valorizzazione del lavoro delle Ong con la società civile locale sono le tre priorità dei programmi in Libano. Istruzione, sanità, acqua, salvaguardia ambientale, gestione dei rifiuti, riforestazione, sostegno all’economia locale sono i principali settori d’intervento. Il rapporto quotidiano con il territorio è stato ricordato anche dall'ambasciatore italiano a Beirut, Gabriele Checchia, che siedeva al tavolo istituzionale e ha messo l'accento sullo "spirito di vero partenariato con gli amici libanesi". L'obiettivo del governo, dell'ambasciata e della neo-istituita Unità tecnica locale (Utl) a Beirut, ha aggiunto, "è proprio quello di spendere i fondi in piena trasparenza per sostenere le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione e rafforzare quei settori della società libanese più toccati da conflitti e tensioni sociali". Checchia ha lodato il lavoro di Ong ed enti locali italiani e libanesi, assicurando che "l'Italia continuerà il suo lavoro con determinazione e caparbietà".
Un tavolo di cooperazione così "ampio" come quello del Libano "non è mai esistito", ha commentato Francesco Bicciato, del Coordinamento degli enti locali per la pace, in rappresentanza di cira 750 tra Comuni, Province e Regioni italiane che fanno cooperazione. In particolare, Bicciato ha parlato a nome degli oltre 100 enti che hanno aderito ad 'Art Gold', il programma dell'Undp (Programma Onu per lo Sviluppo) cui vanno parte dei 30 milioni di euro stanziati dalla Cooperazione italiana sul canale multilaterale. "La pratica della pace", ha puntualizzato Bicciato, "ha la meglio sulla teoria e si fa garantendo acqua potabile alla popolazione, rafforzando scuole e centri giovanili, lavorando insieme e a tutti i livelli con gli enti libanesi". Il dibattito ha poi coinvolto l'altro attore riconosciuto della cooperazione, la societa' civile. "Non si può intervenire in un Paese parlando solo con i governi e agli attori economici", ha sottolineato Arturo Parolini, vicepresidente dell'Associazione Ong italiane, che riunisce oltre 150 associazioni e presidente di Ricerca e Cooperazione, una delle venti Ong che operano in Libano. "Solo lavorando con la gente e aprendo un confronto con tutte le parti", gli ha fatto eco Fabio Alberti di 'Un ponte per…', "si potrà andare verso una pace duratura". Il lavoro concreto delle Ong in Libano è inziato sotto le bombe, ha ricordato Alberti, "ed è nei momenti di difficoltà che si riconoscono gli amici". E la voce delle comunità locali si è fatta sentire: oltre ai sindaci dei villaggi del sud recentemente colpito dalla guerra tra Israele ed Hezbollah, a prendere la parola sono stati anche i rappresentanti delle Ong locali cristiane e sciite.

Una rete per lo sviluppo locale
Art Gold Libano è un programma che attiva importanti reti di collaborazione tra enti pubblici e privati italiani, libanesi e di altri Stati. Gli interventi finanziati non sono solo di solidarietà internazionale, e quindi finalizzati all'aiuto umanitario nelle fasi di emergenza e riabilitazione, ma promuovono azioni volte a garantire, nella fase successiva, strategie di governance e di sviluppo locale in specifici territori, in una logica di intervento tipica della cooperazione decentrata. Sono previsti, in particolare, progetti volti al risanamento e al recupero delle infrastrutture (strade, acquedotti, strutture ospedaliere) e azioni che portino al ripristino delle ordinarie funzioni di pubbliche amministrazioni (trasporti, pianificazione urbanistica, acqua), essenziali per il ritorno a normali condizioni di vita per la collettività. Il sistema di intervento sul territorio prevede anche una valutazione di impatto ambientale finalizzata a individuare i problemi più urgenti causati dal conflitto, e ricercare le soluzioni più efficaci per mitigarne gli effetti negativi.

La cooperazione in cifre
L'impegno della cooperazione italiana nel Paese dei Cedri è di 150 milioni di euro di programmi in corso, e 100 milioni in fase istruttoria. Dei fondi già stanziati, oltre 76 milioni sono a credito e 74 a dono. Di questi ultimi, il 40% è destinato al canale multilaterale, il 33 all’emergenza, il 22 al bilaterale e il 5% alle Ong. I 30 milioni distribuiti tramite il multilaterale sono andati ai programmi Onu: Undp Art Gold per lo sviluppo umano a livello locale; Unrwa per il miglioramento delle condizioni dei campi palestinesi; Undp per le municipalità adiacenti al campo di Nahr el Bared; Unfpa per l’empowerment delle donne; Unmas per le attività di sminamento; Ilo per la ripresa economica attraverso l’avviamento al lavoro; Fao per la commercializzazione di prodotti agricoli locali; Unicef per i progetti all’infanzia. I 15 milioni del canale emergenza hanno finanziato, attraverso il programma per il sostegno alla ricostruzione Ross, 58 interventi con il coinvolgimento di 19 Ong italiane e 29 associazioni locali a copertura di oltre 100 municipalità. A questi vanno aggiunti altri 9 milioni della già avviata fase II del Ross. I 16 milioni destinati al bilaterale hanno permesso la ricostruzione di un ospedale, un ponte, sistemi di irrigazione e corsi di formazione. I 3 milioni per le Ong, infine, hanno contribuito alla creazione di scuole, centri polifunzionali e di orientamento, biblioteche.

Fonte: http://www.ong.agimondo.it/ 

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