Il Medio Oriente spacca la destra americana
Riccardo Cristiano - Il Mondo di Annibale
Il discorso di Romney sulla politica estera tradisce le attese di discontinuità in Medio Oriente. Perchè la destra è spaccata.
Tanto tuonò che non piovve. Mitt Romney da un po' di tempo a questa parte ha dismesso i panni dell'estremista e cerca di incarnare un'alternativa plausibile a Obama. E così il suo discorso sulla politica estera ha reso evidente che sul Medio Oriente le critiche all'ammnistrazione Obama sono sparite, l'invocazione "10, 100, 1000 Mubarak" è tornata nel cassetto degli orrori indicibili e l'unico distinguo con lamministrazione in carica è parso più o meno questo: "se diventerò presidente armerò i ribelli un po' più di Obama, ma sempre badando a capire prima chi siano." Neanche sull'Iran Romney ha potuto o voluto fare il "bombarolo", e sul conflitto israelo-palestinese ha invocato la solita ricetta, i due stati. Cosa è successo?
E' successo molto semplicemente questo: la Primavera araba ha spaccato la destra, i conservatori americani. Da una parte ci sono i falchi alla Bolton che vedono nell'Islam il vero problema, e quindi sposano in pieno la nostalgia dei vari Mubarak o Gheddafi e non esitano a dire che "il sogno americano" in Medio Oriente si chiama dispotismo, contro l'incubo dei barbuti di Allah.
Altri invece hanno preso atto della novità, hanno ripudiato la vecchia scorciatoia per cui buttando tutta la responsabilità sulla religione si rendeva ontologico e qindi immodificabile il problema della impossibilità democratica, impossibilità davanti alla quale scegliere un despota era la sola soluzione. No, questo non è più il convincimento di tutti i conservatori americani. Una parte importante, anche radicale in passato nella sua islamofobia, oggi dice cose molto diverse.
Paul Wolfowitz ad esempio, mantenendo la sua radicalità, adesso critica Obama per aver aperto troppo poco alla Primavera. Perchè si è convinto che i regimi repressivi e totalitari hanno creato un'opposizione violenta e radicale che è sfociata dopo tanti fallimenti in Al Qaida. E quindi la sconfitta di Al Qaida, capisce con un certo ritardo ma finalmente capisce, passa attravero una complessa democratizzazione, non la scorciatoia del despota nemico, che altro non farebbe che rafforzare al Qaida o il qaidismo.
Ecco come mai Mitt Romney per presentarsi come un leader credibile ha dovuto invertire la linea e dire che per svolgere un ruolo "americano" non c'è alternativa all'idea di lavorare insieme ai leader eletti, cioè ai leaderi islamici di Tunisia ed Egitto.
Se si pensa che Romney è partito dalla difesa del film blasfemo si capisce quanto lunga sia la strada che ha dovuto fare in pochi giorni per uscire dall'angolo dei fanatici dell'estrma destra, impresentabili se bisogna parlare di governabilità e non di insulti razzisti e volgari. Volgarità che possono soddisfare la pancia di un elettorato che ti fa vincere le primarie, ma di sicuro non ti porta alla Casa Bianca….
Fonte:ilmondodiannibale.globalist.it
15 ottobre 2012