Lampedusa e quell’orribile traffico di carne umana nel Mediterraneo
Nicola Tranfaglia - Articolo21.org
L’affare criminale internazionale sul traffico degli esseri umani procura ai suoi organizzatori un profitto di oltre 32 miliardi di dollari l’anno ed è una sfida che richiede un impegno coordinato dei governi e delle organizzazioni internazionali.
Le cifre ormai note sono impressionanti e vale la pena ricordarle – di fronte alla fretta e alle omissioni che caratterizzano nel nostro paese i canali televisivi (quasi tutti con eccezioni molto rare) e i nostri quotidiani di fronte alle sciagure ormai quotidiane che avvengono nel viaggio dei boat-people che percorrono il Mediterraneo per portare inItalia, spesso in condizioni terribili – una larga umanità che viene da paesi in cui dominano guerre, pulizie etniche, stupri di massa.
Migliaia di uomini, donne e bambini che finiscono nelle mani di organizzazioni criminali legate, oppure no, anche alle maggiori associazioni mafiose italiane o internazionali.
Dal 1988 ad oggi, secondo i dati di Fortress Europe, sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa, alle sue porte, 18.455 emigranti, 2.352 soltanto l’anno scorso, nel 2011.
Non si può andare avanti così ha detto Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) – Se guardiamo anche all’ultima tragedia (avvenuta l’altro ieri a dodici miglia a largo di Lampedusa dove hanno perso la vita 58 persone in fuga dalla Tunisia, è evidente che è necessario stabilire modalità di accesso per quanti fuggono da violenze, guerre e persecuzioni: visti umanitari e reinsediamento, evacuazioni umanitarie. Decreti sui flussi che rispondano alle esigenze anche dei Paesi di origine.
Le migrazioni possono essere governate e non si può continuare a subirne l’evoluzione perché la conseguenza è corresponsabile di simili tragedie.
“Quest’anno – afferma la portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati dell’ONU, Laura Boldrini – il numero degli arrivati è drasticamente diminuiti perché siamo passati dai cinquantamila dello scorso anno a solo settemila arrivi ma a fronte di questa diminuzione negli arrivi, il numero dei morti e dei dispersi in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa è quest’anno già adesso di 283 persone.”
La verità è che né l’Unione Europea né i singoli governi si impegnano adeguatamente nei compiti di soccorso e di assistenza alle persone disperate che arrivano in condizioni disperate sulle loro coste. L’affare criminale internazionale sul traffico degli esseri umani procura ai suoi organizzatori un profitto di oltre 32 miliardi di dollari l’anno ed è una sfida che richiede un impegno coordinato dei governi e delle organizzazioni internazionali ma questo finora non è avvenuto né prima né dopo la grande crisi economica che da quattro anni flagella i paesi sviluppati come quelli in via di sviluppo.
Fino a quando non si arriva a formulare un progetto e a stanziare le somme necessarie e i corpi di polizia necessari nulla potrà fermare il massacro che anno dopo anno caratterizza questo tormentato cammino che vuole lasciarsi alle spalle guerre e violenze ad assicurare a giovani e donne una strada di vita con un lavoro onesto e con la possibilità di far crescere i propri figli.
L’Italia che non è ancora uscita da diciassette di dominio populista e attende le prossime elezioni generali politiche per poter sperare nella vittoria di un centro sinistra rinnovato e quindi in una ricostruzione democratica del paese è da oltre centocinquant’anni al centro del compito storico di accogliere i profughi politici da tutto il Mediterraneo ma per poterlo fare in maniera moderna ha bisogno di un forte impegno dell’Unione Europea e di sconfiggere i criminali che si inseriscono nell’emigrazione internazionale e fanno quel orribile traffico di carne umana che genera enormi profitti ma costituisce uno dei peggiori casi di sfruttamento della miseria e dell’umanità che dovrebbe invece affratellare le donne e gli uomini del ventunesimo secolo.
Fonte: www.articolo21.it