Kenya: eserciti e granate impazziti


Nigrizia.it


Almeno 20 persone uccise e oltre 60 ferite in due attentati in altrettante chiese nella città di Garissa, a 140 km dal confine con la Somalia. Nessuna organizzazione ha rivendicato l’operato. Ma il dito è puntato contro gli islamisti somali di Al-Shabaab.


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Kenya: eserciti e granate impazziti

Un'altra domenica di sangue per i cristiani in Kenya. Almeno 20 fedeli sono stati uccisi e oltre 60 sono rimasti feriti in un duplice attentato compiuto in due chiese di Garissa, città nel nord-est del paese, abitatati per lo più da somali musulmani, a 140 km dal confine con la Somalia. Gli attacchi sono avvenuti quasi simultaneamente presso la cattedrale cattolica e in una piccola chiesa dell'African Inland Church (Aic).

Uomini armati e mascherati hanno dapprima attaccato e ucciso i due poliziotti che stanziavano davanti alla piccola cappella dell'Aic, poi hanno fatto irruzione nell'edificio, ordinato a tutti di stendersi per terra, aperto il fuoco e lanciato granate. Ha raccontato Phili Ndolo, assistente capo della polizia locale: «Eravamo in un momento di silenzio. C'è stato un violento boato, poi colpi d'arma da fuoco. Alcuni uomini sono entrati in chiesa, ci hanno ordinato di sdraiarci e poi hanno cominciato a sparare. Tutti gridavano e tanti si lamentavano per il dolore».

Poco dopo, a circa 2 km di distanza, nella cattedrale cattolica, esplodeva una granata che feriva tre persone.

Tra i primi a condannare i due attacchi è stato Sheikh Mohammed Khalifa, del Consiglio degli imam e dei predicatori del Kenya (Cipk): «Chiunque tema Dio non si rallegrerà mai della morte di persone innocenti che si riuniscono per pregare Dio». Il presidente del Consiglio supremo dei musulmani del Kenya, Abdulghafur El-Busaidy, ha invitato a «rispettare chiese, moschee o templi».

Padre Federico Lombardi, della sala stampa, ha commentato: «È un fatto orribile e molto preoccupante. Sembra che fra i gruppi terroristi l'attacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghi di culto sia diventato un metodo considerato particolarmente efficace per la diffusione dell'odio e della paura». Ha poi continuato: «La viltà della violenza nei confronti di persone inermi riunite pacificamente in preghiera è inqualificabile. Occorre riaffermare e difendere decisamente la libertà religiosa dei cristiani».

Il confine tra il Kenya e la Somalia è da sempre un punto delicato negli equilibri politici dell'Africa Orientale. I somali che occupano la provincia orientale kenyana considerano il loro territorio parte della Grande Somalia.

La tensione, tuttavia, si è fatta più critica da ottobre dell'anno scorso, dopo la decisione del Kenya di inviare le proprie truppe in territorio somalo "alla caccia" dei membri del movimento islamista armato Al-Shabaab ("la gioventù"). Da allora, infatti, Al-Shabaab è stato accusato di aver organizzato sequestri di persone e operato attentati in varie parti del Kenya, giungendo a fare esplodere granate nella capitale Nairobi (il movimento, tuttavia, nega ogni coinvolgimento).

Grande lo sconcerto tra i cittadini del Kenya. La zona di Garissa avrebbe dovuto essere "sicura", data la presenza di numerose truppe regolari con lo scopo di proteggere la popolazione. Invece…

Per capire meglio la situazione ed evitare di qualificare ogni attentato come "anti-cristiano" e parte di un piano "cristiano-fobico", va tenuto presente che Somalia e Kenya sono, di fatto, due paesi in guerra (ammesso che il primo possa essere definito ancora un "paese"). Basterebbe attraversare il confine, recarsi in Somalia e ascoltare cosa dice la gente quando celebra i funerali di decine e decine di giovani somali, appartenenti al movimento islamista armato Al-Shabaab e massacrati dai militari kenyani, là inviati dall'ex ministro della sicurezza George Saitoti, morto il 10 giugno scorso, quando l'elicottero su cui viaggiava è precipitato nei pressi di Nairobi. Ogni domenica, il presidente Kibaki, i suoi ministri e molti parlamentari kenyani vanno puntualmente in chiesa, premurandosi di farsi intervistare dalla Tv, per poter elogiare «i successi dei nostri soldati in Somalia». Facile per una madre musulmana concludere che il figlio è stato ucciso da "soldati cristiani".

Fonte: http://www.nigrizia.it
2 Luglio 2012

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