Primarie Likud a Bibi, vincono i coloni
Emma Mancini - nena-news.globalist.it
Il premier israeliano Netanyahu sconfigge il rivale ultranazionalista Feiglin. A dare una spinta al primo ministro le politiche a favore delle colonie in Cisgiordania: nuovi sussidi economici e commissione per la legalizzazione degli insediamenti fuori legge.
Benjamin Netanyahu vince le primarie e rimane a capo del maggiore partito di centrodestra israeliano, il Likud. Bibi, attuale premier, ha sconfitto il rivale, l’ultranazionalista ebraico Moshe Feiglin. Scarsa l’affluenza alle urne che comunque regalano a Netanyahu la possibilità di correre di nuovo alle presidenziali dello Stato di Israele, previste per la fine del 2013.
Il risultato finale con l’85% delle schede scrutinate, secondo quanto annunciato dal portavoce del Likud Yigal Movermacher questa mattina, è di 75% a 24%. A convogliare tante preferenze su Bibi è stata probabilmente la sua figura conservatrice, in opposizione al cambiamento estremista rappresentato da Feiglin e dalla sua base elettorale, i coloni fondamentalisti in Cisgiordania.
Ma non solo. Netanyahu, perso il tavolo del negoziato con l’Autorità Palestinese, sapeva di giocarsi una buona fetta di voti nei Territori Occupati, tanto da annunciare pochi giorni fa la creazione di una commissione presieduta dal giudice Edmon Levy (ex presidente della Corte Suprema ora in pensione) e incaricata di individuare strumenti e cavilli necessari a legalizzare retroattivamente le decine di colonie costruite su terre private palestinesi in Cisgiordania.
Insediamenti considerati illegali dalla stessa legge israeliana e che tanto hanno fatto penare il governo di Tel Aviv negli ultimi mesi. Alcuni di questi, a cominciare dall’outpost di Migron, sono stati parzialmente smantellati dalla stesse autorità israeliane tanto da provocare la rabbia dei coloni estremisti e l’avvio della campagna “Price tag”. Ne sono seguiti attacchi non solo ai residenti palestinesi dei villaggi vicini alle colonie prese di mire (attacchi che non rappresentano una novità in Cisgiordania), ma anche aggressioni ai soldati dell’IDF e a basi dell’esercito israeliano.
Una minaccia di cui Bibi non poteva che tenere conto. E così a pochi giorni dalle primarie svoltesi ieri, il premier in carica ha annunciato l’avvio del gruppo di studi incaricato di legalizzare l’illegalizzabile e attirarsi le simpatie perdute di una buona percentuale di coloni. La mossa di Netanyahu, come spiegato in un editoriale del quotidiano israeliano Ha’aretz, mostra senza ombra di dubbio che la politica di Netanyahu si merita l’appellativo di fondamentalista tanto quanto quella del rivale Feiglin.
Prova ne è l’altra misura pro-coloni proposta dal primo ministro israeliano: ulteriori aiuti finanziari a chi decidesse di vivere negli insediamenti in Cisgiordania. La scorsa settimana, alla lista ufficiale delle 557 comunità israeliane nei Territori Occupati che vivono di sussidi statali, ne sono state aggiunte altre 70. Sussidi e incentivi che come spiegato dall’ufficio del premier “sono volti ad incoraggiare la migrazione verso queste comunità”.
Insomma, i benefici esclusivi alle colonie, che erano stati sospesi, escono dalla porta e rientrano dalla finestra: il governo ora incoraggia di nuovo economicamente i traslochi in Cisgiordania individuando 70 nuovo insediamenti.
Il voto di ieri pare avergli dato ragione, seppur l’affluenza alle urne delle primarie del Likud abbia subito un considerevole calo. Lo stesso premier è stato costretto ad una conferenza stampa improvvisata per chiamare al voto più elettori di centrodestra possibili. “Quando chiedo agli attivisti del Likud – aveva detto Netanyahu – perché la percentuale è tanto bassa, rispondono che non c’è bisogno di votare perché vincerò comunque”.
E la scarsa affluenza ha spinto la commissione elettorale del partito a lasciare aperti i circa 150 seggi elettorali sparsi in tutto il Paese ben oltre le 10 di sera. Alcuni sono rimasti disponibili fino a mezzanotte, ma dei 125mila tesserati del Likud hanno espresso la loro preferenza solo la metà. Un dato di cui Netanyahu dovrebbe tener conto in vista delle prossime elezioni politiche previste per la fine del 2013, ma che potrebbero essere spostate a prima di novembre, data delle presidenziali negli Stati Uniti. L’agenzia stampa Yediot Aharonot ha citato fonti vicine al premier, secondo le quali Bibi avrebbe detto di voler organizzare le elezioni per ottobre 2013 esprimendo “il desiderio di votare prima degli Stati Uniti perché, se il presidente Obama vincesse di nuovo, potrebbe danneggiare l’immagine di Netanyahu”.
“Oggi, il vero Likud ha vinto – ha detto questa mattina Netanyahu alla stampa – Abbiamo dimostrato che la nostra forza è l’unità. Continueremo a guidare il Paese in modo responsabile per il bene di tutti gli israeliani”. L’avversario, Moshe Feiglin, controversa figura all’interno dello stesso partito per le sue visioni ultranazionaliste e fondamentaliste, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Dopo aver tentato di cavalcare l’onda dello scontento dei coloni nei confronti di Bibi, si è comunque detto soddisfatto dal risultato: “Abbiamo fatto qualcosa di quasi impossibile, più di un quarto dei tesserati del Likud hanno votato per me e per lo Stato ebraico”.
Meno soddisfatti i centristi liberali di Kadima, secondo i quali “il Likud ha deciso di proseguire con la sua politica estremista che sta tenendo prigioniero Israele da tre anni. Avere di fronte un Likud guidato da Netanyahu e Feiglin fa di Kadima la sola alternativa. Abbiamo il potere di mettere fine agli estremismi”.
Commenti anche sul fronte di centrosinistra dove il partito laburista vede nella vittoria di Bibi un’opportunità in più per sé: “Alla luce della rielezione di Netanyahu e del fatto che il Likud non dà speranza al settore pubblico in Israele, il partito laburista è diventato nella realtà la seconda più grande fazione politica del Paese. La gente ha capito che siamo seri e responsabili, l’alternativa sionista al Likud”.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
1 Febbraio 2012