Beni comuni, ci vediamo a Napoli
Luigi De Magistris
Domani a Napoli Forum dei comuni per i beni comuni. Le associazioni, i movimenti, le cittadine e i cittadini, gli amministratori dovranno dimostrare al governo e all’Europa che esiste un’altra strada per rispondere alla crisi economica e istituzionale in atto.
«Vedo la vita solo da un occhio, l'altro è di vetro. Se da questo unico occhio vedo molte cose, ne vedo molte più dall'altro. Perché l'occhio sano mi serve a vedere, quello cieco a sognare». Questa poesia di Sevak, poeta armeno, rispecchia al meglio, secondo me, lo spirito con il quale dovremmo disporci al Forum dei comuni per i beni comuni che si svolgerà sabato a Napoli. Le associazioni, i movimenti, le cittadine e i cittadini, gli amministratori che ne prenderanno parte, infatti, dovranno dimostrare al governo e all'Europa che esiste un'altra strada per rispondere alla crisi economica e istituzionale in atto.
Una strada alternativa alla risposta solo tecnocratica, alla contrazione dei diritti del lavoro, alle liberalizzazioni-privatizzazioni dei servizi pubblici, al taglio verso gli enti locali. Dovranno dimostrare, più in generale, di saper sintetizzare concretezza e utopia, avanzando proposte reali che sappiano tradurre in pratica, anche amministrativa, il sogno di una società più giusta e libera. Un modo per farlo, credo, è quello di partire dalla difesa dei beni comuni (acqua, internet, ambiente, saperi, solo per fare qualche esempio) e dalla promozione di una democrazia partecipativa.
È quello che ci hanno indicato, del resto, gli oltre 27 milioni di cittadine e cittadini che a giugno, in occasione del referendum, si sono espressi in modo chiaro e netto, "costringendo" la politica e le istituzioni ad una riflessione sul senso di una crisi della rappresentanza che da tempo appesantisce il paese. Una riflessione che oggi diviene ancora più urgente e pressante a causa della crisi economica, quella generata dal liberismo forzato e dal mercato incontrollato, rispetto alla quale le cittadine e i cittadini vogliono avanzare la loro proposta e la loro ricetta di superamento.
È quello che ci hanno indicato, del resto, gli oltre 27 milioni di cittadine e cittadini che a giugno, in occasione del referendum, si sono espressi in modo chiaro e netto, "costringendo" la politica e le istituzioni ad una riflessione sul senso di una crisi della rappresentanza che da tempo appesantisce il paese. Una riflessione che oggi diviene ancora più urgente e pressante a causa della crisi economica, quella generata dal liberismo forzato e dal mercato incontrollato, rispetto alla quale le cittadine e i cittadini vogliono avanzare la loro proposta e la loro ricetta di superamento.
Dunque a Napoli potremmo iniziare un percorso di semina politica collettiva molto importante, piantando i bulbi dei diritti comuni e della partecipazione, perchè appare indispensabile, in questo preciso momento storico, vigilare e prender parte. Contrastare la privatizzazione dei servizi pubblici che garantiscono i diritti di tutte e tutti (dal trasporto ai rifiuti) perchè restino nell'ambito del pubblico senza ambiguità (il che non vuol dire demonizzare il ruolo che pure il privato può avere ma in altri settori); contrastare l'aggressione ai diritti del lavoro e la marginalizzazione del sindacato, soprattutto la sua esclusione dai luoghi di occupazione quando non ratifica gli accordi che ledono la Costituzione (vedi il caso Fiom); contrastare la dittatura del patto di stabilità che rappresenta un vincolo inaccettabile per le autonomie locali.
Promuovere, invece, la ripubblicizzazione dei servizi essenziali per difenderli dai monopoli privati che non aiutano l'efficienza e l'economicità degli stessi, favorendo l'istituzione delle aziende speciali di diritto pubblico, che vedano anche la partecipazione delle cittadine e dei cittadini; una razionalizzazione delle società partecipate diminuendo numero e stipendi dei membri dei loro cda; politiche inclusive sul piano della rappresentanza, aprendo i consigli alla partecipazione dei migranti; nuovi laboratori politici che realizzino una democrazia diretta e partecipativa, con consulte tematiche che esprimano pareri e osservazioni da sottoporre all'attenzione delle giunte e dei consigli per migliorare la prassi amministrativa, oppure con referendum locali.
A Napoli stiamo cercando di attuare queste "piccole" misure che sono espressione, però, di una "grande" rivoluzione politico-sociale, la stessa che ha spinto gli italiani a scrivere una pagina preziosa e bellissima in occasione dell'ultimo referendum, la stessa che ci porterà sabato, a Napoli, a scriverne un'altra. E sarà anch'essa preziosa e bellissima, grazie al contributo di tutti coloro che vi prenderanno parte, dagli amministratori ai movimenti, dalle associazioni ai comitati. Una nuova pagina che avrà il volto dei beni comuni come fondamento di una democrazia partecipativa. Il volto del futuro che in tantissime e tantissimi vogliamo realizzare a partire da oggi.
Fonte: http://www.ilmanifesto.it
27 Gennaio 2012
27 Gennaio 2012