17 gennaio 1991: assurda, folle, azzardata manovra
Don Renato Sacco
I responsabili di quella manovra che fu la guerra vengono celebrati come eroi. Le persone colpite dai missili all’uranio impoverito o al fosforo bianco? Quanti sono? Dove sono? Cosa dicono i loro cari? Qualcuno li ha intervistati? La risposta è scontata.
Il 17 gennaio 1991 iniziava la prima guerra del Golfo. Nella notte, alle 0,29, molte Tv, dalla BBC a Studio Aperto, annunciavano in diretta “Hanno attaccato, hanno attaccato!”, con le immagini di quel cielo ’verde’ su Baghdad illuminato dai missili che hanno inchiodato milioni di telespettatori al teleschermo. La prima guerra in diretta, che ha aperto una nuova era, anche nel modo di fare informazione e, forse, anche nella coscienza della persone. Si è visto il ‘fascino’ della guerra, la tecnologia, i missili intelligenti, ecc.. insomma, una cosa… seria, direbbe l’attuale ministro della Difesa. I morti, le vittime, le persone uccise? Non contano e non vengono neanche contate. Semplicemente non interessano. Sono effetti collaterali.
Ma che strano. Quando succede una tragedia, come il naufragio della nave da crociera di questi giorni, si parla prima di tutto dei morti, dei dispersi. Si intervistano i sopravvissuti, le loro famiglie, si cercano le loro storie, i loro racconti, da Venezia agli Stati Uniti, alla Corea. E si cercano i responsabili di quella assurda, folle, azzardata manovra! E poi si indaga sulle eventuali complicità, sui possibili disastri ambientali. Si celebrano – giustamente – gli eroi che hanno salvato tante vite umane.
Per la guerra non è così. Anzi, l’esatto contrario.
I responsabili di quella assurda, folle, azzardata manovra che fu la guerra (‘avventura senza ritorno’ come la definì Giovanni Paolo II) vengono celebrati come eroi, o perlomeno come persone sagge e intelligenti che hanno affrontato la situazione con serietà! Le storie raccontate sono quelle dei piloti che bombardano, dei politici compiaciuti, dei missili intelligenti che colpiscono con precisione a 5 Km. di distanza. Che affascinano il telespettatore anche lui parte attiva di questa emozionante avventura. La tecnologia a servizio del bene contro il male. Saddam diventa il nemico brutto e cattivo. A dire il vero era un criminale anche prima, quando era caro amico dell’Occidente e anche dell’Italia, con cui abbiamo fatto affari, e a cui abbiamo venduto armi e mine antipersona. Poco importa se poi la storia si è ripetuta più o meno uguale con il Colonnello di Tripoli. L’importante è essere seri. responsabili, mantenere i patti. E la guerra, quando ci vuole ci vuole… D’altronde, lo diceva già Alberto Sordi, “Finché c’è guerra c’è speranza”, nel 1974. E se si cerca su Google ‘borsa 17 gennaio 1991’ si possono vedere alcuni servizi del Tg2: “Primo giorno della guerra del Golfo. Come in tutto il mondo, anche in Italia sale la borsa: Milano +4,7%. Le Borse hanno detto sì a questa operazione militare”.
Sì, ma i morti? Le persone colpite dai missili all’uranio impoverito o al fosforo bianco? Quanti sono? Dove sono? Cosa dicono i loro cari? Qualcuno li ha intervistati? La risposta è scontata: “Dai siamo seri! Non facciamo domande di questo genere. Dobbiamo guardare ai nostri interessi, allo Spreed., agli affari e alla tecnologia. E ben vengano anche gli F35, con tanta tecnologia e posti di lavoro”.
Il gelo di questi giorni sembra percorrere anche il sangue delle nostre vene, e speriamo non anche la nostra coscienza.
Per chi è credente, una preghiera per i morti di quella guerra del 1991, e per i tanti amici, ancora vivi, che dopo quella guerra abbiamo conosciuto in Iraq. Quanti volti, quanti ricordi!
E per tutti un ricordo delle vittime di quella assurda, folle, azzardata manovra che fu e continua ad essere la guerra.
Fonte: www.mosaicodipace.it
17 Gennaio 2012