Gli Usa all’Iran: il blocco di Hormuz è inaccettabile


Daniela Roveda


L’Iran minaccia, gli Stati Uniti rispondono. Con lo stesso tono. E scoppia la guerra di nervi, con rischi ancora incalcolabili per l’equilibrio già precario dei rapporti tra i due Paesi.


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Gli Usa all'Iran: il blocco di Hormuz è inaccettabile

Sale pericolosamente la tensione nel Golfo Persico, dove la Marina americana ha reagito alla minaccia iraniana, ribadita anche ieri, di chiudere lo Stretto di Hormuz (da cui passa quasi un quinto degli scambi petroliferi mondiali) in rappresaglia contro le proibitive sanzioni che gli Stati Uniti e l'Occidente si preparano a varare contro Teheran. Il portavoce della Quinta flotta Usa ha fatto sapere che qualsiasi interruzione del traffico navale nello Stretto «non sarà tollerata» .
Nonostante il rischio di un blocco delle forniture di greggio iraniano, però, ieri il prezzo del petrolio non è salito, anzi a New York è sceso al di sotto dei 100 dollari al barile grazie all'intervento dell'Arabia Saudita. Ieri un ministro saudita ha dichiarato infatti che il Paese è pronto a far salire la produzione di greggio per compensare l'eventuale calo delle forniture iraniane.
La cooperazione di Riad e di altre nazioni produttrici di petrolio come la Libia, l'Iraq e l'Angola costituisce l'anello cruciale nella strategia americana intesa a isolare economicamente l'Iran e costringerlo a rinunciare al suo programma nucleare. La chiusura dello Stretto di Hormuz è un rischio – peraltro giudicato remoto – che l'America è pronta a correre, a patto di non creare una strozzatura nelle forniture e un conseguente aumento dei prezzi. Un forte incremento del prezzo del greggio potrebbe infatti danneggiare gravemente la debole ripresa e compromettere la rielezione del presidente Obama.
La Casa Bianca tuttavia ha deciso di accrescere le pressioni sull'Iran dopo la pubblicazione di un allarmante rapporto dell'Aiea sui progressi del programma per la costruzione di armi nucleari in Iran. Questo rapporto, e l'attacco contro l'ambasciata britannica a Teheran nel novembre scorso, potrebbero convincere anche l'Unione europea a imporre un embargo sul petrolio iraniano
Le ultime sanzioni contro Teheran approvate all'unanimità dal Senato americano questa volta potrebbero mettere letteralmente in ginocchio l'economia iraniana. Benché il Paese sia stato colpito ripetutamente negli ultimi 5 anni da misure volte a contenere le sue esportazioni e importazioni, gli Usa non hanno mai preso di mira il greggio. Questa volta invece Washington ha deciso di penalizzare tutte le società straniere che intrattengno rapporti finanziari con la Banca centrale iraniana, di fatto impedendo loro di avere rapporti d'affari con gli Stati Uniti. In pratica quindi le sanzioni potrebbero impedire all'Iran di vendere il suo petrolio sul mercato mondiale.
Il successo della strategia americana dipenderà anche dalla cooperazione dei maggiori Paesi importatori, in particolare la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e l'Europa, tutti acquirenti di petrolio iraniano. Anche se l'America riuscisse a portare a termine con successo questo complesso sforzo diplomatico, non vi è alcuna garanzia che le sanzioni saranno sufficienti a convincere Teheran a rinunciare alle armi nucleari. Ma Obama pare pronto a correre il rischio, pur mantenendo la facoltà di revocare le sanzioni approvate dal Parlamento nel nome della sicurezza nazionale.

Fonte: IlSole24Ore

29 dicembre 2011

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