E’ caduto il quarto!


Ansa


Dopo 33 anni al potere e dieci mesi di rivolte, il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha firmato oggi l’accordo con il quale cede il potere al vice presidente Abdrabuh Mansur Hadi, in cambio dell’immunità giudiziaria per lui e la famiglia.


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E' caduto il quarto!

Alì Abdallah Saleh ha detto una volta che governare lo Yemen è come "ballare sulla testa dei serpenti". I serpenti sono le oltre 200 tribù del paese, litigiose e armate fino ai denti. Un ballo che l'ex militare ha saputo condurre per anni, ma che ora è arrivato alla fine. Saleh è nato nel 1942 nel nord del paese da una famiglia di sciiti zaiditi. Ha fatto solo le elementari ed è entrato giovanissimo nell'esercito.

Dal '77 governatore militare di Taiz, nel '78 viene eletto dal parlamento presidente dello Yemen del Nord, dopo l'uccisione in un attentato del capo di stato precedente. Il giovane rais comincia a governare col pugno di ferro, fucilando senza problemi gli avversari politici, ma riuscendo anche a gestire le rivalità fra le tribù. I suoi obiettivi sono riunificare nord e sud e modernizzare il paese. Il primo gli riesce nel 1990. Lo Yemen del sud, stato marxista, con l'Urss allo sbando finisce per accettare la riunificazione, con Saleh presidente.

La modernizzazione del paese rimane invece un sogno. Il presidente deve usare tutte le sue energie per tenere a bada le turbolente tribù. Si dice che sia riuscito a sfuggire a un centinaio di attentati. Per trent'anni Saleh riesce a farsi rieleggere regolarmente, e il figlio Ahmed diventa il suo erede designato. Il presidente piazza suoi parenti in tutti i posti di potere. Con l'amministrazione Bush riesce ad accreditarsi come affidabile conbattente anti-Al Qaida. Ma negli ultimi anni, il suo potere comincia a logorarsi. Le spinte autonomiste delle tribù aumentano, l'insofferenza della popolazione per la corruzione e lo strapotere del clan del presidente pure. La primavera araba gli dà la spallata finale.

Le piazze invocano la sua destituzione, lui promette che non si ricandiderà, tratta con l'opposizione, ma reprime nel sangue le manifestazioni. I paesi del Consiglio del Golfo elaborano un piano per fargli lasciare il potere, ma lui rifiuta. L'esercito si spacca, una parte dei militari segue il generale Ali Mohsen al-Ahmar e difende i manifestanti sulle piazze. Il 3 giugno viene compiuto un attacco con razzi contro il palazzo presidenziale. Saleh rimane gravemente ferito e viene trasferito in Arabia Saudita per curarsi. Torna in patria il 23 settembre. L'8 ottobre annuncia le dimissioni a breve. Oggi a Riad, Saleh firma il piano del Consiglio di cooperazione del Golfo che prima aveva respinto. Accetta di lasciare il potere entro 30 giorni al vicepresidente, in cambio dell'immunità. Secondo il segretario Onu Ban ki-moon, andrà negli Usa a curarsi. La 'danza sui serpenti' per lui è finita.

Fonte: Ansa.it

23 novembre 2011

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