Bahai: basta discriminazioni verso i nostri studenti in Iran


NEAR EAST NEWS AGENCY


Una lettera aperta alle autorità iraniane di Bani Dugal, il principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite, chiede di mettere fine all’oppressione degli studenti.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Bahai: basta discriminazioni verso i nostri studenti in Iran

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In una lettera aperta al Ministro dell’istruzione iraniano, la Baha’i International Community chiede di mettere fine alle «pratiche ingiuste e oppressive» che escludono dall’università i giovani baha’i e altri giovani iraniani.

«Questa lettera afferma che ogni persona ha il dovere di istruirsi per poter offrire i propri talenti e competenze al miglioramento della società», ha detto Bani Dugal, il principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.

«Privare un giovane dell’istruzione è un atto riprovevole e contrario atutte le norme legali, religiose, morali e umanitarie. Nessun governo può negare ai propri cittadini questo diritto fondamentale e sacrosanto».

La lettera di cinque pagine, indirizzata a Kamran Daneshjoo, il Ministro iraniano della scienza, della ricerca e della tecnologia, racconta la storia della trentennale, sistematica campagna iraniana per negare gli studi superiori ai giovani baha’i e il tentativo di bandire un’organizzazione comunitaria informale, nota come Istituto baha’i di studi superiori (BIHE), che dà lezioni ai giovani baha’i avvalendosi del servizio volontario di ex professori allontanati dall’università. Notizie di stampa dall’Iran hanno recentemente annunciato che il BIHE è stato dichiarato fuori legge. «Come mai il governo impedisce a una popolazione di giovani cittadini di proseguire gli studi superiori e poi, quando le loro famiglie, aiutandosi reciprocamente, si organizzano in privato per portarli nelle proprie case e farli studiare materie come la fisica e la biologia, dice che questa attività è “illegale” citando leggi che di fatto intendono guidare il funzionamento delle istituzioni scolastiche che servono il pubblico?», chiede la lettera aperta. «Perché il governo è così spietato davanti al desiderio dei giovani baha’i di proseguire gli studi superiori? Anche i professori delle vostre università chiedono ai loro studenti di mostrare la stessa dedizione agli studi».

La politica ufficiale del governo

La lettera elenca le varie strategie adottate dalle autorità iraniane nel corso degli anni per attuare una politica governativa ufficiale che intende escludere i giovani baha’i dalle università. I baha’i sostengono gli esami di ammissione all’università, «solo per scoprire che sono stati squalificati in base a pretese speciose che le domande erano “incomplete”. Le università si rifiutano di iscrivere molti di coloro che superano gli esami. E quei pochi che riescono a iscriversi perché nel momento della registrazione la loro religione non è notata, sono espulsi in seguito. In alcuni crudeli esempi particolari, l’espulsione è avvenuta solo poche settimane prima del completamento dei corsi di studio». «Ogni osservatore attento», prosegue la lettera, «vede chiaramente che la sola ragione per cui alcuni giovani baha’i sono stati ammessi alle vostre università è che queste azioni permettono ai funzionari del vostro governo di negare che voi proibite ai baha’i di iscriversi all’università, un’affermazione che è spudoratamente falsa».

Nuove tribolazioni

«E ora nuove tribolazioni hanno colpito i baha’i», prosegue la lettera, «che sono trattati con durezza negli interrogatori sulla loro partecipazione agli sforzi informali per educare i giovani. Le persone che collaborano con il programma educativo sono minacciate di essere arrestate. I genitori che ospitano le classi sono informati che, se la classe proseguirà, le loro case saranno espropriate. E gli studenti sono invitati a non frequentare le classi e informati che non potranno mai proseguire gli studi superiori finché non abbandoneranno la loro fede e non dichiareranno di essere musulmani». Eppure, fa notare la lettera, messi di fronte a questi fatti in ambito internazionale, i rappresentanti del governo iraniano sostengono che l’Iran non impedisce a nessuno di studiare per motivi religiosi.

«È deplorevole che i rappresentanti della Repubblica Islamica abbiano ripetutamente spacciato queste ovvie menzogne, diminuendo ulteriormente la credibilità del vostro governo. Quando la smetteranno i funzionari iraniani di dire una cosa ai baha’i e di dare contrastanti rassicurazioni in ambito internazionale?». Pur essendo stati esclusi dagli studi superiori e non avendo mai ottenuto nessun diploma ufficiale, molti studenti dell’Istituto baha’i di studi superiori si sono dimostrati così bravi che diverse università di altri paesi li hanno accettati per corsi post-laurea.

«Ciò che ha suscitato la profonda ammirazione dei professori e degli studenti per quei giovani che sono andati a studiare all’estero», dice la lettera, «è la determinazione che essi hanno dimostrato di voler ritornare in Iran dopo aver completato gli studi malgrado i numerosi ostacoli da affrontare e la loro disponibilità ad accettare ogni genere di difficoltà nel loro desiderio di contribuire al progresso del loro paese . . .». «Perché l’Iran non apprezza questa dedizione al miglioramento del paese?», chiede la Baha’i International Community.

La condanna del mondo

I recenti attacchi contro l’Istituto baha’i di educazione superiore hanno suscitato proteste in tutto il mondo. I raid di tre mesi fa nelle case del personale amministrativo e docente del BIHE e il successivo arresto di alcuni di loro sono stati condannati nel Parlamento del Brasile, del Canada e del Cile; biasimati da ministri e parlamentari in Austria, Germania, Irlanda, Nuova Zelanda e Stati Uniti; denunciati da dichiarazioni di eminenti cittadini in India e da educatori in Australia e nel Regno Unito e contestati da campagne di protesta inscenate da organizzazioni e persone, su Internet e nei campus universitari di tutti i continenti. La lettera inoltra cita molti esempi di funzionari governativi ai quali i baha’i si rivolgono per avere giustizia, compresi alcuni dipendenti del Ministero della scienza, della ricerca e della tecnologia, che simpatizzano con loro, ma dicono di avere le mani legate da ordini superiori.

«Con questa lettera, ci uniamo a tutte le persone di buona volontà del mondo che fanno sentire la propria protesta», conclude Bani Dugal. «Diciamo al governo iraniano che è ora che questa ingiustizia e questa oppressione abbiano fine».

Fonte: Nena News

31 agosto 2011

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento