Tunisia, un italiano consulente del NAHDHA


Irene Panighetti


La vicenda di Giacomo Fiaschi, che da vent’anni vive in Tunisia e che è consigliere politico del partito islamista da pochi mesi tornato sulla scena tunisina dopo anni di clandestinità.


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Tunisia, un italiano consulente del NAHDHA

“L’Islam moderato è il migliore antidoto contro l’estremismo, per questo è fondamentale la conoscenza e il dialogo”: questa la convinzione di Giacomo Fiaschi, italiano che da vent’anni vive in Tunisia e che oggi è consulente politico di Nahdha, il partito di ispirazione islamica che da pochi mesi ha la possibilità di tornare sulla scena tunisina dopo anni di clandestinità. Ne è così convinto da aver alacremente lavorato per far invitare ufficialmente Hamadi Jebali, il segretario di Nahdha, al meeting di Comunione Liberazione di Rimini, e non ad un incontro secondario, bensì alla tavola rotonda di venerdì pomeriggio, con la prevista presenza del Ministro degli Esteri Franco Frattini, nonché di Nabil El-Arabi, Segretario Generale della Lega Araba, Tarek Ben Ammar, produttore cinematografico e fondatore di Quinta Communications e di Wael Farouq, professore alla American University in Cairo. Una presenza che vuole essere un riconoscimento ufficiale della formazione politica, che mira a rassicurare l’Occidente con una possibile alleanza con le alte sfere cattoliche, che tutto potrebbero apparire fuorchè in combutta di formazioni musulmane. Almeno in teoria, poiché il messaggio religioso assunto come valore dell’agire politico può risultare un forte denominatore comune. Ed è su questo che si basa la scommessa di Fiaschi, poliedrico personaggio dalla robusta formazione cattolica alle spalle e con strette relazioni con influenti rappresentanti personaggi del clero di Roma. Ardita impresa la sua: accettando di diventare consulente di un partito che all’Occidente fa molta paura rischia di attrarsi i sospetti di quanti, e non sono pochi, temono che Nahdha persegua l’ideale della prevaricazione della sfera religiosa su quella personale, la volontà di costruire uno stato su basi musulmane e quindi l’’imposizione di regole e stili di vita che, dal punto di vista occidentale, limitando la libertà dell’individuo, in primis delle donne. “Niente di tutto questo nel programma politico con il quale Nahdha si presenta alle elezioni della Costituente del prossimo ottobre- garantisce Fiaschi:- il partito ha un orizzonte religioso, certo, ma in questo non c’è nulla di male, anzi, è un bene che ci si richiami ai valori morali della religione, come fece all’epoca la Democrazia Cristiana. Il partito mette al primo posto lo stato neutro, non laico in quanto laico ha assunto il significato di antireligioso. Uno stato in cui la religione sia affare privato, che garantisca la libertà a tutti i cittadini ma che non metta il naso nella vita privata, limitandosi ad essere il garante del rispetto dei diritti”. Alle dichiarazioni rilasciate al Cairo qualche tempo fa dal capo di Nahdha, Rachid Gannouchi, relativamente al califfato come forma ultima dello stato cui ispirarsi, Fiaschi minimizza: “sono parole che lasciano il tempo che trovano, da collocare nel contesto in cui sono state pronunciate, un contesto mediatico con interlocutori specifici. Un altro discorso, più serio, è a livello di programma, dove non si pensa affatto ad uno stato religioso. La Tunisia è un paese che, per le sue condizioni storiche, sociali e culturali non accetterebbe mai una Sharia”. Un doppio registro quindi? Come molti insinuano i leader di Nahdha usano un discorso di un certo tipo con l’Occidente e un altro con il mondo musulmano? “Ma quale doppiezza? È solo, forse, ingenuità politica di persone che vengono da anni di galera e non possono aver assimilato certo la fine arte della politica insegnata dal Macchiavelli- ribatte il consulente politico che insiste: -Nahdha fa paura perché porta avanti un discorso interclassista, che alla ricca borghesia tunisina non piace perché in caso di vittoria farebbe venir meno i suoi privilegi. Non è un caso che i comunisti tunisini vedano di buon occhio un’alleanza con il partito islamico su queste basi, di riforma sociale. Nahdha sta infatti lavorando, come priorità, al programma economico”. A queste parole rassicuranti Fiaschi aggiunge la stoccata finale, a suo dire una garanzia della presunta lontananza di Nahdha dal fondamentalismo: “il segretario si è detto contrario alla chiusura dei bar sotto ramadan, auspicando al contrario una loro apertura non solo ai turisti, ma agli stessi tunisini che scelgono altre vie dall’astensione totale predicata dall’Islam durante il mese sacro”. Convinceranno? Basteranno a placare i timori delle associazioni di donne e di quanti temono la messa in discussione dei valori laici e civili? Avranno un reale riscontro nella politica post elettorale del partito? Solo il prossimo futuro potrà darci le risposte.

Fonte: Nena News

28 agosto 2011

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