Forum Nyéléni-Europe: responsabilità dell’UE nella carestia del Corno d’Africa
Giorgio Beretta - unimondo.org
La forte denuncia e le richieste ai governi europei dal primo “Forum europeo per la Sovranità alimentare” che si concluderà domani a Krems, in Austria (16 – 21 agosto).
“Non solo la siccità e i conflitti locali sono responsabili della crisi alimentare che sta devastando il Corno d'Africa. Politiche commerciali internazionali, land grabbing, scomparsa delle eccedenze alimentari, inefficace gestione delle acque, mancanza di democrazia e di responsabilità e la speculazione alimentare hanno avuto una parte importante nell’aggravare questa e altre catastrofi nei paesi più poveri del mondo”. E’ la denuncia che viene dal primo ‘Forum europeo per la Sovranità alimentare’ che si concluderà domani a Krems, in Austria (16 – 21 agosto).
Le associazioni della società civile chiedono ai governi europei e alla comunità internazionale non solo di “aiutare rapidamente, ma di promuovere un cambiamento fondamentale nelle politiche agricole e alimentari”. “Per combattere la fame a livello globale nel lungo periodo, la Politica agricola comune (PAC) dell’Unione europea non dovrebbe servire gli interessi delle multinazionali del cibo e dei loro investitori. Solo se la PAC si baserà sulla sovranità alimentare, può essere garantita la sopravvivenza di miliardi di contadini e di poveri rurali” – ha affermato Irmi Valzer, rappresentatene di Via Campesina Austria.
“Parlare di sovranità alimentare vuol dire infatti porre al centro la questione dei diritti nel mondo; vuol dire dare centralità al diritto di accedere e produrre alimenti localmente, garantendo quindi l’accesso alla terra e all’acqua” – ribadisce da Krems Maurizio Gubbiotti, coordinatore della Segreteria nazionale di Legambiente. “Filiere corte e produzioni locali garantiscono anche un maggior equilibrio ambientale e quindi un modo concreto per contribuire alla lotta ai mutamenti climatici e alle sue conseguenze.Fenomeni che pesano maggiormente proprio sull’agricoltura rurale e sulle popolazioni più esposte alla fame”.
Il Forum prende il nome dalla leggendaria dea della fertilità del Mali, Nyéleni, il cui spirito ha già ispirato il primo Forum internazionale per la Sovranità Alimentare che si è tenuto in Mali nel 2007. La continuità tra i due Forum è stata chiara fin dall’apertura quando proprio un rappresentante delle organizzazioni contadine del Mali, Ibrahima Coulibaly, ha consegnato i simboli della fertilità e della prosperità della dea Nyéleni (terra, semi e acqua) alla leader contadina europea Geneviève Savigny.
Non poteva esserci momento più necessario per convocare questa assemblea: “Il Forum si svolge infatti mentre in Europa, e non solo, stanno deflagrando molteplici crisi sociali e finanziarie, causate da un’agenda politica, economica e sociale inadeguata, stabilita dall’alto dalle élite, che sta danneggiando le persone e destabilizzando la regione” – spiega Luca Colombo, coordinatore della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB) e rappresentante dell’ampia delegazione italiana organizzata dal Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (CISA). “Questo Forum giunge nel momento giusto per offrire soluzioni radicalmente alternative e concrete, soluzioni elaborate dal basso, dal popolo per il popolo” – conclude Colombo.
“Il tema dell’agricoltura sostenibile non riguarda solo le comunità più fragili e i paesi in via di sviluppo Anche l’Europa deve occuparsene seriamente” – aggiunge Gubbiotti. “La Politica Agricola Comune impegna infatti, il 40% circa del bilancio comunitario, influenzando direttamente le politiche alimentari dei 27 Paesi membri dell’Unione e il futuro della loro agricoltura. Nel 2014 entrerà in vigore la nuova PAC che dovrà tener conto del fatto che l’attuale sistema del settore agricolo e dell’industria alimentare in Europa è ancora lontano dalla sostenibilità da molti punti di vista: sociale, economico, ambientale ed etico. Il cibo non è solo una merce e la riforma della PAC deve essere l’occasione per affermare questo principio fondamentale”
Gubbiotti evidenzia quindi come sia necessario costruire “un sistema capace sia di garantire cibo a prezzi e quantità non influenzabili dalla speculazione, sia di immettere sul mercato alimenti sani per i consumatori, prodotti nel rispetto dell’ambiente, del lavoro, del benessere animale”. Una sfida di non poco conto in un contesto come quello comunitario in cui le multinazionali fremono per introdurre a tutto campo gli Ogm. E proprio il prezzo dei prodotti agricoli è stato oggetto delle prime speculazioni finanziarieche hanno portato alle “rivolte del pane” nei paesi del nord Africa: un campanello dall’allarme a cui pochi hanno prestato la necessaria attenzione.
Gli oltre 400 delegati provenienti da 34 Paesi in rappresentanza di 120 organizzazioni e gli osservatori internazionali provenienti da Asia, Africa, America Latina e Nord America si sono prefissi di identificare le criticità che stanno aggravando l’attuale sistema agricolo e alimentare, iniquo e insostenibile, e allo stesso tempo di condividere le buone pratiche già realizzate per proporre soluzioni praticabili per la realizzazione della sovranità alimentare e per un’organizzazione più equa e giusta della società, sia in Europa che nel resto del mondo.
La sei giorni europea per la sovranità alimentare ha inteso affrontare soprattutto i seguenti i temi chiave: modelli di produzione alimentare; mercato/filiere e catene alimentari, condizioni di lavoro e aspetti sociali del lavoro, accesso alla terra e alle altre risorse, politiche pubbliche. Le discussioni sono organizzate per tema, area geografica e settore (sub-regione europea e realtà sociale: produttori e fornitori di cibo, consumatori, ONG ambientaliste e di sviluppo, lavoratori).
Altro punto qualificante di Nyéleni-Europa 2011 è la ‘democrazia partecipativa’. “Il Forum sta infatti utilizzando una metodologia rigorosa che consente la piena partecipazione di tutti i delegati, donne e giovani in primis, nell'elaborazione dei documenti politici che usciranno da Krems” – spiega ancora Gubbiotti. “Grazie alla metodologia adottata, il lavoro e la riflessione collettiva offriranno una ricca diversità di vedute che confluirà nella Dichiarazione e nel Piano d'azione che usciranno del Forum”.
“Il processo di riforma della Politica Agricola Comune (PAC) non sta funzionando, non avanza e le proposte di riforma ad oggi sul tavolo sono assolutamente insufficienti – sostiene Gubbiotti. “La Politica Agricola Comune va riformata in modo profondo ed è importante che a questo fine ci sia una diffusa mobilitazione sociale. Il nostro impegno al Parlamento Europeo sarà di lavorare affinché la PAC post 2013 sostenga finalmente anche i piccoli produttori e promuova regole semplificate, capaci di stimolare e garantire la produzione e la vendita anche a livello locale di cibo di qualità”.
Non va dimenticato che la Politica Agricola Comune è l’unica politica sulla quale c'è stato un effettivo passaggio di sovranità dagli Stati membri all’Unione e per questo viene decisa esclusivamente a livello europeo. Determina quello che mangiamo, il nostro paesaggio, chi deve continuare a produrre e la qualità della vita delle aree rurali che sono la maggior parte delle superfici dell'Europa a 27. “Tutti i cittadini, influenzando i Parlamentari europei, devono avere voce in capitolo sulle decisioni che si prenderanno. Spetta a loro essere i veri protagonisti di questa riforma, che deve diventare un grande momento di scelta dell’Europa del futuro” – conclude Gubbiotti.
La sfida della sicurezza e della sovranità alimentare è quella di promuovere un sistema capace sia di garantire cibo a prezzi e quantità non influenzabili dalla speculazione, sia di immettere sul mercato alimenti sani per i consumatori, prodotti nel rispetto dell'ambiente, del lavoro, del benessere animale. Oggi l’Unione Europea spende 55 miliardi di euro all'anno, di cui 6 destinati all'Italia, per sovvenzionare un modello di agricoltura insostenibile, di cui beneficiano pochissimi agricoltori: l'80% delle risorse vanno al 20% delle aziende.
Il concetto di “sovranità alimentare” è stato lanciato per la prima volta dall’associazione La Via Campesina nel 1996, durante il Summit Mondiale sul Cibo della FAO che ebbe luogo a Roma. Un concetto elaborato anche come reazione all’inclusione di cibo e agricoltura nei processi di liberalizzazione della nascente WTO e che da allora ha assunto un ruolo sempre maggiore nel dibattito su cibo e agricoltura e nelle riflessioni sulle politiche alternative al neoliberismo. La Sovranità Alimentare, infatti, mette i contadini, i produttori e i cittadini al centro del dibattito e sostiene il diritto di ciascuno e di tutti i popoli a produrre alimenti locali e culturalmente appropriati, indipendentemente dalle condizioni del mercato internazionale.
Fonte: Unimondo.org
20 agosto 2011