Somalia. Senza acqua, senza cibo, senza pace


Repubblica.it


I gruppi integralisti islamici impediscono l’accesso alle Ong da loro già rifiutate in passato. Il PAM, il Programma Alimentare Mondiale, in primo luogo. Intanto però la carestia continua a mietere vittime tra la popolazione: coinvolte nella catastrofe umanitaria circa 12 milioni di persone. Medici Senza Frontiere: “Un bambino su tre è malnutrito”. La presenza di Unicef.


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Somalia. Senza acqua, senza cibo, senza pace

MOGADISCIO – Nonostante la grave crisi alimentare 1 scatenata dalla peggiore siccità degli ultimi 60 anni nel Corno d'Africa, in Somalia gli estremisti islamici Shabaab hanno invitato le Ong da loro "non gradite" in passato a non mettere piede nelle zone sotto il loro controllo. "I gruppi vietati in precedenza non sono i benvenuti per lavorare nelle zone sotto il nostro controllo", ha dichiarato ad una radio somala lo sceicco Ali Mohamud Rage, portavoce del movimento legato ad Al Qaida.

"L'Onu esagera i problemi".
A partire dal 2009, gli Shabaab (giovani, in lingua somala) hanno vietato le attività di numerose organizzazioni umanitarie, tra cui quelle del Pam (Programma alimentare mondiale o Wfp, World Food Program). L'agenzia dell'Onu, tuttavia, ha continuato a lavorare in Somalia, in particolare nella capitale Mogadiscio. "C'è siccità in Somalia, ma non carestia, quanto viene dichiarato dalle Nazioni Unite è 100% falso", ha dichiarato il portavoce.

Contraddizioni.
Un altro responsabile degli Shabaab, che ha voluto restare anonimo,  mercoledì aveva invece accolto con favore l'appello dell'Onu, secondo la quale la siccità ha colpito 12 milioni di persone sul Corno d'Africa, affermando: "La dichiarazione di carestia nelle regioni della Somalia da parte delle Nazioni Unite è benvenuta e speriamo che gli aiuti arrivino alla nostra popolazione".

Medici senza frontiere.
Alla luce del peggioramento della crisi nutrizionale in Somalia, l'organizzazione internazionale medico umanitaria (MSF) esorta tutte le parti in Somalia, nei paesi vicini e la comunità internazionale ad aumentare significativamente l'assistenza alla popolazione somala nella regione e a rimuovere gli ostacoli che attualmente impediscono l'espansione del soccorso indipendente dentro la Somalia. L'attuale crisi sta interessando prevalentemente la popolazione somala. Per valutare precisamente i bisogni della popolazione e aumentare la risposta all'emergenza in un contesto così complesso, è essenziale un accesso indipendente e immediato alle regioni colpite.

Folla alle frontiere con Kenia ed Etiopia.
A causa della scarsa disponibilità di assistenza nel Paese, migliaia di somali si accalcano ogni settimana nei vari campi localizzati nelle aree di confine con i vicini Kenya ed Etiopia. Il personale di MSF sta riscontrando livelli di malnutrizione estremamente alti tra i nuovi arrivati. Un bambino su tre soffre di malnutrizione severa. Insieme alle loro famiglie, affrontano numerosi ostacoli a causa della politica di chiusura delle frontiere del Paese, di lungaggini amministrative nei punti di ricezione dei campi, prima di dover competere per il limitato aiuto disponibile nei sovraffollati e caotici campi rifugiati come quello di Dadaab in Kenya o Dolo Ado in Etiopia.

Nei campi profughi.
In tutta la regione colpita, MSF sta curando più di 10.000 bambini affetti da malnutrizione severa nei propri centri nutrizionali e nelle proprie cliniche. "Ogni persona colpita dovrebbe poter ricevere aiuto, in Somalia o nei paesi vicini", dice Jean Clément Cabrol, direttore delle operazioni di MSF. "Il Kenya e l'Etiopia ospitano il maggior numero di rifugiati somali e dovrebbero dare priorità all'apertura di nuovi campi e al miglioramento di quelli esistenti. Anche la comunità internazionale ha la responsabilità condivisa di aiutare la popolazione somala in cerca di rifugio, assicurando la procedura di registrazione nei campi, razioni di cibo adeguate e ripari nei campi già esistenti e in quelli nuovi. Le attuali restrizioni e gli ostacoli burocratici stanno causando inutili ritardi. Tutte le misure necessarie devono essere prese per rispondere all'emergenza".

Cercano cibo e aiuto.
"I nostri centri nutrizionali operano oltre le loro capacità e, rispetto all'anno scorso, ricevono ogni settimana un numero sette volte superiore di pazienti in alcune località", ha detto Arjan Hehenkamp, direttore generale di MSF. "In Somalia curiamo attualmente più di 3.000 bambini malnutriti: circa 600 sotto i cinque anni nella terapia intensiva dei centri nutrizionali e più di 2.500 nei centri nutrizionali ambulatoriali. Abbiamo urgentemente bisogno di far affluire maggiori risorse per far fronte ai nuovi arrivi e aumentare la nostra risposta nelle regioni colpite". In diverse località, come nella valle del basso Juba, stanno sorgendo campi sfollati spontanei popolati da più di 5.000 persone che hanno abbandonato i villaggi e le campagne alla ricerca di cibo e aiuto.

L'UNICEF.
Con lo stato di carestia dichiarato in due regioni della Somalia meridionale e tassi di malnutrizione a livelli di emergenza nelle regioni aride e semi-aride in tutto il Corno d'Africa, quasi 720 mila bambini sono a rischio di morte senza assistenza urgente. In totale 2,23 milioni di bambini in Etiopia, Kenya e Somalia soffrono di malnutrizione acuta. "Con la nostra logistica – ha detto Shanelle Hall, direttore del Magazzino Centrale degli Aiuti dell'UNICEF – ci stiano preparando ad inviare una quantità di aiuti senza precedenti, soprattutto alimenti terapeutici, in tutto il Corno d'Africa. Se vogliamo salvare vite umane – ha aggiunto – dobbiamo agire ora e portare nella regione al più presto possibile in quantità massicce farmaci, vaccini, cure salvavita, per poi distribuirli subito ai bambini che ne hanno più bisogno."

Eppure, nonostante gli ostacoli… Finora in questo mese, tramite aerei, camion e navi, l'UNICEF ha consegnato 1.300 tonnellate di aiuti salvavita in alcune delle zone più colpite del sud della Somalia, compresi alimenti terapeutici per oltre 66.000 bambini malnutriti. Nei prossimi mesi, l'obiettivo dell'UNICEF è di raggiungere 240.000 bambini. Forniture UNICEF d'emergenza  del valore di 1,2 milioni di dollari sono state inviate nella regione "Somali" dell'Etiopia; l'UNICEF Kenya ha fornito ai partner 1,4 milioni di dollari di aiuti per i bambini nei campi e nelle zone pastorali colpite dalla siccità. Sono state distribuite anche zanzariere trattate con insetticida per prevenire la malaria, farmaci essenziali e vaccini, utili durante le campagne di vaccinazione di massa che si svolgeranno prossime settimane.

Il video di Unicef Italia: Corno d'Africa, l'azione dell'UNICEF

Fonte La Repubblica

22 lulgio 2011

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