Strage in sordina a Khost
Emanuele Giordana - Lettera22
Ancora vittime civili in Afghanistan. Bombe intelligenti sulle abitazioni dove vivono anche donne e bambini. Passa in Consiglio die ministri il DL missioni: “Niente tagli per l’Afghanistan”.
Per l'ennesima volta il copione si ripete. Le autorità locali denunciano un raid della Nato in una provincia orientale dell'Afghanistan e la morte, nelle primissime stime, di almeno 14 civili tra cui tre minori. La Nato fa melina. Non nega ma non ammette e, nelle prime dichiarazioni, i portavoce dell'Alleanza sostengono che i morti certi sono quattro: e tutti talebani. Per il resto, il mantra è quello di routine: “stiamo indagando”.
Nel giorno in cui, cinquemila chilometri più a Ovest – a Roma – il Consiglio dei ministri vara il decreto legge che rifinanzia la missione militare italiana a Herat (come spieghiamo in dettaglio nell'articolo a fianco) si consuma un'ennesima strage che, come per abitudine, non fa notizia. La Lega, che ha fatto la voce grossa (ma che, per dirla con Federica Mogherini, deputata Pd della Commissione Difesa della Camera , “dopo aver tuonato, le missioni le approva”), e che si è fatta paladina del dramma della morte al fronte dei nostri soldati, sulla strage Nato non dice una parola. Si accontenta delle raffinate sforbiciate concordati nei ministeri di via XX settembre che per il prossimo semestre (le missioni all'estero dell'Italia – trentatré – si finanziano ogni sei mesi) totalizzano “un risparmio di quasi 120 milioni rispetto a prima”, come dice il titolare della Difesa La Russa e insomma “il costo totale scende da 811 milioni a 694 milioni di euro”. Chi si contenta gode. E comunque sia ben chiaro, spiega il ministro in mimetica: “I risparmi non riguardano l'Afghanistan dove aumenteranno invece gli investimenti per la sicurezza”. Quella dei nostri soldati ovviamente.
Per gli afgani, nemmeno un minuto di silenzio anche se il silenzio (di altro tipo) è unanime. Cose che non ci riguardano. E se non fosse per Al Jazeera, una delle televisioni più attente al panorama afgano, la notizia sembra quasi di routine per tutti gli altri: la Bbc riporta la notizia ma non nella sua homepage. La Cnn la mette tra le quinte ma in compenso aggiunge altri dettagli. Fa un bilancio di 11 vittime civili: otto bambini e tre donne. Il raid avviene nel distretto di Dumanda, provincia orientale di Khost.
Non è il primo. Non sarà l'ultimo. Mercoledi altri due bambini sono morti nella provincia di Gazni per un altro raid. E il ricordo della strage dell'inizio dell'anno, quando alcuni elicotteri spararono uccidendo nove mocciosi in cerca di legna in una provincia del Nordest, è ancora fresco. Allora Karzai fece fuoco e fiamme. E l'algido generale Petraeus, comandante in capo delle forze Usa e di quelle Nato, chiese scusa forse stimolato da Obama che espresse “profondo rammarico”. Intanto nella zona del raid dove si è diffusa la notizia di una bomba sganciata da un velivolo militare che ha colpito una casa uccidendone gli abitanti, la gente è scesa in strada intonando slogan contro la Nato e bloccando la principale via di comunicazione che collega il distretto di Dumanda alla città di Khost e alla vicina provincia di Paktia.
Che il consenso verso le truppe Nato vada scemando di anno in anno è cosa nota come anche gli stessi sondaggi dell'Alleanza rivelano (vuoi per lo stato di povertà permanente di certe aree, vuoi per le vittime dei bombardamenti, vuoi più in generale per il fatto che oltre 140mila soldati non riescono comunque a garantire la sicurezza degli afgani). Ma anche la credibilità è sempre più minata, come dimostra l'esempio di Khost, illuminato da altre rivelazioni. Quella dell'Inter Press Service recentemente, ad esempio, che ha avuto un mano cablogramma classificato sulla percentuale tra “talebani” arrestati e rilasciati.
Come confermato dal comandante della Task Force 435, ammiraglio Robert Harward, più o meno l'80% dei sospetti viene poi rilasciato. Otto su dieci insomma sono innocenti. O, se si preferisce, uno su cinque risulta colpevole. Detto in altre parole, il rischio di errore è elevatissimo e mascherato visto che le cifre degli arresti pubblicizzate da Petraeus tengono conto del totale degli arresti ma non della scrematura dei rilasci. Ecco perché l'inchiesta promessa sulla strage di Khost non convince. E diventa difficile essere certi dei quattro talebani che la Nato dice di aver ucciso. Quattro, uno o nessuno?
Fonte: www.lettera22.it
8 Luglio 2011