Un mondo in fuga. L’Onu: mai così tante crisi umanitarie!


Avvenire


Ancora un record, ma non c’è nulla festeggiare. È il numero delle persone nel mondo in fuga da guerre e cataclismi: 120 milioni. Solo 10 anni fa erano la metà. I tre quarti comunque restano in paesi limitrofi. È il bilancio drammatico del nuovo Rapporto Global Trends dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, Da cui […]


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Ancora un record, ma non c’è nulla festeggiare. È il numero delle persone nel mondo in fuga da guerre e cataclismi: 120 milioni. Solo 10 anni fa erano la metà.

I tre quarti comunque restano in paesi limitrofi. È il bilancio drammatico del nuovo Rapporto Global Trends dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, Da cui emergono anche segnali positivi: più di 5 milioni di sfollati interni e un milione di rifugiati nel 2023 sono rientrati a casa. Aumentati i reinsediamenti, quasi 160mila. Il numero dei profughi continua a crescere da 12 anni a questa parte. Ora sono quanto gli abitanti del Giappone, il 12° paese al mondo, due volte la popolazione dell’Italia.

L’anno scorso l’Unhcr ha dovuto rispondere a un numero in crescita di crisi umanitarie, dichiarando 43 emergenze in 29 Paesi. È il più alto numero degli ultimi 10 anni, quadruplicato in un triennio. La prima causa del boom è stato il conflitto in Sudan: da aprile 2023 sono più di 7,1 milioni i nuovi sfollati, altri 1,9 milioni in fuga oltre i confini. A fine 2023, circa 10,8 milioni di sudanesi era sradicato dalle proprie case. Non va meglio nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar, con milioni di persone in fuga da feroci combattimenti. Secondo l’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso dei 5 milioni di profughi palestinesi in Medio Oriente, alla fine dello 2023 nella Striscia di Gaza, 1,7 milioni di persone ( il 75% della popolazione) erano sfollate a causa degli attacchi israeliani. La più grande crisi di rifugiati al mondo resta la Siria, 13,8 milioni di persone in fuga.

Il 73% dei rifugiati sotto mandato Unhcr proviene da soli 5 Paesi (oltre alla Siria ci sono Afghanistan, Venezuela, Ucraina e Sudan).

La popolazione di rifugiati più numerosa è quella afghana, che rappresenta uno su sei di tutti i rifugiati assistiti dall’Agenzia. «Dietro a questi numeri si nascondono innumerevoli tragedie umane», dichiara Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati. « È giunto il momento – afferma – che le parti in conflitto rispettino il diritto bellico e internazionale. Senza una cooperazione migliore e sforzi concertati per affrontare conflitti, violazioni dei diritti umani e crisi climatica, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere, portando nuova miseria e costose risposte umanitarie».

L’aumento più consistente di persone in fuga riguarda quelle che rimangono nel proprio Paese. Gli sfollati raggiungono i 68,3 milioni di persone, quasi il 50% in più in cinque anni. Tra i paesi che accolgono più rifugiati primo è l’Iran (3,8 milioni), seguito da Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan ( 2 milioni). Quasi tutti i rifugiati in Iran e Pakistan sono afghani e quasi tutti quelli in Turchia sono siriani. Nonostante una certa percezione diffusa, anche per campagne politiche strumentali, la stragrande maggioranza dei rifugiati – dice il rapporto Global Trends – è ospitata in Paesi limitrofi a quelli della crisi ( 69%), e il 75% risiede in Paesi a basso e medio reddito, che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale.

«Il cambiamento climatico sta esacerbando le esigenze di protezione e i rischi per le persone costrette alla fuga – sottolinea il Rapporto – e alla fine del 2023 tre quarti delle persone costrette alla fuga vivevano in Paesi con un’esposizione elevata o estrema ai rischi legati al clima».

Il Rapporto racconta anche le “ buone pratiche” nel mondo per l’inclusione. Come il Piano Shirika del governo del Kenya per i 600mila rifugiati somali e sud sudanesi. In Italia l’Unhcr è impegnata in numerosi progetti per l’accesso ai servizi e l’inclusione lavorativa. Il programma Welcome. Working for refugee integration in 7 anni ha convolto oltre 700 aziende con 30 mila percorsi di inserimento lavorativo. L’Italia, in accordo con l’Unhcr, prevede programmi per canali regolari e sicuri: i corridoi umanitari, universitari e lavorativi, evacuazioni di emergenza e reinsediamento ( per 2.805 persone rifugiate dal 2015 ad oggi). Dal 2017 sono state trasferite dalla Libia 1.510 persone vulnerabili, altre 1.300 seguiranno nei prossimi 3 anni. « Numeri ancora ridotti – riconosce il Rapporto – ma rappresentano un segnale di solidarietà verso i paesi a basso e medio reddito che ospitano il 75% dei rifugiati» .

In Italia i titolari di protezione internazionale a fine del 2023 erano 138mila, i richiedenti asilo in attesa di risposta 146.938. A fine 202e erano 161mila gli ucraini titolari di protezione temporanea. Numeri tutto sommato contenuti, se paragonati ai 2 milioni 600mila accolti in Germania.

 

Luca Liverani

Fonte: Avvenire

13 giugno 2024

 

 

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