Il Papa e l’Ucraina: digiuno per la pace il 2 marzo


Corriere.it


All’udienza generale, davanti agli «scenari sempre più allarmanti» che si mostrano in queste ore, Papa Francesco ha lanciato un appello «a tutti, credenti e non credenti» per «una giornata di digiuno per la pace», il 2 marzo.


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«Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte».

All’udienza generale, davanti agli «scenari sempre più allarmanti» che si mostrano in queste ore, Papa Francesco ha lanciato un appello «a tutti, credenti e non credenti» per «una giornata di digiuno per la pace», il 2 marzo: «Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio:, con la preghiera e il digiuno: invito tutti a fare del 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti che perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra».

L’appello a tutti, e in particolare «ai credenti», è significativo.

Le parole di Francesco, per una volta, non sono rivolte anzitutto ai cattolici , ma in generale ai cristiani: «Dio è Padre di tutti, non solo di qualcuno». Già domenica aveva detto all’Angelus: «Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra!».

La tensione tra Russia e Ucraina si riflette nella divisione, sempre più aspra, tra le chiese ortodosse dei due Paesi. La situazione ha cominciato a precipitare nel 2014, con l’annessione russa della Crimea. Nel 2018 il «Concilio di unificazione» riunito a Kiev ha sancito la nascita di una Chiesa ortodossa nazionale ucraina autocefala, cioè indipendente dal Patriarcato di Mosca. Il riconoscimento della Chiesa ucraina da parte del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha rappresentato una spaccatura drammatica nel mondo ortodosso. Il patriarca di Mosca Kirill ha parlato di «pseudo-concilio» e di «scismatici ucraini».

In questa situazione, la diplomazia vaticana cerca di mediare tra i contendenti.

Da tempo si sta preparando un incontro tra Francesco e il Kirill , dopo quello storico di sei anni fa all’Avana, come aveva rivelato in ottobre al Corriere il Metropolita Hilarion, «ministro degli esteri» del Patriarcato di Mosca: l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Aleksandr Avdeev, ha parlato nei giorni scorsi di una data «tra giugno e luglio».

Anche dall’Ucraina sono arrivati negli ultimi anni inviti ripetuti al Papa. Francesco è pronto a fare la sua parte, del resto «pontefice» significa proprio «costruttore di ponti», il 17 dicembre ha parlato con Putin che lo chiamava per gli auguri nel giorno del suo compleanno, un appuntamento telefonico preparato da settimane.

Che la religione sia diventata uno strumento per alimentare le divisioni, lo dimostra il fatto che proprio Putin, lunedì, ha citato per tre volte l’ortodossia come elemento identitario: «L’Ucraina è parte integrante della storia russa… Le persone di questo territorio sono state chiamate russe e ortodosse».

In questo tempo di crisi, il Papa è stato attento a non prendere le parti di nessuno dei contendenti. Ha evocato l’appello inascoltato di Benedetto XV contro l’ «inciviltà della guerra» e l’ «inutile strage» della Prima Guerra mondiale: «Abbiamo sperato che non ci sarebbe stato bisogno di ripetere parole simili nel terzo millennio, eppure l’umanità sembra ancora brancolare nelle tenebre».

Anche oggi si è rivolto ai capi delle nazioni, come il suo predecessore nel 1917, perché si depongano le armi: «Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane, si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra, che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza e screditando il diritto internazionale».

Gian Guido Vecchi
Corriere.it
23 febbraio 2022

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