Covid: le disuguaglianze moltiplicate
Avvenire
Oxfam denuncia la pandemia sociale globale: meno dell’1% dei vaccini ai Paesi poveri, mentre i Paperoni hanno raddoppiato le ricchezze. Coi vaccini cinque nuove società miliardarie.
Sono gli altri numeri della pandemia. Il rovescio della medaglia: da un lato vaccinati e ricoverati, dall’altro chi – alcuni colossi, vecchi e nuovi, farmaceutici e delle biotecnologie – producendo quei vaccini salva vite umane, ma accresce anche le proprie fortune. E così, accanto al Covid, il virus storico delle disuguaglianze ha ripreso a galoppare dopo un 2020, il primo anno dell’era Coronavirus, di relativa stasi.
Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà (vivono cioè con meno di 5,50 dollari al giorno) rispetto al periodo pre-pandemico. E le proiezioni dicono che, senza radicali interventi, è verosimile che si torni alla situazione antecedente non prima del 2030. A indagare su queste clamorose differenze sociali è come ogni anno Oxfam, la confederazione internazionale di Ong impegnata nella lotta alle disuguaglianze che, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos che quest’anno si terranno in forma virtuale, pubblica oggi il rapporto “La pandemia della disuguaglianza”. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021. Fra questi Paperoni si sono aggiunti alcuni produttori di vaccini, denuncia Oxfam che già a luglio 2021 aveva parlato di “The great vaccine robbery”: i monopoli detenuti da Pfizer, Biontech e Moderna hanno permesso loro di realizzare utili per 1.000 dollari al secondo e hanno creato 5 nuove realtà miliardarie. La disuguaglianza sta però contribuendo a prolungare il corso della pandemia. Nel frattempo, infatti, solo meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito. La percentuale di persone con Covid-19 che muore a causa del virus in questi Paesi è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi è stato vaccinato appena il 4,81% della loro popolazione.
«La disuguaglianza non è una fatalità, ma il risultato di precise scelte politiche – ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International che per questo ripropone l’idea di una tassa sui più ricchi -. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità». Invece accade che aziende come Pfizer/Biontech e Moderna facciano pagare una dose fino a 24 volte il suo costo di produzione, in una tenaglia che vede anche bloccare gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo per derogare alle norme sulla proprietà intellettuale dei relativi brevetti nella sede dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La conseguenza è che la mancanza di accesso ai vaccini sta ampliando ancor più il divario fra Paesi ricchi e poveri e finisce col ritardare la ripresa globale. Eppure, denuncia sempre Oxfam, tutto questo è tutt’altro che inevitabile: basterebbero una deroga al Wto e un’iniezione finanziaria che potrebbe costare meno di 10 miliardi di dollari. Un niente a esempio per Jeff Bezos, il gran capo di Amazon, che nei primi 21 mesi della pandemia da solo ha cumulato un surplus patrimoniale pari a più 81,5 miliardi di dollari, che equivale al costo completo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale. «Già in questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone – afferma ancora Bucher -. Se anche vedessero ridotto del 99,993% il valore delle proprie fortune, resterebbero comunque membri titolati del top-1% globale».
Il virus della disuguaglianza colpisce in particolar modo anche le donne che, oltre ad aver perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020 (un ammontare superiore al Pil combinato di 98 Paesi), devono far fronte a un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito, che ancora oggi ricade prevalentemente su di loro. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.
«Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l’economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario – conclude Bucher –. Alcuni settori hanno beneficiato della crisi con conseguenze avverse per troppi, come nel caso del settore farmaceutico, fondamentale nella lotta alla pandemia, ma succube alla logica del profitto e restio alla sospensione temporanea dei brevetti e alla condivisione di know-how e tecnologie necessarie per aumentare la produzione di vaccini Covid e salvare vite anche nei contesti più vulnerabili del pianeta».
Eugenio Fatigante
Avvenire
17 gennaio 2022