Libia, Misurata sotto attacco. I capi tribù sfidano Gheddafi
lastampa.it
Secondo gli insorti che comunicano con telefoni satellitari, le forze fedeli al leader libico stanno martellando con colpi di mortaio tutto il distretto a ovest di Misurata. Emissari della Nato a Bengasi.
Misurata, terza località della Libia, è anche oggi al centro dell’offensiva delle forze governative che stanno cercando di riprendere il controllo della città portuale in mano agli insorti. La situazione è in stallo, gli uomini di Gheddafi mantengono l’assedio e anche la via del mare oggi è rimasta chiusa a qualsiasi nave: non ha potuto entrare in porto una nave con aiuti umanitari e non ha potuto uscire la Red Star One che, dopo aver attraccato ieri, sarebbe dovuta salpare oggi con a bordo circa mille sfollati dell’Africa sud-sahariana, soprattutto nigeriani, ghanesi e sudanesi.
Secondo gli insorti che comunicano con telefoni satellitari, le forze fedeli al leader libico stanno martellando con colpi di mortaio tutto il distretto a ovest di Misurata. «Dalla notte scorsa bombardano l’area di Abu Ruia – ha riferito un portavoce – Hanno compiuto intensi bombardanti, usando mortai e artiglieria pesante, a ovest». Nei due giorni precedenti i governativi avevano concentrato i bombardamenti sulle aree intorno al porto, a est della città. La situazione resta comunque fluida e informazioni che non possono essere verificate da fonti indipendenti, parlano in alternanza di avanzata dei governativi e arretramento dei ribelli. E viceversa.
Nel contempo la Nato, dopo l’intervento militare cominciato il 19 marzo su mandato delle Nazioni Unite, ha oggi comunicato l’intenzione di inviare a Bengasi – roccaforte dei ribelli nella Libia orientale – un proprio emissario al fine di avere un più stretto collegamento e coordinamento con il Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Anche a ovest, verso il confine con la Tunisia, gli scontri si sono oggi intensificati e, secondo le denunce dei ribelli, le forze fedeli a Gheddafi hanno bombardato per ore con razzi Grad di fabbricazione russa Zenten, cittadina controllata dagli insorti a circa 160 chilometri a sud-est di Tripoli. Alcune case sono state colpite, alcuni bambini feriti, non vi sarebbero vittime. I bombardamenti hanno però spinto decine di persone ad abbandonare le proprie abitazioni e a mettersi in viaggio verso il confine tunisino.
Sul piano politico-finanziario, è tornato alla ribalta il tema delle forniture militari agli insorti. Per ora si è ancora a livello di discussione: il presidente americano Barack Obama stamane ha ordinato che siano sbloccati aiuti «non militari» urgenti per 25 milioni di dollari. In serata gli Stati Uniti hanno comunicato che il Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) merita il sostegno degli Usa che, però, non hanno ancora deciso se riconoscerlo formalmente. Ciò tenendo probabilmente conto anche dei timori dell’ex direttore della Cia, Michael Hayden, secondo il quale la caduta di Muammar Gheddafi potrebbe rendere più complicata per gli Usa la lotta al terrorismo. Intanto 61 rappresentanti delle tribù libiche hanno reso pubblico a Parigi un documento redatto lo scorso 12 aprile a Bengasi nel quale affermano la loro volontà di costruire, dopo l’uscita di scena di Gheddafi, «una Libia libera, democratica e unità».
Fonte: La Stampa
27 aprile 2011