Libero! Grazie Italia, sto bene!
la Repubblica
Ha abbracciato la mamma e la fidanzata che lo stavano aspettando: “Grazie, tutto bene: forza Bologna”
Non si è neanche cambiato. Esce camminando lento, addosso la divisa bianca dei carcerati, in una busta gli abiti mandati dalla famiglia. Dopo 22 mesi di incubo Patrick Zaky è libero.
Poco prima delle 15 locali, le 14 in Italia, è uscito dalla stazione di polizia locale di Mansoura: il viso serio, i capelli raccolti in una coda, gli occhiali rotondi.
Il primo abbraccio è per la mamma, Hala, che quasi lo butta a terra appena lo vede. Non vorrebbe lasciarlo andare ma dietro di lei c’è la fidanzata, che a stento trattiene le lacrime. Poi la sorella Marise e la migliore amica Josra, che ha gestito la campagna social per la sua liberazione.
È un team tutto femminile quello che lo riporta in libertà e che veloce lo porta via: “Grazie tutto bene”.
Dice “forza Bologna”. Poi via verso casa a Mansoura, e probabilmente poi subito al Cairo. Per dimenticare l’incubo di questi mesi. Ma non è ancora chiaro se Patrick sarà sottoposto a obbligo di firma o se davvero potrà spostarsi da Mansoura, dove ufficialmente risiede. Di sicuro non potrà andare all’estero fino a quando non finirà il suo processo, si spera a febbraio.
Le accuse di aver diffuso informazioni false contro lo Stato egiziano restano in piedi: quello che il giudice ha decretato ieri è solo la sospensione della detenzione in attesa della prossima udienza, fissata appunto per il 1 febbraio. Ma oggi Patrick è libero. E qui a Mansoura ora conta solo questo.
Francesca Caferri
La Repubblica
8 dicembre 2021