Ancora senza nome i morti nella Manica
amelia rossi
Almeno 27 persone sono morte il 24 novembre nella peggior tragedia avvenuta nel canale della Manica: solo due persone sono sopravvissute al naufragio, ma si sa pochissimo di loro. L’imbarcazione è affondata al largo di Calais, tra i morti c’erano 17 uomini, sette donne e tre bambini, una delle donne era incinta. Ma i morti […]
Almeno 27 persone sono morte il 24 novembre nella peggior tragedia avvenuta nel canale della Manica: solo due persone sono sopravvissute al naufragio, ma si sa pochissimo di loro. L’imbarcazione è affondata al largo di Calais, tra i morti c’erano 17 uomini, sette donne e tre bambini, una delle donne era incinta. Ma i morti non sono stati ancora identificati, anche se è stata aperta un’inchiesta. Secondo le prime ricostruzioni, la maggior parte dei morti erano curdi iracheni, iraniani o afgani. Probabilmente erano arrivati in Francia attraverso la rotta balcanica.
Non si sa molto della dinamica dell’incidente che ha causato la morte delle ventisette persone, che probabilmente erano partite dal campo profughi di Grande-Synthe, in Francia, sgomberato solo qualche settimana fa dalle autorità francesi. La rotta che collega Calais a Dover si è aperta nel 2018, quando è diventato quasi impossibile per i migranti arrivare nel Regno Unito saltando sui camion prima che entrino nel tunnel sotterraneo che collega i due paesi. Così nel 2021 il numero di persone che ha attraversato via mare la Manica a bordo di imbarcazioni di fortuna è triplicato rispetto all’anno precedente.
L’aumento è in linea con quello dei flussi su tutte le rotte migratorie, dopo la fine delle restrizioni dovute al covid-19, ma è dovuto anche alle difficoltà, dopo la Brexit, di raggiungere il Regno Unito in maniera legale, per esempio attraverso il ricongiungimento familiare. La situazione è aggravata dalle tensioni tra il governo francese e quello britannico, entrambi preoccupati più delle questioni di politica interna che di trovare una soluzione che eviti nuovi morti in mare.
La Francia e il Regno Unito avevano raggiunto un accordo di cooperazione per il controllo della frontiera marittima nel luglio del 2021, che prevedeva lo stanziamento di 62 milioni di euro da parte di Londra per sostenere Parigi nella militarizzazione e nel controllo della frontiera. Ma i britannici non hanno versato i fondi che avevano promesso e sia il governo francese sia quello britannico sembrano più preoccupati delle questioni di politica interna.
Nessuna cooperazione
Il presidente francese Emmanuel Macron, che è già in campagna elettorale per le presidenziali dell’aprile del 2022, è molto attento alla gestione politica della crisi. Anche Boris Johnson è concentrato sull’aspetto politico della questione: infatti l’antieuropeista Nigel Farage ha già attaccato il governo conservatore, che aveva promesso un controllo assoluto dei confini e per cui il blocco all’immigrazione era una delle questioni centrali del programma. Molti parlamentari conservatori hanno chiesto al governo di attuare un blocco navale e hanno proposto di rimandare in Francia i migranti arrivati nel Regno Unito, pratica che infrange le leggi internazionali sul diritto di asilo e sul soccorso in mare.
Sembra che non ci sia nessuna prospettiva di risolvere la questione con il dialogo e la cooperazione tra i due paesi: il 26 novembre il governo francese ha ritirato l’invito alla ministra dell’interno britannica, Priti Patel, che doveva partecipare a una riunione sulla situazione dei migranti in Francia, il 28 novembre. La decisione è stata presa dopo che su Twitter il primo ministro britannico Boris Johnson ha mandato una lettera a Macron, chiedendo che sia la Francia a riportare indietro tutti quelli che provano ad attraversare la Manica.
La lettera di Johnson è arrivata prima su Twitter e ai giornali britannici che nelle mani del presidente francese. “Non si comunicano cose del genere su Twitter, senza preavviso e senza condividerle prima con noi. Questi metodi ci sorprendono e soprattutto non sono seri”, ha accusato il presidente francese. E così dopo il tweet il ministro dell’interno francese, Gérald Darmanin, ha scritto a Patel per dire che domenica l’incontro si svolgerà senza il coinvolgimento britannico.
È solo l’ultimo scontro tra i due paesi che hanno una relazione sempre più complicata: alla crisi dei migranti si aggiunta quella sui diritti di pesca nel canale.
I negoziati tra i due paesi sono fermi da settimane, ma il 26 novembre cinque pescherecci francesi hanno impedito ai traghetti inglesi di entrare nel porto di Calais. Poco prima altri pescatori francesi avevano bloccato l’accesso ai colleghi inglesi a Saint-Malo. Intorno all’ora di pranzo è cominciato anche il blocco del tunnel sotto la Manica dal lato francese e del porto di Ouistreham. Una situazione diplomatica che non promette nulla di buono e che rischia di strumentalizzare perfino la morte di ventisette persone in mare.
Annalisa Camilli
Internazionale
28 novembre 2021