Violenza e femminicidi in aumento
il Manifesto
VERSO IL 25 NOVEMBRE. Violenza domestica e femminicidi sono in aumento Il report del Ministero dell’Interno parla di 109 donne uccise dall’inizo del 2021. 93 morte in ambito «famigliare/affettivo». In crescita i dati sui matrimoni forzati. Un terzo delle vittime sono minorenni
Sono 109 le donne uccise dal primo di gennaio del 2021. Di queste, 93 sono state uccise in ambito «famigliare/affettivo» e in particolare 63 sono morte per mano di partner o ex. È il quadro che il Ministero dell’interno (Servizio analisi criminale) ha diffuso nell’ultimo report datato 21 novembre. Nella estrapolazione statistica degli omicidi volontari, il dato delle uccise per mano maschile verso le donne – di cui si occupa anche l’ultimo documento prodotto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere – viene confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente.
SCOPRIAMO COSÌ che l’incremento è dell’8%, nel 2020 alla stessa data erano infatti 101. In crescita (+7%) sono anche i femminicidi commessi in ambito famigliare/affettivo, da 87 nel 2020 agli attuali 93. La stessa incidenza (del 7%) anche in relazione alle donne vittime di partner o ex che passano da 59 a 63. I report forniti sono sia di carattere semestrale che aggiornati settimanalmente, dunque tra il 15 e il 21 di novembre sono state 6 le donne uccise, 3 delle quali da partner o ex. Dai dati incrociati dei centri antiviolenza Di.Re. e di ActionAid, diffusi nei giorni scorsi sulle pagine di questo giornale, si possono aggiungere a questi numeri delle caratteristiche che non mutano ovvero che la maggioranza degli autori di violenza sono di nazionalità italiana, che vivono o hanno vissuto con le vittime, del resto le cronache riferiscono con maggiore dettaglio che il reato di femminicidio viene commesso anche a fronte di ordinanze di non avvicinamento per precedenti denunce. E che a farne le spese sono i figli e le figlie. Sia in posizione di spettatori poi orfani, quando non uccisi anche loro.
LA VIOLENZA MASCHILE sulle donne, fenomeno sistemico di cui più intensamente si parla a ridosso della giornata internazionale del 25 novembre, si articola però in più dimensioni cosiddette relazionali. Ne è un esempio il rapporto, consultabile sempre nel sito del Ministero dell’Interno di giugno del 2021, che mostra la condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo. Prova ulteriore che la pandemia ha provocato una moltiplicazione riguardo le violenze domestiche e le uccisioni ma anche rispetto ai matrimoni forzati, che precedentemente avevano mostrato un decremento. Il Italia, dall’agosto del 2019, la costrizione o induzione al matrimonio è introdotta come reato nella legge 69/2019, il cosiddetto «codice rosso» (fattispecie prevista all’art. 558 bis del codice penale). Si consuma anch’esso tra le mura domestiche, quando non all’estero per poi fare rientro nel nostro paese, ed è complesso discuterne poiché le denunce sono scarse. Dall’entrata in vigore della norma, i reati di costrizione o induzione al matrimonio sono stati 7 nel primo anno di rilevazione, nel 2020 8 e da gennaio alla fine di maggio del 2021 9.
PIÙ PRESENTI AL NORD, il 15% dei reati si sono verificati in Lombardia e in Emilia Romagna, seguono il Piemonte, la Toscana e poi Veneto Calabria e Sicilia. Le vittime sono di sesso femminile nell’85% dei casi, un terzo di esse non raggiunge la maggiore età; in particolare il 9% ha meno di 14 anni, il 27% tra i 14 e i 17 anni, il 41% ha tra i 18 e 24 anni. Nel 59% dei casi si tratta di bambine e ragazze di nazionalità non italiana, maggiore incidenza per pakistane e albanesi, con una sola vittima invece per Romania, Nigeria, Croazia, India, Polonia e Bangladesh. La maggior parte degli autori, che nel 74% dei casi non hanno nazionalità italiana, ha un’età compresa tra 35 e 44 anni (40%), seguono con il 27% quelli compresi nella fascia d’età tra 45 e 54 anni e, con il 15%, quelli tra 25 e 34 anni. Ciò per dire che quando si parla di violenza maschile contro le donne si sta maneggiando un fenomeno oltre che strutturale anche trasversale, il comune denominatore è tuttavia sempre la sopraffazione e l’istinto proprietario della libertà femminile che in molti casi arriva alla soppressione.
Alessandra Pigliaru
Il Manifesto
24 novembre 2021