Costa D’Avorio: per la Settimana Santa appelli di pace e dialogo


Misna


L’arcivescovo di Abidjan “Ogni fedele ha riportato a casa un ramo di palma benedetto, simbolo di pace per eccellenza. Ogni volta che lo guarderà dovrà ricordarsi del proprio impegno individuale a lavorare per ristabilire la pace”.


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Costa D'Avorio: per la Settimana Santa appelli di pace e dialogo

Ogni fedele ha riportato a casa un ramo di palma benedetto, simbolo di pace per eccellenza. Ogni volta che lo guarderà dovrà ricordarsi del proprio impegno individuale a lavorare per ristabilire la pace, ma anche a concedere il perdono all’altro per la riconciliazione del nostro paese” ha detto alla MISNA l’arcivescovo di Abidjan, monsignor Jean-Pierre Kutwa, impegnato nelle celebrazioni per la Settimana santa dopo una domenica delle Palme vissuta con grande partecipazione dalla capitale fino alla città settentrionale di Korhogo (a 600 chilometri a nord).

“Liberarsi dall’odio, dal desiderio di vendetta per ritornare sulla strada della pacificazione, della serenità e del rispetto dell’Altro. Dopo mesi di rivalità politiche basta gettare benzina sul fuoco” è stato invece il messaggio diffuso nelle parrocchie di Korhogo, riferito alla MISNA da padre Ramon, missionario della Società missioni africane (Sma), che insiste sulla “radicata tradizione in Costa d’Avorio di rispetto reciproco tra i fedeli delle varie confessioni, cristiana, musulmana e animista”. Un comunicato interreligioso diffuso ieri ribadisce l’importanza di vivere “oggi più che mai nella convivenza pacifica, nella concordia e nella serenità ritrovata” aggiunge il missionario ricordando che molte famiglie sono multi-confessionali  così come i sostenitori dei due principali partiti politici, sia quello del presidente eletto Alassane Dramane Ouattara che del presidente uscente Laurent Gbagbo. Quest’ultimo, arrestato lunedì scorso nella sua residenza di Cocody, ad Abidjan, è stato trasferito in una località segreta del nord: fonti locali della MISNA confermano che si trova a Korhogo, assegnato agli arresti domiciliari in una residenza di proprietà della presidenza ivoriana, sotto stretta sorveglianza dei caschi blu dell’Onuci e delle Forze repubblicane di Costa d’Avorio (Frci, il nuovo esercito).

Fonti della MISNA contattate nella capitale economica e nelle principali locali riferiscono di un progressivo ritorno alla normalità con la ripresa regolare dei trasporti pubblici dal nord al sud del paese e negli stessi comuni di Abidjan, della riapertura dei mercati e supermercati, del trasporto delle merci. Per ora a rimanere chiuse sono le banche, le scuole e le pubbliche amministrazioni, anche se il ministro degli Interni ha invitato i funzionari a ritornare al lavoro per consentire la normalizzazione della situazione socio-economica del paese, messo in ginocchio dalle ultime vicissitudini post-elettorali.

“Solo qui a Yopougon la gente rimane dentro casa, tutto è ancora bloccato. Stanotte abbiamo sentito sparare con una certa intensità. I giovani patrioti di Gbagbo mantengono saldo il controllo del quartiere. Si sente parlare di negoziati in corso con il governo, speriamo che tutto si risolva in tempi brevi: la nostra quaresima è durata tanto, ora aspettiamo la risurrezione del lavoro, della vita e del nostro quartiere” dice alla MISNA padre Dario Dozio, superiore regionale della Sma, che ieri ha celebrato la domenica della Palme nel giardino della missione assieme a tanti vicini di casa. “Abbiamo anche fatto una piccola processione, distribuito un simbolico ramo di palma che qui viene considerato un ‘gri-gri’ che dà protezione e forza – aggiunge  l’interlocutore – ma soprattutto abbiamo invitato tutti a disarmare i propri cuori”.

Nella Domenica delle palme, a chiedere la fine delle violenze e l’avvio di una riconciliazione “vera e definitiva” sono stati il partito di Gbgabo, il Fronte popolare ivoriano (Fpi), e la Federazione studentesca di Costa d’Avorio, potente sindacato strettamente legato al presidente uscente. Entrambi hanno sollecitato la resa delle armi da parte dei militanti pro-Gbgabo del quartiere occidentale di Yopougon, dove vivono circa 400.000 persone.

Il neo-presidente ha invece annunciato l’apertura presso la procura di Abidjan di una serie di indagini nei confronti di personalità legate a Gbgabo, sospettate di gravi crimini, fornendo garanzie di “un trattamento degno per l’ex-presidente, sua moglie e suoi collaboratori più stretti (ancora detenuti al Golf Hotel di Abidjan, ndlr)”. Ouattara ha anche ribadito la sua intenzione di rivolgersi alla Corte penale internazionale (Cpi) per fare chiarezza sui massacri perpetrati nell’ovest del paese, in particolare a Duékoué. Intanto l’emittente ‘Tci’, di proprietà di Ouattara, ha annunciato la liberazione di una settantina di persone arrestate nella residenza presidenziale di Cocody, su un totale di 120 catturate; mentre una trentina di domestici sono rientrati a casa, altri parenti di Gbagbo sono stati accompagnati in un luogo sicuro ma segreto.

Ad indicare un progressivo ritorno alla normalità nella capitale è anche “un significativo movimento di persone sfollate che hanno lasciato i numerosi centri di accoglienza per rientrare a casa propria” dice alla MISNA Jean Djoman, responsabile del settore sviluppo umano della locale Caritas. Inoltre in giornata le forze francesi della ‘Licorne’ dovrebbero riconsegnare il controllo dell’aeroporto internazionale di Abidjan alle forze armate di Ouattara mentre i principali quotidiani cominciano ad essere disponibili in edicola, dopo settimane di mancata pubblicazione.

Fonte: Misna

18 aprile 2011

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