Vik e i ragazzi di Gaza


La redazione


Il link ad Agenda del Mondo dedicata a Vik e ai suoi ragazzi… La testimonianza di Paola Caridi dai luoghi che hanno visto sgomento e tristezza per la perdita di Vittorio Arrigoni.


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Vik e i ragazzi di Gaza

Guarda la puntata di Agenda del Mondo del 17 aprile 2011 in onda su Rai3 su Vittorio Arrigoni e i suoi ragazzi realizzata da Filippo Landi.

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Paola Caridi sul suo blog racconta quello che è accaduto "Perché anche a Gaza si può essere ragazzi, e perché i ragazzi di Tahrir parlano di Vittorio Arrigoni"…

Questi ragazzi immortalati dalla foto sono quelli che ieri sono scesi al centro di Gaza City per rendere omaggio a Vittorio Vik Arrigoni, e protestare contro la sua uccisione. Sono in tutto simili a quelli di Piazza Tahrir, o del centro di Tunisi, o del Pearl Roundabout di Manam. Sono ragazzi arabi come  gli altri, dentro una generazione che è la vera protagonista del processo rivoluzionario in corso in tutta la regione. Quanto questi ragazzi di Gaza siano simili agli altri lo si vede dalle piccole cose della pop culture. Il modo di vestire, i cartelloni fai da te, la decisione sui loro volti (sulla pagina Facebook della Gaza Youth ci sono i volti in primo piano, le conversazioni, il funerale simbolico).  Né più né meno come gli altri. E viene da chiedersi come abbiano fatto, come siano riusciti a “restare umani” dentro la prigione a cielo aperto di Gaza…

Che siano né più né meno come gli altri me lo ha fatto capire stamattina, involontariamente, Khaled Abul Naga. Forse il più noto giovane attore egiziano. Credo, suppergiù, dell’età di Vittorio Arrigoni. Su twitter, kalnaga – impegnato da molti mesi nella campagna a sostegno di Mohammed el Baradei, e durante la rivoluzione del 25 gennaio una delle voci di piazza Tahrir – ha cominciato una discussione virtuale su chi ha veramente ucciso Vik e perché.  Come mai un attore egiziano famoso, e allo stesso tempo un ragazzo di Tahrir, si interessa a un pacifista italiano da anni a Gaza? Anzitutto, perché a Gaza i ragazzi di Tahrir tengono. Molto più della politica politicante egiziana e del vecchio regime. E poi perché Vittorio Arrigoni rappresenta quella resistenza nonviolenta che è stata il filo rosso delle rivoluzioni, anche quando il sangue è scorso per le piazze arabe. Se sangue e violenza ci sono stati, infatti, è perché i regimi hanno reagito a una protesta diversa dal solito, spiazzante, innovativa. Salmiya.

Questo è il commento di Khaled Abul Naga. Chi ha letto le domande che ieri mi sono posta sull’omicidio di Vik Arrigoni, può rintracciare dentro le parole di kalnaga cosa ho cercato di dire: è tutto diverso, ormai da mesi, qui. Il vocabolario, lo spirito, la forza.

I believe The ARAB Revolutions shacked everything and everyone.. The ugliness of the forces of chaos (typically from the people in power) and some radical ideological groups (like Muslim Brother. and salafi’s) felt powerful too in the aftermath of the fall of the repression republics

but.. People and millions of them on the streets are the main player…  from now on such united arab awakening is the major force.. and neither the people in power (now or before) nor such radical groups; have any real ability to move things.. so who would benefit from a step backward? a step like a salafi group killing a freedom fighter?

and if what we think is right?

How can we creatively counter act such an act?

Fonte: Invisiblearabs.com

16 aprile 2011

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