Nadia, uccisa in Perù mentre dormiva
La Stampa
Secondo fonti locali Nadia De Munari è stata assalita con un machete, forse durante un tentativo di rapina. Era responsabile del centro “Mamma mia” di Nuevo Chimbote.
Gli investigatori peruviani al lavoro sul caso del brutale assassinio, a colpi di ascia, della missionaria italiana Nadia De Munari, seguono la pista di un tentativo di rapina finito male, secondo quanto riferisce la stampa locale. L’attacco, che ha colto nel sonno la donna di origine veneta, è avvenuto a Chimbote, nella regione di Ancash, nella notte fra martedì e mercoledì; ma la morte della missionaria è avvenuta dopo il trasferimento in un ospedale della capitale Lima, dopo alcuni giorni di agonia, nel disperato tentativo di salvarla con un difficile e delicato intervento chirurgico: aveva profondissime ferite al volto e alla testa e non e’ sopravvissuta all’operazione.
La volontaria cinquantenne, una missionaria laica, gestiva la casa di accoglienza Mamma mia a Chimbote, nell’ambito dell’operazione Mato Grosso, che offre cibo e assistenza a minori e madri in difficoltà economica, ed era molto apprezzata nella zona.
Al momento dell’assalto, erano presenti nella casa 5 persone, che sono state interrogate in questi giorni dalla squadra omicidi giunta dalla capitale per l’indagine; fra queste, secondo la stampa locale, c’è un italiano, oltre a un’altra donna, a sua volta ferita dagli assalitori, e la cui testimonianza potrebbe essere particolarmente importante. I criminali hanno portato via due telefoni cellulari ma hanno lasciato sul posto una fune di ferro con un manico di legno con la quale hanno assalito la missionaria; ma l’ascia con cui l’hanno successivamente colpita a morte non è invece stata ritrovata, sempre secondo le cronache di stampa della regione. Nadia De Munari era originaria di Vicenza e viveva in Perù da 26 anni. A Chimbote, oltre a dirigere il centro Mamma mia, gestiva anche diversi asili frequentati da centinaia di bambini. «Il vescovo Baniamino Pizziol, l’intera diocesi di Vicenza e tutti i missionari e le missionarie vicentine nel mondo – scrive la Diocesi della città veneta – si stringono al dolore della famiglia De Munari, agli amici dell’Omg e alla comunità cristiana di Giavenale, quartiere di Schio, per la perdita dell’amata Nadia».
«La mamma di Nadia – dice all’Adnkronos don Gaetano Santagiuliano, parroco di Schio – ha detto che la figlia è una martire. Parole che non potrebbero essere più vere perché Nadia ha donato la sua vita, ci ha messo il sangue». Il paese vicentino, come racconta il parroco, «è sotto choc. Nadia tornava a casa ogni due tre anni ed era entusiasta, orgogliosa del servizio che faceva con l’operazione Mato Grosso. Gestiva sei asili e la scuola elementare in una periferia degradata a due ore da Lima». Oggi la comunità di Schio la ha ricordata nella celebrazione religiosa. «E quattro sacerdoti tornati dal Perù provvisoriamente – racconta ancora il parroco di Schio – la ricorderanno anche oggi con una messa concelebrata è un rosario».
L’operazione Mato Grosso
Oltre ottanta «missioni» o «spedizioni» in America Latina con volontari in servizio per aiutare le famiglie che vivono in povertà in zone particolarmente depresse e isolate di Brasile, Bolivia, Perù ed Ecuador. L’Operazione Mato Grosso, di cui Nadia De Munari era tra le animatrici più attive, è un movimento a livello nazionale rivolto soprattutto ai giovani. I volontari (circa 300) prestano la loro opera in forma totalmente gratuita, senza ricevere nessun compenso economico e per tempi più o meno lunghi: si va da permanenze brevi di uno o due anni, fino a presenze stabili di dieci, venti e più anni, considerati quindi volontari permanenti.
La Stampa
25 aprile 2021