Gerusalemme Est, si allarga l’incendio
Michele Giorgio
Gruppi armati palestinesi venerdì notte hanno lanciato 36 razzi verso Israele per protestare contro le provocazioni della destra a Gerusalemme Est e il pugno di ferro della polizia delle proteste palestinesi. Israele ha bombardato Gaza. L’escalation potrebbe essere solo all’inizio
Non si sono fatti attendere i riflessi del blitz dell’estrema destra israeliana giovedì notte a Gerusalemme Est e delle cariche della polizia, ogni sera alla Porta di Damasco dall’inizio del Ramadan, ai giovani palestinesi che premono per entrare senza restrizioni sulla Spianata di Al Aqsa.
La tensione da Gerusalemme si è rapidamente allargata, come non accadeva da mesi, arrivando alle linee tra Gaza e Israele. Le Brigate Abu Ali Mustafa (Fronte popolare) e le Brigate Nidal al Amoudi (Fatah) hanno rivendicato il lancio di 36 missili verso il territorio meridionale israeliano – dove sono caduti facendo pochi danni – in risposta agli attacchi subiti dai palestinesi a Gerusalemme. Da parte sua l’aviazione israeliana ha colpito con bombe e missili, senza fare vittime, postazioni a Gaza del movimento islamico Hamas che il governo Netanyahu considera responsabile dell’accaduto. L’escalation potrebbe essere solo all’inizio. Ieri Netanyahu ha convocato un incontro urgente con il ministro della difesa Benny Gantz, il ministro della pubblica sicurezza Amir Ohana e il capo di stato maggiore Aviv Kohavi che ha annullato un viaggio programmato negli Stati uniti. Gli israeliani affermano di essere pronti a qualsiasi scenario ma devono tenere conto delle posizioni di Egitto e Giordania, i principali partner arabi nelle questioni di sicurezza.
Ieri il Cairo ha puntato il dito contro le provocazioni dell’estrema destra israeliana. «L’Egitto condanna gli atti di violenza compiuti da gruppi ebraici estremisti contro i fratelli palestinesi residenti nella città vecchia di Gerusalemme Est, che hanno provocato il ferimento di decine di civili», ha scritto in un comunicato il ministero degli esteri egiziano. Gli egiziani esortano Israele a consentire ai fedeli di accedere alla Spianata delle moschee. Proteste per come Israele sta gestendo gli ingressi ad Al Aqsa giungono anche dalla Giordania, paese con cui Netanyahu mantiene rapporti difficili da diverso tempo e che ha la custodia dei luoghi santi islamici e cristiani a Gerusalemme. Il ministro degli esteri di Amman, Ayman Safadi, ha avvertito che «Gerusalemme e la moschea di Al-Aqsa sono una linea rossa…Israele non può giocare con il fuoco, la comunità internazionale deve agire subito per fermare l’aggressione che viola il diritto».
L’Egitto allo stesso tempo fa pressioni su Hamas affinché contribuisca ad allentare la tensione. Da Gaza ieri sera ci riferivano che il movimento islamico e il Jihad Islami hanno segnalato agli egiziani di non essere interessati a un’escalation, sottolineando che le loro fazioni armate non hanno preso parte al lancio di razzi in direzione di Israele. Un atteggiamento che contraddice le parole di Abdel Latif al Qanoa, un portavoce di Hamas, che aveva espresso solidarietà ai palestinesi di Gerusalemme e avvertito che «la resistenza è pronta a fare la sua parte».
Israele che aveva inizialmente ordinato ai residenti delle comunità vicine a Gaza di rimanere in allerta e pronti ad entrare nei rifugi, dopo qualche ora ha ordinato un ritorno alla routine.
Ma la calma è precaria e legata agli sviluppi a Gerusalemme. Le scene della destra estrema che urla «Morte agli arabi» a poche decine di metri da un luogo simbolo come la Porta di Damasco hanno lasciato un segno indelebile.
E lo stesso vale per la repressione delle proteste da parte della polizia. Ieri sera tutti i partiti palestinesi avevano organizzato marce di protesta a Ramallah, Hebron, Nablus e Jenin dopo il pasto che interrompe il digiuno quotidiano del Ramadan. Un quadro che complica le decisioni dell’Autorità nazionale palestinese. Il presidente Abu Mazen sarebbe pronto ad annunciare il rinvio delle elezioni ma esita a motivare la decisione con il no israeliano alla partecipazione al voto dei palestinesi di Gerusalemme Est. Sa che getterebbe altra benzina sul fuoco.
Michele Giorgio
Il Manifesto
25 aprile 2021