Smettiamola di giustificare la violenza maschile!


Internazionale


La simpatia di poliziotti e stampa verso l’assassino di Atlanta, che ha ammesso di aver ucciso otto persone, è solo l’ultimo esempio di come la violenza maschile sia razionalizzata e giustificata.


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Una manifestazione contro il razzismo dopo la sparatoria ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti, 20 marzo 2021. (Shannon Stapleton, Reuters/Contrasto)

 

Lo chiameremo Bianco Arrabbiato #72524, d’accordo? È stato accusato dell’omicidio di otto persone ad Atlanta, sei delle quali erano donne d’origine asiatica.

Come un meccanismo ben rodato, non appena si è diffusa la notizia sono cominciati tentativi di giustificarlo.

Certo, quello che ha fatto è stato terribile, ma non precipitiamoci a dare a Bianco Arrabbiato #72524 del razzista, del misogino o del terrorista! Era solo una brava persona che aveva avuto una brutta giornata.

“Era piuttosto arrabbiato e non ne poteva più. Ieri è stata una brutta giornata per lui, e questo è il risultato”, ha spiegato in conferenza stampa il capitano Jay Baker, dell’ufficio dello sceriffo della contea di Cherokee. Baker ha aggiunto che, a detta del sospettato, la sparatoria non aveva motivazioni razziali. Devo supporre che la procedura della polizia sia credere a tutto quello che dicono i criminali e ripetere le loro argomentazioni. “A quanto pare ha un problema, dice di essere dipendente dal sesso, e ai suoi occhi la possibilità di andare in posti come quelli è una tentazione che vorrebbe eliminare”, ha detto Baker. Ok, ricevuto. Tutto sensato.

Prevedibilmente i commenti di Baker sono stati subito condannati, tanto più quando si è scoperto che Baker aveva pubblicato su Facebook immagini con slogan razzisti sulla “Chy-na”. Oggi Baker è stato rimosso dal ruolo di portavoce sul caso. Secondo un suo collega, Baker ha fatto commenti infelici, ma lui stesso ha “legami personali con la comunità asiatica”. Non può essere razzista, giusto? Ha un amico asiatico!

C’è un punto da chiarire: non si tratta semplicemente di un cattivo poliziotto che fa un commento idiota. La simpatia di Baker verso un uomo che ha ammesso di aver ucciso otto persone è solo l’ultimo esempio di come la violenza maschile sia razionalizzata e giustificata.

Baker avrebbe parlato di una “brutta giornata” se a sparare fosse stato un musulmano? Ovviamente no. Probabilmente la polizia avrebbe cominciato a fare dei raid nelle moschee per scoprire dove era stato “radicalizzato”. E Baker avrebbe espresso un briciolo di solidarietà se Bianco Arrabbiato #72524 fosse stato nero? Impensabile. Il responsabile probabilmente non sarebbe arrivato vivo al commissariato. Insomma, le regole le conosciamo tutti. Gli assassini bianchi hanno problemi mentali. Gli assassini scuri sono terroristi. Gli assassini neri sono delinquenti.

Empatia eccessiva

La compassione di Baker per Bianco Arrabbiato #72524 fa parte di un fenomeno che, parlando di cultura dello stupro, la filosofa Kate Manne ha definito himpathy, l’eccessiva empatia nei confronti di un uomo (him) colpevole di violenza sessuale. “La misoginia sminuisce le donne”, scrive nel suo ultimo libro sulla presunzione maschile, “e l’empatia nei confronti degli uomini protegge gli agenti di quest’operazione in parte descrivendoli come ‘brave persone’”.

Pensate a cos’è successo alla psicologa statunitense Christine Blasey Ford, che aveva accusato di violenza sessuale il giudice Brett Kavanaugh ed è stata a sua volta accusata di volergli rovinare la vita. O a quando un giudice del New Jersey ha stabilito che il “potenziale” del sedicenne Brock Turner era più importante del fatto che avesse stuprato una ragazza priva di sensi.

Il responsabile dell’ultima strage ad Atlanta non è il primo ad attribuire il suo crimine alla “dipendenza dal sesso”. Il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein e il noto attore Kevin Spacey hanno fatto dichiarazioni simili dopo essere caduti in disgrazia. Il serial killer Ted Bundy diede la colpa dei suoi reati alla dipendenza dal porno.

Ma fatemi il piacere, questi uomini non sono dipendenti dal sesso, sono dipendenti dalla presunzione. Hanno un problema di autocontrollo.

Il fatto che la “dipendenza dal sesso”, su cui molti esperti nutrono dubbi, possa essere anche solo lontanamente presa in considerazione come giustificazione per la violenza maschile è solo una dimostrazione di quanto radicata sia la misoginia: le donne sono sempre viste come pericolose tentatrici, che inducono gli uomini al peccato. Qualunque cosa faccia un uomo, è sempre colpa di una donna.

Fonte: Internazionale
Arwa Mahdawi, The Guardian, Regno Unito
24 marzo 2021

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