Patrick in carcere altri 15 giorni!


Il Corriere della Sera


La legale Hoda Nasrallah: «Ci si aspettava una scarcerazione». Lo studente è in carcere da quasi un anno. Amnesty: Egitto mostra disprezzo dignità detenuti. Gli attivisti: angosciati per il suo stato psicologico


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
freezaky

Altri 15 giorni di reclusione per Patrick Zaki, lo studente dell’università d Bologna in carcere da quasi un anno in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva su internet: lo ha comunicato all’Ansa una sua legale, Hoda Nasrallah.

«Quindici giorni», ha risposto al telefono l’avvocatessa alla domanda su cosa fosse stato deciso all’udienza dell’altro ieri. «Ci si aspettava una scarcerazione», si è limitata ad aggiungere Hoda. La notizia è stata confermata anche via Twitter dalla Eipr, la ong con cui Patrick collaborava e che sta collaborando alla sua difesa.

Lo studente egiziano è in carcere per «sedizione sui social network» dal 7 febbraio scorso. L’udienza di Zaki — in cui sono stati discussi decine di altri casi — si è svolta domenica, ma la sentenza è stata comunicata soltanto oggi, dopo una lunga attesa. Zaki è stato trattenuto in tribunale per ore e ore senza poter mangiare o andare al bagno. All’udienza di domenica erano presenti anche quattro rappresentati diplomatici tra cui un funzionario italiano, che hanno potuto vedere Patrick Zaki e salutarlo, trovandolo in «buono stato». Lo studente — che nelle lettere degli scorsi mesi ha più volte lamentato dolori alla schiena aggravate dalle condizione di detenzione e per il quale è stata espressa grande preoccupazione in quanto asmatico — ha ringraziato più volte i diplomatici presenti per il sostegno che viene dall’Ue e dai loro Paesi.

«Non sappiamo per quale motivo la detenzione cautelare di Patrick stavolta sia stata rinnovata di 15 giorni e non di 45. Stando alla legge, 45 giorni è il limite impiegato in questo tipo di casi. Speriamo che sia un buon segno, e che il conteggio inizi a partire da domenica, quando si e’ svolta l’udienza», ha commentato alla Dire Hossam Bahgat fondatore e direttore esecutivo dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), ong con cui lo studente e attivista Patrick Zaki collaborava prima dell’arresto.

Bahgat, che dopo altri arresti tra i responsabili dell’Eipr ha dovuto riassumere la guida dell’organizzazione, continua: «Ora, insieme alla famiglia, gli amici e i colleghi di università, noi dell’Eipr nutriamo la genuina speranza che Patrick venga rilasciato alla prossima udienza per il rinnovo della detenzione cautelare. Soprattutto perché il 7 febbraio sara’ trascorso un anno dall’inizio della sua ingiusta prigionia». E se la decisione di oggi accende dunque le speranze degli attivisti, grande è la prudenza delle rappresentanze diplomatiche. Così come grande prudenza è espressa dai legali del giovane. Alla domanda se il prolungamento di 15 giorni – invece dei 45 previsti – abbia qualche significato e possa far sperare in una scarcerazione, la legale di Zaki ha risposto negativamente. «Aspettiamo», si è limitata ad aggiungere Nasrallah.

Numerose le reazioni. Preoccupazione è stata espressa dagli attivisti e sostenitori di Zaki «Siamo molto angosciati e preoccupati per lo stato psicologico di Patrick quando verrà a conoscenza dell’ennesimo rinnovo della detenzione; concluderà un anno intero in carcere in meno di tre settimane», si legge in un post su«Patrick Libero» su Facebook .

«Con la decisione di rinnovare di altri 15 giorni la detenzione preventiva di Patrick, dopo 48 ore di attesa dell’esito dell’udienza di domenica, le autorità giudiziarie egiziane hanno mostrato ulteriormente il loro disprezzo per il rispetto e la dignità dei detenuti.Quindici giorni vuol dire che arriveremo a ridosso dell’anniversario dall’arresto di Patrick, è una detenzione che, ribadiamo, è illegale, arbitraria, infondata e immotivata», ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «C’è da augurarsi – ha dichiarato Noury all’Ansa- che le vicende politiche interne italiane non facciano sì che venga abbandonata l’attenzione nei confronti di Patrick che ha bisogno di un intervento, anche italiano, che ponga fine a questa dolorosa e inaccettabile situazione».

Erasmo Palazzotto presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, avvenuta quattro anni fa a Il Cairo ha invece scritto su Twitter «Lo stesso rito crudele ogni volta: un’udienza per la libertà e la proroga degli arresti. L’ingiusta detenzione di #PatrickZaki si allunga di 15 giorni. Nelle carceri egiziane per aver difeso i diritti umani, come in tanti, come in troppi. Non lo dimentichiamo. #FreePatrick». Dispiaciuti se non arrabbiati, si definiscono poi dall’Università di Bologna. «Continueremo a tenere alta l’attenzione. Siamo molto dispiaciuti se non arrabbiati.

Ci stiamo avvicinando a un anno da quando questa storia assurda è iniziata», spiega il prorettore vicario dell’università di Bologna, Mirko Degli Esposti, dopo che il Comune del capoluogo emiliano, nei giorni scorsi, ha conferito a Zaki la cittadinanza onoraria di Bologna con una delibera votata all’unanimità dal “parlamentino” di Palazzo d’Accursio.

E sempre da Bologna la senatrice bolognese Michela Montevecchi, membro della commissione Diritti Umani commenta: «La spirale di rinnovi a oltranza di 45 giorni della detenzione di Zaky, fa apparire questi 15 giorni come un segnale di buon auspicio. E mi auguro che lo sia davvero perché l’unico vero gesto che aspettiamo è la scarcerazione di Patrick, rinchiuso da quasi un anno senza aver avuto ancora nemmeno un processo. Giovedì scorso in commissione Diritti Umani è stata accolta la mia richiesta di istituire un Osservatorio permanente sulla detenzione di Zaki, e presto saremo al lavoro, così come parallelamente lo è la nostra diplomazia. Invio a Patrick un abbraccio solidale in attesa del suo ritorno».

Secondo Amnesty, Patrick Zaki rischia fino a 25 anni di carcere. La custodia cautelare in Egitto può durare due anni. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano dei `fake´ ma che per le autorità egiziane hanno configurato fra l’altro i reati di «diffusione di notizie false, l’incitamento alla protesta e l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici». Patrick, attualmente detenuto nel settore per indagati del carcere egiziano di Tora, stava compiendo studi all’Alma Mater bolognese in un Master biennale in studi di genere ed era stato arrestato al momento di rientrare in Egitto per una vacanza. E’ in carcere da 347 giorni.

Marta Serafini
Il Corriere della Sera
20 gennaio 2021

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+