Svolta in Nagorno-Karabakh?
Il Fatto Quotidiano
Duemila uomini russi sono arrivati in Nagorno-Karabakh da Ulyanovsk. Ma alla notizia del cessate il fuoco, migliaia di persone si sono riversate nella piazza principale della capitale armena Yerevan per protestare contro l’accordo. Aggredito e picchiato il presidente del parlamento
La svolta è arrivata nella notte e segna, almeno ufficialmente, la fine dei combattimenti tra Armenia e Azerbaigian nella regione del Nagorno-Karabakh.
L’accordo per fermare i combattimenti si inserisce nell’ambito di un patto firmato con la Russia che prevede il dispiegamento di quasi 2mila uomini come forze di pace russe, e concessioni territoriali. Ma alla notizia del cessate il fuoco, migliaia di persone si sono riversate nella piazza principale della capitale armena Yerevan per protestare contro l’accordo. “Non rinunciamo alla nostra terra!”, gridavano i manifestanti, che hanno fatto irruzione nell’edificio principale del governo, dicendo che stavano cercando il primo ministro armeno, Nikol Pashinian.
Il conflitto – Il Nagorno-Karabakh è stato sotto il controllo delle forze armene sostenute dall’Armenia da quando una tregua del 1994 ha posto fine a una guerra separatista in cui sono morte circa 30mila persone. Da allora si sono verificati scontri sporadici e il 27 settembre sono iniziati i combattimenti su vasta scala. Diversi cessate il fuoco sono stati annunciati ma sono stati quasi immediatamente violati. Tuttavia, l’accordo annunciato all’inizio di martedì sembra più probabile che tenga perché l’Azerbaigian ha compiuto progressi significativi, inclusa la presa del controllo della città strategicamente chiave di Shushi domenica. Il primo ministro armeno Nikol Pashinian ha detto su Facebook che decidere per il cessate il fuoco è stato “estremamente doloroso per me personalmente e per il nostro popolo”.
Assalto a Yerevan – Una folla di manifestanti ha preso il controllo del Parlamento armeno nelle prime ore del mattino, dopo l’annuncio dell’intesa. La situazione è poi tornata a una relativa calma, anche se alcuni manifestanti sono ancora nell’edificio. Il presidente del parlamento Ararat Mirzoyan è stato aggredito e picchiato. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha invitato i manifestanti a tornare a casa, scrivendo su Facebook: “In questo momento difficile dobbiamo stare fianco a fianco”. Centinaia di persone hanno fatto irruzione all’interno del parlamento armeno poco dopo l’annuncio dell’accordo, occupando i seggi dei parlamentari e gridando “dimettetevi!” e “fuori!”. Ne sono seguiti risse e violenti scontri verbali tra i manifestanti che cercavano di salire sul podio per parlare e alcuni deputati che tentavano di metterli a tacere. I pochi poliziotti presenti non sono riusciti a contenere la rabbia, sfogata in scontri e atti vandalici nei corridoi e negli uffici.
La mediazione della Russia – I primi cinque aerei Il-76 con le forze di pace russe sono arrivati in Nagorno-Karabakh da Ulyanovsk. “I primi quattro aerei Il-76, che stanno ridistribuendo le forze di pace russe nell’area di esecuzione di compiti nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh, sono decollati dall’aerodromo di Ulyanovsk-Vostochny – ha dichiarato il ministero della Difesa russo, citato dall’agenzia Tass – Gli aerei trasportano il personale della formazione di mantenimento della pace, veicoli, veicoli blindati e risorse materiali”, ha detto il ministero. Anche il quinto aereo è partito più tardi. Il ministero della Difesa russo aveva annunciato in precedenza che un totale di 1.960 uomini, 90 veicoli corazzati e 380 veicoli ed equipaggiamenti speciale sarebbero stati inviati in Nagorno-Karabakh.
Il Fatto Quotidiano
10 novembre 2020