Libia, i gesuiti: “Ue metta al primo posto i bisogni dei rifugiati più vulnerabili”


Redattore Sociale


In vista dell’incontro dei ministri degli Esteri dell’Ue e del Consiglio europeo, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) chiede una risposta dell’Ue alla crisi in Libia: “A richiedenti asilo e rifugiati un’opportunità di reinsediamento in Europa”.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Libia, i gesuiti: "Ue metta al primo posto i bisogni dei rifugiati più vulnerabili"

“I governi dell’Unione europea mettano al primo posto i bisogni dei rifugiati più vulnerabili”. È questo l’appello lanciato dal Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) in vista dell’incontro dei ministri degli Esteri dell'Ue prevista per domani 10 marzo e il Consiglio Europeo dell’11 marzo. Secondo il Jrs, dopo aver accolto con favore “le iniziative e le dichiarazioni avanzate da alcuni governi europei fin dall'inizio della crisi in Libia”, queste due occasioni “sono le sedi più appropriate per promuovere un'azione maggiormente coordinata”. “L’evacuazione degli egiziani che si trovano in Libia – si legge in un comunicato del Jrs – organizzata dai governi di Malta, Francia e Regno Unito e le offerte di aiuto dell'Italia sono tutte iniziative assolutamente opportune. Tuttavia la risposta non dovrebbe essere limitata ai cittadini libici e ai lavoratori immigrati: è importante non dimenticare i circa 11 mila rifugiati presenti nel Paese”.

Oltre ad assicurare che siano prese misure concrete per fermare la violenza in Libia e per garantire la distribuzione di costanti e adeguati aiuti umanitari, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati  chiede ai governi europei che vengano “identificati i richiedenti asilo e i rifugiati intrappolati in Libia e offrano loro un’opportunità di reinsediamento negli Stati dell'Unione”, che si possa sviluppare un  “piano di emergenza per gestire l’arrivo spontaneo in Europa di rifugiati e migranti, che comprenda una piena attivazione della Direttiva sulla Protezione Temporanea (2001/55/CE) nel caso in cui gli arrivi diventino numerosi”, ma anche “la sospensione del regolamento Dublino in riferimento ai reinvii verso l'Italia e verso Malta”.

Per i gesuiti, infatti, sono i rifugiati quelli in maggiore difficoltà in questo momento in Libia. “Mentre molti lavoratori migranti presenti nel Paese vengono attualmente evacuati dai loro rispettivi governi e dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, i rifugiati non hanno un posto dove andare”. È dei giorni scorsi, denuncia il Jrs, la notizia di cittadini sub-Sahariani “malmenati, accoltellati e persino uccisi perché ingiustamente sospettati di essere mercenari assoldati da Gheddafi per uccidere i libici”. Un quadro preoccupante, quello che fornisce il Jrs, secondo cui dalla metà di febbraio, sarebbero circa 180mila persone sono fuggite dalla Libia e migliaia di profughi arrivano ogni giorno in Tunisia e in Egitto. “Non ci si può aspettare che i Paesi del Mediterraneo siano gli unici a prendersi la responsabilità di proteggere questi rifugiati. In momenti di crisi, le nazioni europee sono chiamate a dimostrare il loro impegno per la tutela della dignità e dei diritti umani. La Convenzione sui Rifugiati del 1951 è basata sul principio di condivisione della responsabilità. Se gli Stati eludono tale responsabilità, saranno i rifugiati a pagarne le conseguenze”.

Fonte: www.redattoresociale.it

9 marzo 2011

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento