Una Catena Umana per l’evoluzione della civiltà!
Piero Piraccini
“Possiamo non condividere pienamente tutte le posizioni di principio ma, al di sopra di tutto, noi sentiamo la necessità che tutti gli uomini di buona volontà si uniscano perché sia conservata la pace, sia dispersa la paura di un nuovo conflitto armato mondiale che, ove scoppiasse, distruggerebbe probabilmente l’intera nostra odierna civiltà”. Così rispondeva l’allora […]
“Possiamo non condividere pienamente tutte le posizioni di principio ma, al di sopra di tutto, noi sentiamo la necessità che tutti gli uomini di buona volontà si uniscano perché sia conservata la pace, sia dispersa la paura di un nuovo conflitto armato mondiale che, ove scoppiasse, distruggerebbe probabilmente l’intera nostra odierna civiltà”.
Così rispondeva l’allora segretario del PCI, Palmiro Togliatti, all’invito di Aldo Capitini, promotore della 1° Marcia della Pace Perugia/Assisi.
“Per i motivi che abbiamo resi noti – la manifestazione sarà monopolizzata dai comunisti – non possiamo dare l’assenso alla partecipazione ufficiale della DC a questa iniziativa (anche se) è evidente che il problema della Pace occupa invece i nostri pensieri e ispira la nostra attività”.
Questa la risposta della DC di Perugia.
“Quanto alle gerarchie – scriveva Capitini – esse con evidenti sproporzioni avevano stabilito che mentre arrivava la Marcia, nelle chiese si pregasse per le difficoltà che alcuni cattolici trovano in Paesi dell’Europa orientale (forse minori di quelli che noi liberi religiosi troveremmo nei cattolicissimi Stati della Spagna e del Portogallo?)”.
Ma Arturo Carlo Iemolo poteva dire dal palco sulla Rocca che sicuramente la benedizione divina era scesa su quell’assemblea di pace.
Questo succedeva il 24 settembre 1961, quando l’Italia apparteneva a un mondo diviso: di qua il bene (gli Usa e la libertà), di là il male (l’URSS e la tirannia).
Ma Capitini alla fine della Marcia diceva: “C’è chi ha scritto che la Marcia era così bella che è irripetibile. Ma come non si potrebbe correre il rischio di farne di meno belle se esse devono adempiere un compito così importante? Starà a chi le farà, curare che siano impostate su formule larghe oltrepassanti le singole correnti politiche”.
I messaggi di augurio che provengono dal Papa e dal presidente della Repubblica, dimostrano l’universalità che la Marcia ha raggiunto. Le permanenti divisioni fra le forze che si richiamano alla pace, invece, dimostrano che serve ancora altro lavoro.
Il coronavirus può impedire la realizzazione di un progetto cui, ancora una volta, si sta lavorando? L’ennesimo incontro di chi la pace la fa e non si limita a invocarla, può essere impedito dalla paura del contagio o è bene contare sulla responsabilità di chi, singolo o gruppo, partecipa ogni volta a questa festa della Pace?
Questa seconda scelta operata, vede una variante sostanziale: non una Marcia di centomila persone, ma una Catena Umana in cui migliaia di persone restano distanti due metri fra loro nel rispetto della sicurezza di ognuno e di tutti. Collegate da un filo, però, un simbolo che sottolinei la volontà di unire le voci di tanti per dare voce a chi, invece, ha una voce troppo flebile per farsi udire da chi, prigioniero di un pensiero unico secondo cui ogni vita è strumento dell’economia, non può ascoltarlo. Perché incapace di capire che la pandemia che impaurisce il mondo ha origine nell’incapacità di capire che ogni gesto privo di cura nei confronti delle persona e della natura provoca una ribellione che porta le loro grida, delle persone e della natura, fino al cielo.
Risolverà questa Catena di persone di buona volontà i problemi degli immigrati senza diritti, dei precari senza un lavoro dignitoso, degli anziani poveri anche di relazioni sociali, dei malati privi di adeguata assistenza medica? Impedirà quella strisciante terza guerra mondiale fatta di morti per armi sempre più micidiali, per fame e per violenze di ogni genere?
Certo che no, ma ogni gesto, una Catena Umana in questo caso, è uno di quei gesti che – diceva Freud – promuovono l’evoluzione civile e quindi lavorano anche contro la guerra. Ce ne fossero di questi gesti. E ce ne fossero di formazioni politiche che questi gesti promuovono.
2 ottobre 2020
Piero Piraccini
Tavola dela Pace