Caso Regeni, ora servono atti concreti!


la Repubblica


l premier sui rapporti con l’Egitto: “Abbiamo sollecitato i nostri interlocutori egiziani ad assicurare collaborazione più intensa. Se c’è stata incapacità di ottenere risultati imputatela a me”. Il Pd lo incalza: “Con lei presidente Il Cairo è diventato il primo acquirente di armamenti italiani”


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Mette la faccia: “Ho detto ai signori Regeni che se c’è stata incapacità di raggiungere risultati maggiori lo potete imputare a me direttamente”.

Non rinnega però un passo di quelli compiuti e traccia, senza mai citare esplicitamente la questione delle fregate Fremm da vendere all’Egitto, i passi per il futuro. Un futuro fatto di collaborazione con l’Egitto.

“Risultati nella ricerca della verità sull’omicidio di Giulio Regeni si avranno soltanto con l’intensificazione, non con l’interruzione del dialogo bilaterale. Allo stato è meglio un dialogo per quanto franco e a tratti frustrante piuttosto che l’interruzione dei rapporti”.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha parlato ieri per quasi due ore davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta per la morte di Giulio Regeni.

Una lunga ricostruzione dei fatti nella quale Conte ha spiegato di aver chiesto al presidente egiziano Al Sisi, “una manifestazione tangibile di volontà”. E di aspettarsi nei prossimi giorni una risposta.

Chi si aspettava che Conte portasse qualche risultato, è rimasto deluso. Per il momento l’Italia non ha incassato nulla dall’Egitto. Spera che qualcosa possa accadere il 1° luglio, quando ci sarà l’incontro tra le Procure del Cairo e di Roma.

“Ogni mia interlocuzione con Al Sisi è partita da un semplice quanto inevitabile assunto – ha detto Conte – i nostri rapporti bilaterali non potranno svillupparsi a pieno” se non si farà luce sul “barbaro assassinio di Giulio Regeni e non si assicureranno alla giustizia i suoi assassini”.

“Nel colloquio telefonico del 7 giugno – ha continuato – Sisi mi ha dato la disponibilità sua e delle autorità egiziane a collaborare”.

Sul tavolo c’è la rogatoria della procura di Roma rimasta senza risposta da più di un anno.

“Anche io condivido e ho rappresentato una preoccupazione per la lentezza dell’Egitto nel fornire collaborazione all’Italia” ha spiegato ancora il premier davanti alla commissione presieduta dal deputato di Leu, Erasmo Palazzotto. “L’ho rappresentata in modo insistito le ultime volte che ho avuto modo di confrontarmi con il presidente Al Sisi. Il 14 o 15 gennaio di quest’anno sono stato al Cairo a incontrarlo. In quell’occasione ho rappresentato molta costernazione e ho sollecitato una ripresa della collaborazione. In quell’occasione come in altre ho detto che la vicenda Regeni per l’Italia è una ferita che non potrà mai essere rimarginata e che richiede l’accertamento della verità giudiziaria”.

Conte, però, nonostante gli appelli della famiglia Regeni e di una parte della coalizione di governo, non ha intenzione di rompere con l’Egitto. “L’Egitto nei nostri confronti ha molta attenzione: abbiamo capacità in certi contesti di dialogare dove altri non riescono. Questa attenzione ho sempre cercato di utilizzarla anche per intensificare il dialogo anziché prospettarne l’interruzione. Io stesso, se trascorrendo del tempo non avessi visto risultati concreti, avrei invitato il gabinetto dei ministri a valutare come soluzione spendibile e utile l’interruzione dei rapporti. Ma essendomi insediato quando già in passato si erano interrotti i rapporti, mi sono convinto che l’intensificazione del dialogo, cogliere dall’Egitto l’interesse nei confronti del premier italiano, andasse volto per ottenere un risultato che però, mi rendo conto, stenta ancora a produrre dei risultati concreti. Non abbiamo ottenuto molto me ne rendo conto. Io – ha detto il premier – ho incontrato 6-7 volte Al Sisi. Il fatto di parlargli di persona, guardarlo negli occhi ed esprimere tutto il rammarico per poter influenzare con un’influenza diretta vis a vis, forse non ha portato risultati, non sono stato capace. E’ quello che ho detto alla famiglia Regeni l’ultima volta. Erano un poco dispiaciuti che con la nostra presenza diplomatica non ottenesse risultati. Ho detto che se la dovevano prendere con il premier che avevano di fronte visto che è il premier che incontra Al Sisi vis a vis. Il nostro diplomatico non incontra il capo di stato. Se c’è un’incapacità la potete imputare a me direttamente”.

Il Partito democratico, con Lia Quartapelle, parla del dato “sconcertante” della vendita delle armi all’Egitto: “Da quando lei è presidente del consiglio l’Egitto è passato da quarantaduesimo Paese con cui commerciavamo armi, a decimo Paese nel 2018, a primo“, dice Quartapelle. “Oltre alle due fregate Fremm vendute al Cairo ci sono nove miliardi di commesse in armamenti“, sottolinea Palazzotto.

Ma Conte, pur non citando mai la questione direttamente, ha fatto capire di non voler mettere in discussione i rapporti. “Se otterremo qualche risultato sarà perseverando, battendo i pugni sul tavolo, passetto dopo passetto riuscendo a ottenere qualche sviluppo di questa vicenda” ha detto.

Cosa accadrebbe se l’Egitto sbattesse la porta nell’incontro del primo luglio? “A mio avviso non siamo ancora quel punto. Questa è una valutazione che dovremo sempre aggiornare costantemente con le forze di maggioranza e i ministri. Dovremo verificare se questa interlocuzione dà risultati o meno, dovremo mantenerci sempre vigili e valutare tappa dopo tappa questo percorso”.

 

Giuliano Foschini

La Repubblica

19 giugno 2020

 

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