Un evento Facebook per ricordare Vittorio Arrigoni


il Manifesto


Il nono anniversario della scomparsa di Vittorio cade nel pieno dell’emergenza coronavirus che impone il distanziamento sociale. La famiglia organizza un evento social per ricordarlo.


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VIK

«Ricordiamolo insieme nelle nostre case: con una candela accesa, un disegno, una foto, musica, un bicchiere di vino o birra (come piaceva a lui), con un momento di silenzio o come volete voi, ogni gesto di vicinanza sarà da noi apprezzato. Grazie a tutti voi che in questi nove anni non ci avete mai lasciate sole».

È il saluto e allo stesso tempo un invito che Egidia Beretta e Alessandra Arrigoni, madre e sorella del volontario, scrittore e reporter indipendente Vittorio Arrigoni, rivolgono a coloro che desiderano prendere parte a ”Ricordando VIK 2020” (https://www.facebook.com/events/646258432613993/).

Una commemorazione limitata ai social che è la conseguenza delle restrizioni alle attività pubbliche imposte dalla lotta al coronavirus. Restrizioni frenano anche le iniziative a Gaza city dove non sarà possibile tenere al porto la cerimonia annuale del 15 aprile con la partecipazione dei pescatori ai quali Vittorio era molto legato. Domani membri del comitato popolare di Beit Lahiya e il “Centro di scambio culturale Gaza-Italia VIK”, affiggeranno manifesti con l’immagine di Vittorio e scritte in solidarietà con l’Italia duramente colpita dal Covid-19.

Vittorio Arrigoni aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita alla gente della Striscia di Gaza, al centro dei suoi articoli pubblicati dal Manifesto durante l’offensiva militare israeliana “Piombo Fuso” del 2008, poi raccolti in un libro, “Restiamo Umani”, apparso l’anno successivo. Il 15 aprile 2011 fu ritrovato assassinato in un appartamento di Sudaniyeh. Due giorni prima era stato sequestrato da un sedicente gruppo salafita. Alcuni dei suoi assassini restarono uccisi in scontri con la polizia. Gli altri furono processati e condannati a pesanti pene detentive, poi ampiamente ridotte in appello. Nessuno dei sequestratori è ancora in carcere.

Per l’occasione abbiamo rivolto qualche domanda ad Egidia Beretta, la madre di Vittorio, impegnata in progetti a Gaza e in altre parti del mondo che portano il nome del figlio.

Il nono anniversario della scomparsa di Vittorio cade nel pieno dell’emergenza coronavirus che impone il distanziamento sociale. Negli anni passati amici, conoscenti e attivisti hanno affollato i raduni per Vik a Bulciago.

Grazie a mia figlia Alessandra abbiamo avviato un evento (su Facebook) che si chiama “Ricordando Vik 2020” invitando le persone, gli amici, tutti a scrivere, a pubblicare foto e pensieri. E questa sera (ieri sera) a mettere un lume alla finestra o sui balconi. È un anniversario strano questo. Avevamo già deciso di non tenere il raduno a Bulciago e di organizzarlo invece il prossimo anno quando saranno i 10 anni dall’uccisione di Vittorio. Comunque in altri luoghi erano previsti ricordi, iniziative, anche in musica. Questa volta va così, lo ricordiamo soprattutto nel cuore.

In questi giorni ti è capitato di immaginare Vittorio inserito in questa emergenza coronavirus nella sua Gaza, dove il sistema sanitario è molto precario?  

Sì, ho pensato anche a questo. E ho immaginato cosa avrebbe potuto fare Vittorio giù tra i suoi fratelli gazawi. Sicuramente avrebbe utilizzato le sue armi, quelle del racconto, della parola, dei video. Ci avrebbe raccontato le loro vite (dei palestinesi). È probabile che la gente di Gaza sia più disperata del solito. Anche in questo momento così difficile per quel popolo è rinchiuso e abbandonato.

 Hai legami costanti con Gaza?

Ci sono contatti attraverso Meri Calvelli (una cooperante italiana che da anni lavora nella Striscia, ndr) che segue il Centro di scambio culturale (a Gaza city) intitolato a Vittorio. A impedire legami più stretti è anche la barriera della lingua, però ricevo informazioni grazie a Facebook. E cerchiamo di essere presenti attraverso la Fondazione Vittorio Arrigoni. Uno dei progetti che abbiamo finanziato nel 2020 riguarda proprio la situazione sanitaria di Gaza, in particolare nel governatorato di Rafah nel sud della Striscia.

Michele Giorgio

Il Manifesto

15 aprile 2020

 

 
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