Lesbo, tra i dannati della terra


La redazione


Fotoracconto da Lesbo, dove donne, bambini, anziani, malati sono ammassati a decine sotto tende gelide, immerse nel fango e nella spazzatura, senza luce e acqua corrente. L’assistenza sanitaria è gravemente carente ed ora si teme anche lo spettro Coronavirus.


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Lesbo - Moria refugees Pretest

A Lesbo la situazione è a un punto di rottura, c’è il rischio di una pandemia e la violenza è senza controllo. I fascisti hanno preso il controllo della frontiera, intimidendo, picchiando e sfasciando macchine delle ong e giornalisti. A grandi linee, questo è quello che abbiamo visto:

– tende lacere da campeggio in cui vivono anche 8-10 persone, strutture di cartongesso che marciscono, bagni insufficienti e sudici all’inverosimile senza acqua corrente, una sola fontana dove l’acqua arriva solo la sera per mezzora, coperte piene di scarafaggi, spazzatura ovunque, bambini sporchi senza sorveglianza, bambini e adulti vestiti in modo insufficiente e con la scabbia; minori non accompagnati che escono dal settore a loro destinato senza controllo;

– praticamente ogni notte ci sono risse all’interno del campo (anche all’interno dell’hot spot) e dall’inizio dell’anno ci sono stati almeno 4 morti e diversi feriti gravi (io stessa ho visto un ragazzo con uno squarcio nel collo); abbiamo assistito al funerale di un ragazzo congolese morto in seguito ad un accoltellamento;

– il centro medico non ha medicinali e la situazione sanitaria è così al limite che persino Msf ha denunciato il governo greco di stare trascurando deliberatamente almeno 140 bambini con malattie croniche e potenzialmente mortali; alle file per i pasti ci sono 3500 persone, spesso si verificano incidenti e non c’è mai cibo e acqua per tutti;

– nel campo si vende droga (ho visto io con i miei occhi persone sotto l’effetto degli stupefacenti), ci sono suicidi, atti di autolesionismo (un ragazzo siriano con l’epilessia si è fatto tagli nel braccio perché i medici non gli davano retta);

– la nuova legge sull’immigrazione entrata in vigore il 1° gennaio ha ulteriormente limitato e complicato la richiesta di asilo, con il risultato che moltissimi si vedono respingere la domanda senza neanche aver capito come fare appello; inoltre sono cominciati i trasferimenti in Turchia (ogni venerdì partono gruppi di migranti verso Atene e poi Istanbul) come da accordi con l’Europa del 2016. Un ragazzo siriano ieri ha tentato il suicidio nel posto di polizia pur di non farsi rimpatriare;

– la polizia ha represso con i gas una manifestazione pacifica guidata da donne e bambini (c’eravamo); come rappresaglia nelle ore seguenti hanno tolto acqua e cibo al campo e ci sono stati raid fascisti di isolani in cui sono stati picchiati diversi migranti e anche un’attivista italo marocchina.

Il campo di Moria è un inferno in cui nessuno vuole mettere le mani, tanto meno il governo greco, che progetta barriere in mare e nuove prigioni sulle isole. La stessa giungla di Calais non aveva superato gli 8mila migranti, qui ce ne sono 20mila in condizioni spaventose (anche neonati malati) in un campo pensato per 2500, costretti a vivere senza i più elementari diritti per mesi, alcuni per anni. Aggiungo che queste cose avvengono non solo nella ‘giungla’ ma anche nell’hot spot, in cui siamo riusciti ad entrare di nascosto attraverso dei buchi nella recinzione esterna.

 

Fotoracconto

L’hot spot, pensato per meno di tremila persone, è esploso come una scatola di tonno andato a male. Ventimila persone occupano le colline di Moria, a Lesbo, mentre il governo si affanna a varare misure ancora più restrittive nel tentativo di scoraggiare nuovi arrivi. Dighe galleggianti, centri chiusi nel centro dell’isola o nel nord della Grecia, deportazioni coatte in ottemperanza allo scellerato patto che l’Europa ha firmato con la Turchia nel 2016. Donne, bambini, anziani, malati sono ammassati a decine sotto tende gelide, immerse nel fango e nella spazzatura, senza luce e acqua corrente. Il cibo non basta per tutti e spesso è andato a male: le uova si sfarinano nella mano, i fagioli sono pieni di vermi. L’assistenza sanitaria, poi, è gravemente carente ed ora si teme anche lo spettro Coronavirus: a Mytilene, nel capoluogo, il 9 marzo si è registrata la prima persona ricoverata in terapia intensiva per Covid-19.

 

Per continuare a leggere il Fotoracconto di Federica Tourn e Stefano Stranges: clicca QUI

 

https://www.qcodemag.it/

11 marzo 2020

 

 

 

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