Forum Sociale Mondiale: da Dakar voci di donne e studenti


Misna


“Il futuro del continente è in mano alle donne africane che oltre al ruolo tradizionale di madri stanno diventando sempre di più capo famiglia: è il messaggio che giunge da Dakar dove al Forum sociale è arrivata ‘l’ora’ delle donne che danno un contributo sempre più decisivo all’economia e allo sviluppo dell’Africa”.


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Forum Sociale Mondiale: da Dakar voci di donne e studenti

Il futuro del continente è in mano alle donne africane che oltre al ruolo tradizionale di madri stanno diventando sempre di più capo famiglia: è il messaggio che giunge da Dakar dove al Forum sociale è arrivata ‘l’ora’ delle donne che danno un contributo sempre più decisivo all’economia e allo sviluppo dell’Africa. “Un capo famiglia che prima lavorava e con la crisi è rimasto senza occupazione significa un reddito di meno. La madre di famiglia continua a stare dietro ai fornelli ma si è anche messa a fare dei lavoretti, a vendere prodotti e fare bricolage. Grazie alla sua attività la donna riesce a dare da mangiare a figli e marito: questa è la grande novità”: è la testimonianza che la senegalese Fatou Guèye Ndiaye, attivista della ‘Rete africana delle donne lavoratrici’ (Rafet), dedica a tutte le africane venute partecipare alla grande ‘kermesse’ di Dakar. Davanti a una piroga carica di pesci allestita sul sito che accoglie il Forum, gli fa ecco Diama M’Bodj che arriva da Nouakchott per rappresentare l’associazione ‘Donne e Pesca di Mauritania’: “La nostra associazione che raggruppa tutte le donne che puliscono e trasformano i prodotti ittici contava soltanto 35 membri nel 1995 mentre ora siamo più di mille soci, soprattutto donne capo-famiglia che vogliono organizzarsi insieme”. Le cronache degli inviati africani a Dakar raccontano anche di un altro stand gestito da donne che vendono prodotti trasformati artigianalmente lavorando materie prime come frutta e verdura, dalle saponette a base di carote al burro di karité. Ad aiutarle nella loro impresa c’è ‘l’Unione delle donne della Patte d’oie’ (letteralmente ‘zampa dell’oca’), dal nome di un quartiere di Dakar. “L’unione fa la forza: così ci aiutiamo a vicenda per portare avanti attività pesanti anche dal punto di vista fisico” dice uno dei soci, Fatou Bintou Diagne, aggiungendo che “unite le donne riescono ad aver maggior peso economico e finanziario, necessario per avere accesso al microcredito, per investire e far sentire la loro voce”. Poco lontano dal luogo del Forum, a far sentire la loro voce sono invece giovani liceali freschi di maturità che, però, a più di quattro mesi dalla ripresa dell’anno universitario non sono ancora riusciti ad ottenere un posto all’Università Cheikh Anta Diop di Libreville. Protestando per “l’accesso negato alla conoscenza”, un gruppo di studenti ha protestato contro “la corruzione dilagante che regna nei centri di eccellenza” e “i costi elevati che le famiglie più povere non sono in grado di sostenere”. Momenti di tensione ci sono stati quando un dibattito sul “Sahara occidentale, ultima colonia africana” non è potuto iniziare in orario a causa dell’aggressione subita da militanti dell’Unione nazionale delle donne sahrawi (Unfs), impossibilitate a testimoniare le violazioni dei diritti umani da loro subite, inflitte dalle forze militari del Marocco che controllano i territori sahrawi. Infine liberarsi del capitalismo e di misure economiche dettate dall’Occidente è stato l’appello lanciato dal politologo Aziz Salmone Fall, presidente del Gruppo di ricerca e iniziativa per la liberazione dell’Africa (Grila), con sede a Montreal (Canada). “Dobbiamo attuare il ‘panafricentrage’ cioè uno sviluppo auto centrato basato sul socialismo e il panafricanismo” ha detto Fall, denunciando il fatto che le risorse minerarie africane vengano “ancora depredate dal nord del mondo” e invitando a “rafforzare la cooperazione Sud-Sud, i legami di solidarietà nel rispetto dell’ecosistema”.

Fonte: www.misna.org

9 febbraio 2011

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